Padova,
22 luglio 2022 CAOS E COSCIENZA Misurare
i diversi stati di coscienza mediante la teoria frattale è 11 volte più
efficace nel diagnosticare pazienti con stato di coscienza minimo e stato
vegetativo rispetto alle tecniche elettrofisiologiche normalmente usate nella
pratica clinica Diagnosticare accuratamente il disturbo della
coscienza è molto complesso soprattutto in pazienti in stato vegetativo e
di minima coscienza. Circa il 40% dei pazienti con tale
disturbo sono erroneamente diagnosticati, in particolar modo
quando scale comportamentali specificatamente progettatesono impiegate o
somministrate in modo improprio. Per migliorare l'accuratezza diagnostica
vengono utilizzate tecniche di neuroimaging
ed elettrofisiologiche insieme alle scale comportamentali. Nonostante ciò, non
è stata raggiunta un’accuratezza di diagnosi soddisfacente. Un
nuovo strumento per affrontare questa sfida arriva dalla teoria del caos: la
dimensione frattale che consente di migliorare notevolmente
l’accuratezza di tale diagnosi. Questo è
il risultato dello studio
multicentrico guidato dall’Università degli Studi Padova e pubblicato su International Journal of Neural Systems. La
definizione di coscienza rappresenta ancora una delle questioni più impegnative
e aperte nelle neuroscienze. Molte teorie suggeriscono che ciò non dipenda
dall'attività di una specifica regione del cervello, ma piuttosto derivi da
complesse reti tra diverse regioni cerebrali. La coscienza è clinicamente
classificata in veglia (cioè la presenza di periodi spontanei di apertura degli
occhi) e consapevolezza (cioè la capacità di un soggetto di rispondere agli stimoli
interni/esterni). Sulla base di queste due classificazioni, i pazienti con
disturbi della coscienza (DOC) potrebbero essere suddivisi in diversi stati di
coscienza come coma, stato vegetativo (VS) e stato di coscienza minimo (MCS).
Il termine VS si riferisce a pazienti che sembrano essere svegli con cicli di
chiusura e apertura degli occhi ma senza alcun segno di risposta intenzionale
(nessuna consapevolezza), mentre MCS si riferisce a pazienti con risposte
deboli e volontarie incoerenti. La diagnosi di DOC si limita alla valutazione
clinica delle risposte motorie principalmente alterate o non rilevabili per i
pazienti con VS e MCS. Tra le diverse scale disponibili in letteratura, la Coma
Recovery Scale-Revised (CRS-R) è la più utilizzata. L'uso corretto di questa
scala ha migliorato significativamente l'affidabilità della diagnosi nella
routine clinica. Tuttavia, la complessità della valutazione comportamentale in
questo tipo di pazienti si riflette ancora in un'elevata percentuale di
diagnosi errate tra i pazienti con MCS e VS. L'alto tasso di diagnosi errate
rappresenta una importante sfida per i neurologi per migliorare la prognosi e
la selezione di trattamenti terapeutici personalizzati ed efficaci. Per aiutare i neurologi in questa complessa diagnosi sono stati proposti numerosi modelli matematici. Il più promettente deriva dalla teoria del caos: la dimensione frattale. Il termine frattale venne coniato nel 1975 da BenoîtMandelbrot nel libro “Les Objects Fractals: Forme, Hazard et Dimension”, per descrivere alcuni comportamenti matematici che sembravano avere un comportamento “caotico”, e deriva dal latino fractus (rotto, spezzato), così come il termine frazione; infatti le immagini frattali sono considerati tutti quegli oggetti che non possono essere misurati mediante la geometria euclidea e che si trovano nel mezzo dello spazio 1D e 2D oppure 2D e 3D. Un oggetto frattale, è quindi, un oggetto geometrico che ripete infinite volte la sua forma su scale diverse: ingrandendo una sua parte qualunque, si ottiene dunque un oggetto simile all’originale.
Un
team multicentrico guidato dal Prof.
Camillo Porcaro dell’Università degli Studi di Padova e del Consiglio Nazionale
delle Ricerche - Istituto di scienze e tecnologie della cognizione (CNR-Istc)
di Romaha applicato i concetti di dimensione frattale su un gruppo di pazienti
VS e MCS e su uno gruppo di controllo di volontari sani e i risultati sono
stati pubblicati sulla rivista International
Journal of Neural Systems «L’idea
di applicare i frattali allo studio dei pazienti DOC nasce proprio dall’ipotesi
che l’attività cerebrale si ripete con pattern sempre più complessi tanto più
il cervello è in uno stato di coscienza. Per dimostrare
l’efficacia della dimensione frattale nel classificare i due stati di coscienza
(VS e MCS) è stato usato l’algoritmo “Higuchi’sfractaldimension. Una
volta stimata la dimensione frattale dell’attività cerebrale registrata su
questi pazienti mediante l’elettroencefalografia (EEG) – spiega Camillo Porcaro – è stato dimostrato che la dimensione
frattale è 11 volte più efficace nel diagnosticare pazienti MCS e VS rispetto
alle tecniche elettrofisiologiche normalmente usate nella pratica clinica.
Abbiamo anche utilizzato metodi di Machine Learning per classificare in modo
automatico i pazienti MCS da quelli VS e dal gruppo di controllo ottenendo
un’accuratezza di circa il 90%». I
risultati ottenuti dal team di ingegneri, neurologi e neuroscienziati aprono
nuove vie nella diagnosi dei pazienti DOC indicando la dimensione frattale come
un marker abile a discriminare i pazienti a minima coscienza da quelli nello
stato vegetativo e aiutare a ridurre le diagnosi errate nella pratica clinica. Link alla ricerca: https://www.worldscientific.com/doi/abs/10.1142/S0129065722500319 Titolo: “Fractal Dimension Feature as a Signature of Severity
in Disorders of Consciousness: An EEG Study” - IJNS
(2022) Autori:Camillo
Porcaro, Marco Marino, Simone Carozzo, Miriam Russo, Maria Ursino, Valentina
Ruggiero, Carmela Ragno, Stefania Proto, Paolo Tonin Ufficio
Stampa Università di Padova via
VIII febbraio 2, 35122 Padova tel.
049/8273041-3066-3520 e-mail:
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