I
mille volti del carcinoma prostatico: a
ciascun paziente un approccio “su misura” Grazie
alle Prostate Cancer Unit, unità multidisciplinari che riuniscono nella stessa
equipe tutti gli specialisti nel trattamento del carcinoma prostatico, si può
trovare la cura più adatta per ogni caso clinico. Se ne parla oggi all’Istituto
Nazionale dei Tumori con i massimi esperti europei. Milano,
25 febbraio 2016
– Equipe composte da medici specializzati in tutte le discipline coinvolte nell’approccio
terapeutico al carcinoma prostatico sono indispensabili per una adeguata
personalizzazione delle cure. Il tumore della prostata è infatti una neoplasia
multiforme, che richiede terapie disegnate sulle esigenze del singolo paziente.
Questo modello, già attivo in Italia all’Istituto Nazionale dei Tumori (INT), è
ancora poco seguito a livello europeo, come emerso oggi all’INT, centro
all’avanguardia nella cura delle neoplasie prostatiche, durante il convegno
internazionale “Prostate Cancer Preceptorship”, in corso fino a sabato 27
febbraio. Proprio
su questi temi sarà focalizzata una Master Class in programma per oggi, tenuta
dal professor Riccardo Valdagni, direttore della Struttura Complessa di
Radioterapia Oncologica 1 e direttore Programma Prostata e dal dottor Giuseppe
Procopio, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia medica
genitourinaria. “La
nostra struttura sanitaria è un’eccellenza in Europa per il trattamento
multidisciplinare del carcinoma prostatico e qui all’Istituto Nazionale dei
Tumori, sul modello delle Breast Unit per il tumore del seno, sono nate negli
scorsi anni le Prostate Cancer Unit che hanno lo scopo di riunire nella stessa
equipe tutti gli specialisti che si occupano del trattamento del carcinoma
prostatico - afferma il dottor Procopio -.Per ogni singolo caso bisogna
prevedere la possibilità di esaminare più strade. Esistono infatti numerose
opzioni terapeutiche e osservazionali contro il carcinoma, dipendenti da
caratteristiche del paziente e della malattia stessa: chirurgia, radioterapia,
brachiterapia, ormonoterapia, chemioterapia, sorveglianza attiva e vigile
attesa. Di conseguenza anche i professionisti coinvolti nell’approccio
terapeutico necessariamente devono possedere diverse competenze”. La
collaborazione tra urologi, oncologi medici e oncologi radioterapisti,
anatomopatologi, psicologi e medici nucleari sembra risultare vincente, ma è
ancora di difficile applicazione in molti ospedali. “In
tutta Europa la diffusione e l’operatività delle Prostate Unit è ancora
insufficiente - aggiunge il professor Riccardo Valdagni -. Solo in un
numero limitato di strutture sanitarie la multidisciplinarietà rappresenta una
pratica clinica di routine”. Per
questo i medici ribadiscono che “solo una maggiore interazione tra le varie
competenze specialistiche può consentire il miglioramento ulteriore della
sopravvivenza e qualità della vita dei nostri pazienti”. |