Gentile
Dottor Pomè,
Eccole, qui sotto, la notizia dell’ANSA sulla bimba kurda operata.
Un
caro saluto,
Francesco
Brancati
CRO:Sanità
2016-05-12
15:30
Sanità:
dal Kurdistan a Milano,bimba operata da suo chirurgo
Per
grave malformazione congenita, intervento riuscito,sta bene
MILANO
(ANSA)
- MILANO, 12 MAG - Un barlume di speranza nell'inferno di una guerra spietata
ha portato una bimba di tre anni dal Kurdistan iracheno a Milano per
correggere, con un complesso intervento al cuore, una grave malformazione
congenita. E' la storia di Diyar (nome di fantasia), operata con successo la
settimana scorsa a San Donato milanese dal suo cardiochirurgo Nuri Halkawt e da
Giuseppe Pomè, cardiochirurgo pediatrico del 'Policlinico San Donato'. La
malformazione, una cardiopatia congenita cianogena - ha spiegato Pomè - era
molto complicata da correggere. La bimba aveva già subito due interventi
all'ospedale di Duhok, grosso centro del Kurdistan iracheno a poche decine di
chilometri da Mosul e dai confini con la Turchia e la Siria. Ma non erano stati
risolutivi. Ora sta bene. Il suo cuore funziona come quello di ogni altra
bambina della sua età. Il caso era stato segnalato dal giovane chirurgo che
l'ha seguita a Duhok: Nur Halkawt, 35 anni che, dopo la formazione e la
specializzazione all'Università di Milano, ha anche trascorso due anni negli
Usa. Ma è stato Pomè a ottenere dall'Associazione Silvia Procopio Onlus, di cui
è presidente, il finanziamento per le spese di viaggio della piccola Diyar e di
sua madre, per l'intervento e il soggiorno a San Donato di madre e figlia
durante la prima fase della convalescenza. Halkawt, in partenza per Duhok,
spiega che la situazione dell' ospedale in quella città kurda, "700 mila
abitanti, oggi oltre due milioni con l'arrivo di una grande quantità di
profughi e rifugiati dalla Siria e da Mosul, è molto precaria". "Non
ci sono risorse - precisa - per le attrezzature, e un intervento come quello
effettuato per Diyar, lì non è possibile. C'è una crisi economica molto grave.
Il governo ha impegnato tutte le risorse nella guerra, l'ospedale in questo
momento è l'ultimo dei suoi problemi: il confine con le zone controllate dal
Daesh è a poche decine di chilometri; dal 2014 la popolazione vive nell'incubo
di un attacco improvviso. Ogni sera si va a letto con la paura...". A
questo si aggiunga la mancanza di personale: "Da mesi - continua il medico
- i dipendenti dell'ospedale non ricevono stipendio e molti infermieri se ne
sono andati per cercare un lavoro altrove. Facciamo una gran fatica a fornire
le cure ai malati. E quello di Diyar non è un caso isolato: purtroppo ce ne
sono tanti come il suo e noi facciamo quel che possiamo". (ANSA).
BRA/ S0B QBXB
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