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Alimentazione sana, lotta all’obesità e vitamina D:anche le ossa hanno la loro “spina dorsale”

 

La dieta è elemento fondamentale non solo per scongiurare i rischi e le cronicità connesse all’obesità e per alleggerire i costi del Servizio Sanitario ma anche per evitare fratture e complicanze settiche. La dieta mediterranea fornisce il giusto apporto di vitamina D che aiuta a prevenire diverse patologie comprese quelle ossee. Se ne parla oggi e domani nell’evento organizzato dall’Istituto Ortopedico Pini e da Regione Lombardia a Palazzo Pirelli in occasione di Expo 2015.

Milano, 7 luglio 2015  Il corretto apporto di cibo e vitamine svolge un ruolo fondamentale in tutte le fasi della vita, per la prevenzione dell’obesità in generale e per la salute delle ossa, in particolare. Non solo per evitare fratture dovute a carenze di nutrienti ma anche per tenere lontane le complicazioni Ortopedico Traumatologiche e le conseguenze dell’obesità sul sistema muscolo scheletrico.

Nella prevenzione e nella cura di tali patologie determinante è il ruolo della vitamina D. Già nota da tempo per i benefici effetti sul metabolismo e la fissazione del calcio nel tessuto osseo, oggi studi internazionali hanno messo in luce nuove applicazioni di questa vitamina e gli effetti positivi che essa ha anche in altri ambiti sanitari e in farmacologia.

Se ne parla oggi e domani a Palazzo Pirelli nell’evento “Feeding the Future, now”, organizzato dall’Istituto Ortopedico Gaetano Pini insieme a Regione Lombardia, alla presenza dei massimi esperti in Ortopedia, Traumatologia, Reumatologia e Alimentazione, e delle Autorità del mondo politico e sanitario.

Il primo tema: “alimentazione come fattore di rischio nelle complicanze della Traumatologia e dell’Ortopedia” è trattato dal professor Giorgio Maria Calori, Direttore della Unità Operativa Complessa di Chirurgia Ortopedica Riparativa (UOC C.O.R.) dell’Istituto: “L’Istituto Ortopedico Pini è centro di riferimento per A.N.I.O. (Associazione Nazionale Infezioni Osteoarticolari che si prende cura di ben 138.000 pazienti su tutto il territorio nazionale, con 28.000 nuovi pazienti settici all’anno), e la U.O.C. di Chirurgia Ortopedica Riparativa (C.O.R.) dell’Istituto costituisce il principale hub di cura ed è di riferimento all’interno di una rete che garantisce cure specialistiche a pazienti che versano in situazioni critiche tali da potere essere associati a pazienti di tipo oncologico. Grazie a questa rete in Regione Lombardia le amputazioni si sono ridotte a circa 750 su 15.000 all’anno in tutta Italia. Per questo i pazienti arrivano in Istituto da tutta Italia e dall’estero”. Associato alle più moderne tecnologie diagnostiche, ai protocolli scientifici di cura, all’applicazione di impianti da grandi resezioni, pur non essendo pazienti oncologici, l’alimentazione è un punto cardine per la prevenzione e la cura di queste patologie. “L’alimentazione può essere elemento predittivo in caso di complicazioni settiche e può aiutare a curare queste patologie, contribuendo al successo della guarigione – spiega il professor Calori –. Nella giornata di oggi l’argomento viene trattato a partire dalle problematiche odontoiatriche, intestinali e dell’apparato digerente, puntualizzando il ruolo del microbioma umano e del benessere complessivo della persona. Vengono inoltre analizzati i criteri di guarigione e il supporto dell’alimentazione nelle carenze di vitamine in determinate patologie.

Nella seconda parte di questa sessione si parlerà del diabete, della proposta di nuove tecniche di trattamento, della protesizzazione, del paziente oncologico, dei fattori di rischio e dei disordini alimentari in relazione alle chirurgie di supporto”.

L’evento prevede inoltre due tavole rotonde aperte al pubblico, con la partecipazione di associazioni, per parlare di evidenza scientifica al servizio del cittadino, con l’obiettivo di migliorare la qualità assistenziale.

