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AL CONGRESSO DI STRESA SULLE CEFALEE

 

LA “CCSVI” DEL MAL DI TESTA

Una sola puntura lombare può risolvere l’emicrania cronica refrattaria che anni di terapie non riuscivano a curare a causa di misconosciute stenosi venose

 

Dal Journal of Neurology che ha appena pubblicato i risultati preliminari ottenuti da Roberto De Simone, Vincenzo Bonavita e coll. dell’Università Federico II di Napoli, fa la sua comparsa al Congresso di Stresa una condizione che per alcuni aspetti ricorda la CCSVI, la nota Insufficienza Venosa Cerebrospinale Cronica di cui fin troppo si è parlato nella sclerosi multipla.

GROSSE DIFFERENZE

Questo studio, che adesso approderà di diritto anche sulle pagine del Journal of Neurological Sciences come gli altri del congresso, parla di emicrania cronica e ha in comune con la vicenda della CCSVI il solo fatto che viene individuata ancora un’alterazione venosa di cui si ignorava il ruolo nella cronicizzazione del mal di testa.

Per il resto dati e risultati sono ovviamente ben diversi, soprattutto per quanto riguarda l’efficacia del trattamento.

IIHWOP

La nuova alterazione si chiama I.I.H.W.O.P, acronimo diidiopatic intracranial hypertension without papilledema, cioè ipertensione idiopatica intracranica senza papilledema, un nome che promette di restare impresso nella nostra memoria al pari della CCSVI.

De Simone, il neurologo che ha scoperto i suoi effetti sull’emicrania, ha trovato anche il relativo trattamento che ha un’efficacia sorprendente perchè libera dal dolore soggetti in cui anni di terapie avevano fallito.

ANOMALIE VENOSE

Come molti ricorderanno, secondo il chirurgo vascolare Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara, una componente causale della sclerosi multipla sarebbe riconducibile ad alcune anomalie del circolo venoso (restringimenti stenotici e malformazioni delle vene giugulari e azygos) che configurano la cosiddetta CCSVI, trattata con risultati controversi mediante angioplastica disostruttiva giugulare.

Anche nella IIHWOP e nel mal di testa che essa provoca ci sarebbe di mezzo un’anomalia del circolo venoso, cioè lo “schiacciamento” di un tratto più o meno lungo della vena cerebrale detta seno trasverso.

In realtà l’accollamento di questo vaso sarebbe presente in molte persone senza dare disturbi, ma in chi ha anche un’emicrania i suoi effetti si fanno palesi.

MECCANISMO D’AZIONE

La compressione del seno trasverso finisce per ostacolare il ritorno del sangue dalla testa al cuore, facendo aumentarne la pressione venosa cerebrale.

Tale incremento pressorio si ripercuote sulla pressione del liquido in cui è immerso il cervello, il liquor cerebrospinale, continuamente prodotto e smaltito proprio nel sangue venoso.

Ciò schiaccia ulteriormente il vaso che finisce per far aumentare ancor di più la pressione liquorale, innescando un circolo vizioso che alla fine trova un suo equilibrio che oscilla attorno a valori pressori sensibilmente più elevati.

Molta gente ha così un’ipertensione endocranica di cui nemmeno s’accorge: “Quasi un quarto della popolazione è portatore di stenosi venose: in questi individui -spiega De Simone– è assai comune riscontrare una pressione liquorale più alta e instabile, ma di solito ciò non comporta problemi.

EMICRANICI SFORTUNATI

Le cose cambiano se ci si mette di mezzo un’emicrania: “Ai soggetti emicranici che hanno anche stenosi– prosegue De Simone –va molto peggio perchè rispondono in maniera drammatica all’aumento di pressione in quanto l’innervazione nocicettiva delle loro vene è patologicamente più sensibile e i recettori di tensione delle pareti vasali si attivano in maniera eccessiva: così da poche crisi di mal di testa al mese passano a un tormento più o meno grave presente tutti i giorni già al risveglio che li rende letteralmente invalidi per la maggior parte della giornata”.

