16 aprile,
Giornata mondiale della voce: insegnanti, operatori di front office e call
center tra le professioni più a rischio
Pur essendo professionisti della
voce non ne sono consapevoli e spesso non fanno nulla per mantenere in salute
il loro strumento di lavoro più importante. Tra i principali disturbi a cui
vanno incontro la disfonia, che arriva a colpire, ad esempio, fino al 60% degli
insegnanti. Ci sono campanelli d’allarme che vanno ascoltati per tempo,
consultando un medico foniatra o un otorino e impostando un percorso logopedico
di abilitazione all’uso corretto della voce o di riabilitazione, per i casi più
complessi. Fare prevenzione è possibile, seguendo alcune “regole di igiene
vocale”.
Milano, 15 aprile 2019 – Si celebra
il 16 aprile la Giornata mondiale della voce che, come diceva
Richard Strauss, “è lo strumento più bello di tutti, ma il più
difficile da riprodurre”.Uno strumento particolarmente prezioso per alcune
categorie professionali, non solo cantanti, attori o speaker radiofonici, ma
anche e soprattutto insegnanti, personale di front office, operatori di call
center, venditori, istruttori di corsi fitness etc. Questi lavoratori parlano
in modo intenso e continuativo per diverse ore al giorno, ma non sanno di
essere veri e propri “professionisti della voce”, quindi non se ne
prendono cura, quasi mai seguono percorsi di abilitazione a un impiego più
corretto e consapevole degli organi fonatori. Non fanno “manutenzione” di
quello che è il loro mezzo di lavoro indispensabile e sono più a rischio di
andare incontro a problematiche della voce quali la disfonia.
“La disfonia, o alterazione
della voce, può essere di tipo qualitativo (il timbro cambia, diventando
più rauco), quantitativo (la voce cala) o una combinazione di questi due
effetti”, spiega Carlo Tognonato, Coordinatore del
Servizio di Logopedia del Dipartimento di Riabilitazione Specialistica del
Gruppo MultiMedica, che sta organizzando corsi sull'utilizzo della voce in
ambito professionale per i propri dipendenti più a rischio. “Circa il30%
della popolazione generale ha almeno un episodio di
disfonia nell’arco della vita. La prevalenza è più alta in alcune categorie di
lavoratori, soprattutto gli insegnanti tra i quali, secondo i
dati di letteratura, arriva a sfiorare il 60%. Il problema, però, è
ancora sommerso perché spesso chi ne soffre non accede ai servizi di logopedia
e foniatria, o lo fa quando il danno è già in fase avanzata. La disfonia
indotta dall’uso prolungato della voce, a frequenze e volumi elevati, può
essere funzionale, quindi senza lesioni specifiche, oppure organica, quando
l’abuso reiterato ha prodotto alterazioni delle corde vocali, come i noduli
cordali”.
I professionisti vocali dovrebbero,
pertanto, prestare attenzione ad alcuni campanelli d’allarme,
soprattutto se ricorrenti, in quanto segnali del fatto che i propri organi
fonatori sono sotto stress: cali della voce, alterazioni del timbro, fatica a
fine giornata nel sostenere la conversazione, “fame d’aria”, laringiti e
faringiti frequenti, dolore e disagio nell’utilizzo della voce. “Questi
alert vanno ascoltati in tempo utile – evidenzia Tognonato – consultando
un medico foniatra o un otorino che eseguiranno la diagnosi. Sarà poi impostato
un percorso logopedico di tipo preventivo e abilitativo all’uso
corretto della voce, se il problema è ancora allo stadio iniziale, o di
tipo riabilitativo, specie nel caso in cui vi sia un danno
strutturale alle corde, eventualmente coadiuvato da terapie farmacologiche”.
“Esistono alcune ‘regole di
igiene vocale’ che possono aiutare a mantenere la voce in salute –
prosegue Carlo Tognonato – aiutando a prevenire quei disturbi la cui
progressione porta verso la disfonia organica. A titolo di esempio: evitare gli
agenti irritanti quali fumo, anche passivo, e polvere; limitare l’assunzione di
caffeina; tenere sotto controllo un eventuale reflusso gastroesofageo; ridurre
l’inquinamento acustico nell’ambiente in cui si lavora (più rumore ci porta a
forzare, affaticando maggiormente le corde vocali); favorire una buona qualità
dell’aria, che è la benzina della voce, aprendo periodicamente le finestre e
mantenendo un adeguato livello di umidità; non dimenticare la propria
idratazione, bevendo spesso. Fondamentale è poi dare il giusto riposo agli
organi fonatori se li sentiamo stanchi, non solo concedendoci pause di
silenzio, ma anche con alcune strategie da attuare mentre si parla, soprattutto
se sopraggiunge la sensazione di ‘fame d’aria’, dando più spazio alla
respirazione, rallentando il ritmo dell’eloquio e modulandone l’intensità.
Anche la postura che si assume può aiutare a preservare la voce: ad esempio,
per l’operatore di call center, una posizione del collo in linea con la schiena
o leggermente reclinato in avanti, non all’indietro”.
“Purtroppo, oggi sono ancora pochi i professionisti
vocali che seguono corsi di medicina preventiva e che, quindi, imparano a fare
un uso più consapevole ed efficace della propria voce. Andrebbe diffusa una
maggior consapevolezza del problema, sia per favorire la prevenzione, sia per indurre
chi già presenta dei disturbi a non sottovalutarli e ad andare a fondo del
problema, sottoponendosi a un percorso che si spera possa essere solo
abilitativo e non riabilitativo”, conclude l’esperto.