I danni articolari, e non solo, possono essere causati anche dall’obesità, malattia tragicamente correlata all’aumentato rischio di patologie di particolare gravità. “L’aspetto preoccupante è il costante incremento per anno dell’incidenza di tali patologia: in Europa negli ultimi dieci anni si è passato dal 10 al 40% – sottolinea il professor Giuseppe Mineo, Direttore Scientifico dell’Istituto Pini -  Nel 2030, sulla base dell’attuale trend di crescita dell’incidenza per anno, ci saranno presumibilmente 1 miliardo di persone affette da obesità. In questo contesto la problematica socio economica appare evidente: sostenibilità delle cure da una parte, mancati ricavi correlati alla patologia in se stessa, co-morbilità che si possono determinare. Considerando i dati relativi alla spesa sanitaria europea aggiornati al 2010, la spesa per l’obesità rappresenta l’8% dell’intera spesa sanitaria”.

Il professor Mineo fa il punto sui rischi legati all’obesità: “Basta pensare alle patologie cardio respiratorie e al diabete in prima istanza. Particolarmente interessante la correlazione con le patologie oncologiche: una fonte autorevole come Lancet ha evidenziato che su oltre 13milioni di nuovi casi di tumore accertati nel mondo nel 2012, il 3,6%, 481.000 casi, erano riscontrabili in soggetti con BMI superiore a 30 ovverosia obesi.Le patologie osteoarticolari correlate alla obesità nell’età adulta sono prevalentemente identificabili nelle patologie degenerative croniche come l’artrosi. Nell’età pediatrica adolescenziale coincidono con l’epifisiolisi della testa del femore, la tibia vara, il piede piatto: un’ampia gamma di patologie nelle quali il sovraccarico ponderale rappresenta il momento eziopatogenetico principale. Da considerare anche le patologie di natura andrologica specie nell’età della crescita.

Ecco quindi esaltato il ruolo della prevenzione, il cui aspetto principale è identificabile nella cultura della corretta alimentazione”.

Nell’ultima parte del convegno si tiene anche un confronto medico-scientifico tra esperti internazionali sul tema della Vitamina D, in particolare nel settore pediatrico, neurodegenerativo e immunitario. La Vitamina D non si produce solo attraverso l’esposizione al sole, ma anche con  una dieta che preveda una corretta assunzione di pesce (es. olio di fegato di merluzzo), latticini e

derivati, rosso d’uovo. Il professor Pierluigi Meroni, direttore del Dipartimento di Reumatologia dell’Istituto Ortopedico Gaetano Pini e della Scuola di Specializzazione di Reumatologia dell’Università degli Studi di Milano spiega che: “Per troppo tempo si è pensato che la vitamina D potesse dare un contributo solo alle patologie ossee; studi internazionali attuali hanno dimostrato che sono possibili nuove applicazioni ad alto beneficio anche in altri ambiti e utilizzi farmacologici innovativi.Gli studi hanno confermato come la Vitamina D riesca anche a modulare le risposte immuni. Patologie quali malattie cardiovascolari, depressione, schizofrenia, malattie intestinali e infiammatorie trattate anche con Vitamina D hanno dato esiti positivi”.

“Oggi, con questo evento - aggiunge il professor Panerai del dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Istituto Pini  - vogliamo porre in evidenza che gli effetti della Vitamina D non si limitano solo al tessuto osseo: i diversi tipi di cellule hanno recettori specifici per tale vitamina e i suoi metaboliti sono in grado, direttamente o indirettamente, di controllare più di duecento geni che sono in relazione alla proliferazione, differenziazione ed apoptosi (morte programmata) delle cellule sia in tessuti normali sia in tessuti cancerosi. Un deficit di Vitamina D nel tessuto muscolare produce una debolezza muscolare che aumenta il rischio di cadute; un deficit, relativo o assoluto, di Vitamina D è stato posto in relazione con diversi tipi di neoplasie, colon, pancreas, prostata, ovaio, mammella; al linfoma di Hodgkin e all’aumentato rischio di malattie autoimmuni come sclerosi multipla, artrite reumatoide, diabete mellito di tipo I”.

 “Feeding the future, now non è solo un’esortazione -  ricorda il Direttore Generale dell’IstitutoOrtopedico, Dott. Amedeo Tropiano – maun impegno nei confronti dellegenerazioni future che il nostro Istituto intende onorare concretamente portando ogni giorno all’attenzione dei cittadini i temi della prevenzione dell’obesità e dei corretti stili di vita.

Oggi qui, grazie all’intervento di importanti esperti del settore medico e universitario, spero che l’alimentazione, un’azione semplice e spesso lasciata al caso, assuma il giusto ruolo e diventi per tutti noi “medicina” portatrice di un grande e positivo cambiamento bio-psico-fisico”.

  

 

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