Cervello: dal sistema immunitario dipendono la formazione e il
funzionamento delle aree deputate alla memoria I
dati pubblicati su Immunity aprono un nuovo capitolo
nel campo della neuroimmunologia, con implicazioni per le malattie del
neurosviluppo e per quelle neurodegenerative, in primis l’Alzheimer. Il focus è
sui meccanismi che, durante lo sviluppo cerebrale, modificano il metabolismo
dei neuroni deputati alla memoria. Rozzano, 15
gennaio 2024 – Il sistema immunitario non si limita
a proteggere il cervello da traumi o infezioni, al contrario: grazie alla
Ricerca in neuroscienze, oggi sappiamo che svolge molte altre funzioni
fondamentali per la salute e il funzionamento dell’organo. Secondo i risultati
di uno studio pubblicati su Immunity, le cellule immunitarie che risiedono nel cervello – le
cosiddette cellule della microglia – guidano lo sviluppo e la maturazione delle
aree dell’ippocampo deputate alla memoria. Lo fanno modificando il metabolismo
dei neuroni che compongono queste aree. Lo studio, coordinato da Michela Matteoli, professoressa ordinaria di Farmacologia in Humanitas University e direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas, aggiunge un tassello inedito del puzzle sulla relazione complessa tra immunità e sistema nervoso, un tassello che potrebbe cambiare il nostro approccio a diverse malattie del neurosviluppo e neurodegenerative, tra cui l’Alzheimer.
«Abbiamo scoperto che se il recettore della microglia TREM2 non
funziona correttamente, i neuroni della memoria nell’ippocampo presentano
anomalie nel loro metabolismo energetico durante lo sviluppo, con implicazioni
che si protraggono nel tempo – spiega la prof.ssa Michela Matteoli –. La
scoperta è entusiasmante non solo perché svela una funzione inedita delle
cellule della microglia, ma perché sappiamo che difetti nel metabolismo dei
neuroni in questa area sono coinvolti in diverse malattie neurodegenerative,
tra cui l’Alzheimer. Il fatto poi che mutazioni in TREM2 costituiscano un
fattore di rischio per l’insorgenza della malattia, come dimostrato alcuni anni
fa da studi di screening genetico su pazienti, suggerisce la rilevanza di
questo processo». Lo studio è stato svolto in collaborazione con il gruppo di Simona
Lodato, a capo del Laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas e docente di
Istologia ed Embriologia di Humanitas University, Katia Cortese dell’Università
di Genova e Rafael Arguello del CNRS di Marsiglia. Tra i finanziamenti che
l’hanno reso possibile: l’ERC Advanced Grant ottenuto da Matteoli nel
2022 e una borsa postdoc del programma HiPPO di Fondazione Humanitas per la
Ricerca, che ha sostenuto il lavoro di Erica Tagliatti, prima autrice dello
studio insieme a Genni Desiato. Il dialogo continuo tra immunità e cervello: il ruolo di TREM2 Negli ultimi anni, l’idea del cervello come organo privilegiato
dal punto di vista immunologico, isolato dal resto dell’organismo, è stata
rivoluzionata: grazie alla Ricerca scientifica, oggi sappiamo che a partire
dalle prime fasi dello sviluppo fino all’invecchiamento il dialogo continuo tra
cellule nervose e cellule immunitarie garantisce il funzionamento del cervello
e che le sue alterazioni sono anzi coinvolte in molteplici malattie. Protagoniste assolute di questa continua interazione sono le
cellule della microglia – le cellule immunitarie che risiedono nel cervello – e
in particolare un loro recettore, chiamato TREM2, coinvolto in molti processi e
identificato già nel 2013 perché, quando mutato, aumenta il rischio di
sviluppare demenza e Alzheimer. Il meccanismo che lega le versioni difettose di TREM2
all’insorgenza dell’Alzheimer è ancora oggetto di studio: scoprirlo potrebbe
aprire la strada allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per la malattia,
che è ancora orfana di cure efficaci. Il lavoro pubblicato su Immunity,
seppur limitato ai modelli sperimentali, è rilevante perché svela un ruolo
inedito di TREM2 proprio nella formazione e nel funzionamento delle aree che
presiedono alla memoria, quelle più colpite dalla malattia di Alzheimer. La scoperta: TREM2 modula il metabolismo nelle aree della memoria «Secondo i risultati ottenuti in laboratorio, in assenza di TREM2
i neuroni che compongono l’area della memoria nell’ippocampo non solo si
sviluppano in ritardo, ma presentano delle anomalie di trascrizione e
comportamento che permangono nel tempo, soprattutto di tipo metabolico: se
manca Trem2 nella microglia, i mitocondri dei neuroni – che sono delle vere e
proprie “centrali energetiche” delle cellule – sono in numero inferiore e hanno
una struttura e una funzionalità ridotta», spiegano le prime autrici dello
studio, Erica Tagliatti e Genni Desiato. «Per la prima volta abbiamo
dimostrato che le cellule della microglia e il loro recettore TREM2 hanno un
ruolo nel controllare la maturazione dei neuroni della memoria e soprattutto il
loro profilo metabolico». La scoperta è stata condotta in laboratorio e su modelli
preclinici: saranno necessarie ulteriori ricerche per capire le sue reali implicazioni
nello studio di malattie come demenze e Alzheimer, ma le strade aperte sono
tante. I pazienti con varianti genetiche di TREM2 potrebbero infatti avere
problemi di metabolismo – fino a oggi mai considerati – proprio nell’area del
cervello deputata alla memoria, problemi che potrebbero indebolire l’area e
renderla più suscettibile alla neurodegenerazione. Non solo, ma l’impatto
metabolico della mancanza di TREM2, osservato dai ricercatori durante lo
sviluppo, potrebbe ripresentarsi in età avanzata, quando sappiamo che i livelli
del recettore si riducono in modo fisiologico. «Questa ricerca dimostra ancora una volta che nel cervello lo
sviluppo e l'invecchiamento sono due facce della stessa medaglia e dovrebbero
essere studiati congiuntamente. Negli ultimi anni, per esempio, si è scoperto
che alcune proteine implicate nei disturbi neurodegenerativi svolgono un ruolo
importante già durante lo sviluppo del cervello. Processi disfunzionali a
carico di tali proteine durante lo sviluppo possono quindi produrre effetti a
lungo termine, anche perché influiscono su un tessuto, come il tessuto nervoso,
che non subisce il continuo rinnovo cellulare osservato in altri organi del
corpo», conclude Michela Matteoli. |