Mostra a
cura di Francesco Jori, con Alessia Vedova e Sergio Campagnolo. Promossa dalla
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Cartella Stampa ed immagini: www.studioesseci.net Vernice per la Stampa: venerdì 22 ottobre, ore 11 Da una catastrofe può derivare anche qualcosa di positivo?
L’interrogativo – non privo di attualità – è alla base della mostra “70 anni
dopo. La Grande Alluvione” promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di
Padova e Rovigo e curata da Francesco Jori, in programma a Rovigo a Palazzo
Roncale dal 23 ottobre al 31 gennaio prossimi. “Ricordare oggi, a settant’anni di distanza, quell’evento è un
dovere sociale”, afferma il Presidente della Fondazione, Gilberto Muraro. “Non
tanto, o non solo, per ripercorre una cronaca che si è fatta storia. Ma per
capirne la genesi, ciò che nel tempo ha condotto a quei terribili giorni. Per
riflettere, nell’oggi, sull’eterna e disattesa urgenza di rispettare i fiumi e
l’ambiente. Ed è anche occasione per capire, mentre i testimoni diretti
dell’evento diventano sempre più rari, cosa di esso sia rimasto nel dna
personale e sociale dei Polesani, di quelli che hanno continuato a vivere in
Polesine e dei Polesani costretti a nascere e crescere altrove. Per i quali la
Grande Alluvione è un brano importante della storia familiare, ancora presente
ma fatalmente destinato ad evaporare generazione dopo generazione”. “Ma – aggiunge il Presidente Muraro – questa mostra intende
soprattutto focalizzare come quella tragedia si ripercuota oggi nel tessuto
fisico, sociale ed economico del Polesine. Cercando di indagare “cosa”, oltre
al ricordo, al dolore, alle tragedie personali e sociali, derivi oggi – 70 anni
dopo – da quell’Alluvione. Che certamente “bloccò” un territorio ma che
orgogliosamente, grazie anche alle previdenze statali per le aree disagiate e
agli aiuti di molti italiani e non solo, ebbe la forza di riprendersi, pur
restando estraneo all’esplosione industriale che a partire dagli anni Sessanta
mutò il volto di altre province del Veneto”. “In carenza di un vero sviluppo del comparto industriale”, annota
il curatore della mostra Francesco Jori – “il Polesine ha puntato su quello
agricolo, riqualificandolo e riqualificandosi, dal riso alla orticoltura. Un
territorio che ha fatto di un Delta abbandonato e nemico, di una terra di
malaria prima e di pellagra poi, una delle più ambite e importanti aree umide
d’Europa, riconosciuta dall’Unesco come Patrimonio della Biosfera. Che ha
saputo qualificare anche il patrimonio del suo mare, con la mitilicoltura e la
pescicoltura di eccellenza. Che da quella tragedia è stato spinto a rispettare,
tutelare e valorizzare il suo ambiente. E che ha ricominciato a guardare alla
globalizzazione, ricordando di essere stato, per un millennio, quando Adria dava
il suo nome ad un mare, uno dei gangli di incontro delle reti commerciali del
mondo. In questi 70 anni non sono certo mancati distorsioni ed errori,
fisiologico frutto dei tempi e della legittima necessità di lavoro e di
benessere. Ma nel suo insieme questo territorio costituisce oggi un patrimonio
ambientale e umano altrove perduto. Un patrimonio che consente oggi al Polesine
di continuare a pianificare un futuro di qualità”. Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Media Relation Alessandra Veronese - cell. 348 311 11 44 (riservato ai
giornalisti) Comunicazione Roberto Fioretto - Responsabile Ufficio Comunicazione - tel. 049
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