DESTINO CRONICO

La novità che ci arriva dalla ricerca di De Simone è che chi non è emicranico non si accorge nemmeno di questa ipertensione endocranica, spesso modesta e fluttuante, diffusissima e neppure segnalata dal classico segno che ne svela la presenza, il cosiddetto papilledema (vedi dopo).

Se però è predisposto a sviluppare emicrania sono guai perchè la IIHWOP la farà diventare molto probabilmente un’emicrania cronica, in molti casi intrattabile, che rischia di essere scambiata per una forma primaria resistente ai farmaci.

Il 20% degli emicranici che si rivolgono ai centri specialistici si troverebbe in questa condizione: “Noi abbiamo individuato chi ne era portatore selezionando proprio i pazienti che avevano provato di tutto senza successo –racconta De Simone- e abbiamo visto che, in quasi tutti, non già di emicrania cronica si trattava, bensì di un’emicrania cronicizzata da IIHWOP, rimasta misconosciuta perché non si vedeva papilledema,.

PAPILLEDEMA

Non bisogna quindi lasciarsi ingannare dal mancato riscontro di papilledema, il segno classico che segnala l’aumento di pressione endocranica. Questa parola è l’anagramma di edema della papilla ottica, l’area da cui partono i rami del nervo ottico della retina, vicino ai quali scorrono i capillari sanguigni oculari.

Edema significa rigonfiamento ed è proprio la turgidità della papilla, osservabile sul fondo dell’occhio con un normale oftalmoscopio, l’indice da sempre ritenuto il migliore per capire se c’è aumento di pressione dentro la testa del paziente perché quest’area ne risente subito per la sua prossimità con l’ambiente endocranico.

LA SCOPERTA E LA TERAPIA

De Simone ha scoperto che in oltre il 70% dei casi l’ipertensione è lieve o presenta solo picchi notturni, cosicché il papilledema non si forma e l’ipertensione endocranica passa inosservata, cosicché diventa difficile distinguere questi casi ad esempio da un’emicrania cronica primaria o da eccesso di  analgesici.

Quando però si capisce come stanno davvero le cose, riequilibrare la pressione mediante sottrazione di una piccola quantità di liquor tramite puntura lombare libera istantaneamente, per qualche mese fino a qualche anno, la maggior parte dei pazienti dal loro mal di testa quotidiano e, se il dolore tornasse per il riformarsi dell’ipertensione, basta togliere qualche altra goccia.

MOLTI PAZIENTI DA LIBERARE

La procedura è semplice, ripetibile all’infinito e con rischi pressoché nulli: è infatti usata dai neurologi di tutto il mondo per lo più a scopi diagnostici da oltre due secoli.

Se si considera che a causa della mancanza di papilledema secondo De Simone ben il 20% dei pazienti diagnosticati nei centri specialistici come affetti da emicrania cronica primaria, in realtà ha un’emicrania da IIHWOP, ci si rende conto di quanti potrebbero trarre giovamento dalla nuova terapia che, a fronte della sua efficacia, appare di una semplicità quasi disarmante.

Il beneficio tende a ridursi nel tempo – sottolinea De Simone – Grazie alla puntura dopo 2 mesi i pazienti cronici che avevano solo un mal di testa ogni tanto erano il 54%. Due mesi dopo il 36% e dopo un anno il 20%.

Abbiamo però notato che chi ha una risposta più prolungata alla prima puntura tende poi a replicare il beneficio in quelle successive e quindi riteniamo che questa tecnica sia da usare come trattamento di scelta in casi selezionati particolarmente problematici”.

 

PER INTERVISTE:

ROBERTO DE SIMONE,

UNIVERSITA’ FEDERICO II, NAPOLI

081 7463191, cell. 335-8053490,

e-mail:rodesimo@gmail.com

 

PROGRAMMA CONGRESSO:

http://www.anircef.it/opencms/sezioni/anircef/evAnircef/pdf/STRESA-HEADACHE-SEMINAR-2015.pdf

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dal 18 maggio anche al fisso: 06-686 1549

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