Diabete e paura degli aghi: Un problema in più per
chi soffre di diabete e che ricorre agli aghi almeno 8 volte al giorno,
confermato da un recente studio che riconosce ansia e panico per una
percentuale che arriva fino al 43%. In occasione della Giornata Mondiale del
Diabete, l’esperta suggerisce come affrontare questa fobia e gli strumenti a
disposizione per poter gestire al meglio la patologia senza ricorrere all’uso
di aghi Milano, 14 novembre
2022 – Cosa accade quando oltre al disagio di una malattia
si manifesta anche la paura degli aghi? E cosa succede se oltre a dover
ricorrere a costanti iniezioni giornaliere i pazienti devono lottare contro
sensazioni di ansa e panico fino allo svenimento? Un recente studio ha analizzato i comportamenti di
pazienti con malattie croniche, confermando un forte disagio verso gli aghi che
colpisce fino al 43% i pazienti con diabete. “I dati emersi dallo
studio evidenziano quanto il paziente oltre a dover accettare la malattia
cronica e le ripercussioni sullo stile di vita, deve anche convivere con la
paura e il disagio conseguente alla terapia di cui non può fare a meno. La
paura che i miei pazienti riportano – spiega Laura NOLLINO, Diabetologa c/o
Unità Operativa Complessa di Malattie Endocrine del Ricambio della Nutrizione,
Ospedale Cà Foncello di Treviso – non è associata al dolore provocato dall’ago, ma piuttosto alla paura
stessa di sentire dolore e all'azione che rievoca il fatto di avere il diabete.
Oltre a un supporto educazionale multidisciplinare, mi incoraggia molto poter
offrire loro le numerose soluzioni tecnologiche che riducono l’utilizzo
giornaliero degli aghi garantendo una migliore gestione del diabete”. UNO STUDIO CONFERMA
CHE SI TRATTA DI UNA PAURA DA NON SOTTOVALUTARE Nella review, oltre al diabete, sono state incluse
altre malattie croniche che richiedono trattamenti salvavita quali ad esempio
l’insufficienza renale cronica in dialisi. Lo studio sottolinea quanto la paura
dell’ago sia un problema rilevante nelle malattie croniche e quanto sia
indispensabile identificare i fattori che vi sono all’origine per lo sviluppo
di trattamenti e soluzioni efficaci. “Come per tutte le
fobie, è utile rivolgersi ad un esperto psicoterapeuta soprattutto quando la
paura è invalidante per il successo delle terapie farmacologiche. Parlare del
problema serve a circoscriverlo, definirlo e razionalizzarlo. Spesso il
paziente sa che la sua paura è immotivata, sproporzionata all’evento – spiega NOLLINO - ma non sa come gestirla. La terapia cognitivo
comportamentale rappresenta un valido rimedio per le fobie perché attraverso
alcune tecniche permette di vincere la paura”. LA PAURA CHE SI RIPETE
3MILA VOLTE ALL’ANNO: LE MOSSE PER SUPERARLA Si stima che circa il 10% delle persone sia agofobica
con una sintomatologia che va dalla tachicardia, alle vertigini e nausea fino
allo svenimento. C’è chi teme il dolore in seguito all’iniezione, chi ha paura
della dimensione dell’ago o come conseguenza di un episodio negativo dopo una
prima iniezione difficoltosa. Può manifestarsi per un prelievo di sangue, una
vaccinazione o la somministrazione ripetuta di un farmaco, proprio come avviene
nel caso di una malattia cronica come il diabete. “E’ come se il gesto
quotidiano dell’iniezione o del pungidito, risvegliasse nel paziente
problematiche più sommerse e mai indagate, soprattutto per via della frequenza
dell’uso degli aghi che si ripete almeno 8-10 volte al giorno e fino a 3mila
volte all’ anno per una persona con diabete tipo 1. Una resistenza psicologica
che può rappresentare uno dei fattori che concorrono alla riduzione
dell’aderenza alla terapia e quindi alla buona riuscita del trattamento del
diabete. Ci sono anche piccoli accorgimenti – continua NOLLINO - che aiutano a distrarre il paziente che si dimostra
spaventato. Un esempio è quello di procedere alle rilevazioni della glicemia in
modo rapido, scegliendo la profondità di puntura più confortevole in base al
proprio spessore della pelle. In alcuni casi può essere utile pungere il
polpastrello lateralmente o applicare lozioni emollienti che possono aiutare le
zone fragili limitrofe. Per le iniezioni di insulina, invece, è altrettanto
importante andare a colpo sicuro con aghi sottocutanei di lunghezza minima,
cambiandoli a ogni iniezione per evitare microlesioni e cambiando sempre la
zona del corpo dove inserire l’ago”. COME GESTIRE IL
DIABETE SENZA AGHI È intervenuta la tecnologia attraverso sistemi sempre
più “intelligenti” che sostituiscono quello manuale degli aghi sia per la
misurazione della glicemia sia per l’infusione di insulina. Il sistema più avanzato di monitoraggio è quello che
misura in continuo i valori della glicemia ogni 5 minuti e che può annunciare
con anticipo - senza stress per il paziente - quando è necessario intervenire
sulla terapia (Dexcom G6). A sostituire invece le iniezioni con le penne di
insulina, sono stati progettati pratici e affidabili microinfusori patch
(Omnipod) per la somministrazione di insulina, contribuendo a una gestione
consapevole della malattia. “Si è notevolmente evoluta la tecnologia per la gestione del diabete, basti pensare al POD che dura 3 giorni e che eroga per via sottocutanea l’insulina o al device per il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) che segnala la percentuale di tempo trascorso all’interno dell’intervallo glicemico. Avere queste informazioni in tempo reale, anche attraverso smartphone e smartwatch – conclude NOLLINO - significa avere la costante consapevolezza sui propri livelli glicemici e sapere come intervenire in anticipo e nel rispetto della privacy. Il nostro impegno è anche quello di contribuire a migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti e microinfusori e sensori possono fare la differenza”. |