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Che cos'è per lei il linguaggio artistico?

È un codice di comunicazione con gli altri, discreto, sottinteso, quasi occulto. Un tipo di linguaggio spontaneo che si è generato negli anni, quasi inconsciamente ma che mi appartiene.

Cosa c’è di importante nel suo linguaggio artistico?

Sicuramente una spontanea unicità. Delle caratteristiche che definiscono il mio operare, rendendolo riconoscibile nel panorama artistico francese, tra Artisti di fama e rinomanza mondiale ma sempre con la discrezione che mi è tipica.

I suoi lavori mostrano un linguaggio silenzioso ed occulto, lei come lo definisce? 

Riproducendo, con la certosina pazienza di un’ Amanuense, il silenzioso linguaggio dei fondi marini, di un ovattato mondo che è solo apparentemente statico ma che rivela l’interiorità che mi è propria ma connessa alla storia del mondo. Un linguaggio visivo fatto di ritmi, di lenti movimenti e dei chiaro-scuri della luce e delle oscurità dei fondali in cui i protagonisti comunicano fra loro in un’impercettibile e per noi occulta modalità.

Nella sua opera quanto è importante la quotidianità, la vita reale, rispetto all'immaginario?

Nell’ambito del vincolo che mi lega all’ambiente, il mio disegnare diventa una pratica di meditazione sostenuta da un gesto intuitivo dov’é assente qualunque tipo di progetto.

Il legame con la sue terra d'origine è visibilmente fonte d'ispirazione per la sua opera. E' riconoscibile un omaggio alla Bretagna ed alla sua gente, com'è arrivata a questa scelta? 

Gli oggetti popolari che mi affascinavano nel periodo dell’infanzia, terrecotte che mettono in scena pescatori e mogli che pregano la Vergine per il ritorno a casa dei loro mariti partiti in mare, i tatuaggi dei marinai, gli oggetti incisi o disegnati da quelli che si chiamano I “Caphorniers Malouins” (marinai che si potevano vantare di aver attraversato il Cap Horn in SudAmerica). Tutto un insieme di oggetti d’epoca fabbricati localmente ai quali attribuivo una poesia ed un virtuosismo tecnico che mi infatuavano: sembravano essere degli amuleti a difesa dai naufragi, dalle tempeste e dalle separazioni sofferte dalla vita di mare.

Quest'ultima serie di lavori che coniugano pittura e scultura, generano dei pezzi d'affezione che possiamo portare con noi, nei viaggi e nelle avventure che in questo momento ci mancano... 

La possibilità d’integrare queste figure e vicende, senza preparazione alcuna, mi fu data da un’appassionata indagine nell’universo delle Incisioni Naturalistiche del 18.mo e 19.mo Secolo che hanno ispirato il mio Bestiario nonché gli ornamenti floreali che lo accompagnano. Il tutto nel ricordo dei tanti studi legati ai motivi impiegati nel Tessile e nel Ricamo. Porto con me questa filiazione e provo modestamente a condividerla.

Scarica le immagini delle opere di Christine Monnet