Mostra a cura di Francesco Jori, con
Alessia Vedova e Sergio Campagnolo. Promossa dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo. Da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo? L’interrogativo
– non privo di attualità – è alla base della mostra “70 anni dopo. La Grande
Alluvione” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e
curata da Francesco Jori, in programma a Rovigo a Palazzo Roncale dal 23
ottobre al 31 gennaio prossimi. “Ricordare oggi, a settant’anni di distanza, quell’evento è un dovere
sociale”, afferma il Presidente della Fondazione, Gilberto Muraro. “Non tanto,
o non solo, per ripercorre una cronaca che si è fatta storia. Ma per capirne la
genesi, ciò che nel tempo ha condotto a quei terribili giorni. Per riflettere,
nell’oggi, sull’eterna e disattesa urgenza di rispettare i fiumi e l’ambiente.
Ed è anche occasione per capire, mentre i testimoni diretti dell’evento
diventano sempre più rari, cosa di esso sia rimasto nel dna personale e sociale
dei Polesani, di quelli che hanno continuato a vivere in Polesine e dei
Polesani costretti a nascere e crescere altrove. Per i quali la Grande Alluvione
è un brano importante della storia familiare, ancora presente ma fatalmente
destinato ad evaporare generazione dopo generazione”. “Ma – aggiunge il presidente Muraro – questa mostra intende soprattutto
focalizzare come quella tragedia si ripercuota oggi nel tessuto fisico, sociale
ed economico del Polesine. Cercando di indagare “cosa”, oltre al ricordo, al
dolore, alle tragedie personali e sociali, derivi oggi – 70 anni dopo – da
quell’Alluvione. Che certamente “bloccò” un territorio ma che orgogliosamente,
grazie anche alle previdenze statali per le aree disagiate e agli aiuti di
molti italiani e non solo, ebbe la forza di riprendersi, pur restando estraneo
all’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta mutò il volto di
altre province del Veneto”. “In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale”, annota il
curatore della mostra Francesco Jori – “il Polesine ha puntato su quello
agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso alla orticoltura. Un
territorio che ha fatto di un Delta abbandonato e nemico, di una terra di
malaria prima e di pellagra poi, una delle più ambite e importanti aree umide
d’Europa, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera. Che ha
saputo qualificare anche il patrimonio del suo mare, con la mitilicoltura e la
pescicoltura di eccellenza. Che da quella tragedia è stato spinto a rispettare,
tutelare e valorizzare il suo ambiente. E che ha ricominciato a guardare alla
globalizzazione, ricordando di essere stato, per un millennio, quando Adria dava
il suo nome ad un mare, uno dei gangli di incontro delle reti commerciali del
mondo. In questi 70 anni non sono certo mancate distorsioni ed errori, fisiologico
frutto dei tempi e della legittima necessità di lavoro e di benessere. Ma nel
suo insieme questo territorio costituisce oggi un patrimonio ambientale e umano
altrove perduto. Un patrimonio che consente oggi al Polesine di continuare a
pianificare un futuro di qualità”. Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Media Relation Alessandra Veronese - cell. 348 311 11 44 (riservato ai giornalisti) Comunicazione Roberto Fioretto - Responsabile Ufficio Comunicazione - tel. 049 8234800 comunicazione@fondazionecariparo.it |