I CAMBIAMENTI CLIMATICI NEL MEDITERRANEO EFFETTI TOSSICI SUI
PESCI E PER L’ALIMENTAZIONE UMANA STIAMO PASSANDO DA UN
MARE PIENO DI PESCI AD UN MARE PIENO DI MEDUSE E’ NATA IN ADRIATICO UNA
NUOVA SPECIE DI MEDUSE FINORA SCONOSCIUTA Roma, 21 marzo 2014 – Gli effetti tossici sui pesci e
sulla catena alimentare umana e le conseguenze sulla biodiversità delle specie
marine tra le quali i pesci diventano sempre meno e le popolazioni di meduse
stanno crescendo sempre più numerose, sono due degli effetti del cambiamento
climatico del nostro mare di cui si è discusso all’Accademia dei Lincei in
occasione del convegno sulla “Gestione sostenibile del Mare Mediterraneo”. “Il cambiamento climatico mette a rischio la
biodiversità e causa perduranti effetti nocivi, attraverso la catena trofica
acquatica marina, anche sulla specie umana”, ha detto il prof. Enrico Alleva,
Accademico dei Lincei, aggiungendo che “questo colpisce in particolare i
soggetti più vulnerabili quali i bambini, gli individui anziani e i portatori
di patologie per esempio a carattere neuro-immunitario o nutrizionale. La causa
principale è l’evaporazione dovuta al surriscaldamento globale, che sta facendo
aumentare in mare la concentrazione di sostanze tossiche che sono assorbite dai
pesci e da questi all’uomo nella catena alimentare”. “Per quanto riguarda le due specie ittiche eduli più
frequentemente allevate in acquacoltura, la spigola (Dicentrarchus labrax)
e l’orata (Sparus aurata) - ha aggiunto il Prof. Alleva - da alcuni anni
conduciamo ricerche, in collaborazione con il dipartimento di biologia e
biotecnologia ‘Carlo Darwin’ dell’Università ‘Sapienza’ di Roma, l’Istituto di
Tecnologia della Cognizione del CNR e l’Università Cà Foscari di Venezia, sugli
effetti della variazione di temperatura (fino a un massimo di 34° C) al fine di
simulare in acquario condizioni di riscaldamento globale. Dai risultati
ottenuti si evidenzia che le sostanze tossiche assorbite hanno effetti
neurologici sui pesci tali che questi perdono parte della capacità di
difendersi dagli uccelli predatori come i cormorani e perdono anche la capacità
di catturare le prede marine più veloci di cui si alimentano. La conseguenza è
che i pesci si rivolgono per l’alimentazione a specie animali meno mobili come
ad esempio vermi, che vivono sul fondale spesso fangoso dove più alta è la
concentrazione degli elementi tossici. Ne sono risultate - aggiunge il Prof.
Alleva - alterazioni comportamentali potenzialmente in grado di influire sulla
crescita ponderale, il rilascio di ormoni dello stress, cambiamenti selettivi
in parametri neurochimici del sistema nervoso centrale, soprattutto l’aumentata
biomagnificazione nell’assorbimento di neurotossici; questo ultimo effetto
potrebbe nocivamente colpire il sistema nervoso centrale umano nel caso di
immissione di tali soggetti ittici nella catena trofica alimentare complessiva”. Per quanto
riguarda la perdita di biodiversità del Mediterraneo il prof. Ferdinando Boero dell’Università
del Salento, ha sintetizzato la situazione dicendo “stiamo passando da un mare
pieno di pesci ad un mare pieno di meduse, questo accade in tutti i mari e
negli oceani, stiamo decimando le specie di pesci, e le meduse occupano lo
spazio biologico lasciato libero. Finora molte specie di meduse sono arrivate
nel nostro mare trasportare dalle navi, oggi per la prima volta abbiamo scoperto
in Adriatico una nuova medusa finora sconosciuta che sta sviluppando una nuova
popolazione”. La nuova medusa, che appartiene alla genere Pelagia, sarà dedicata
al famoso biologo marino croato Adam Benovic recentemente scomparso. “Le meduse
- conclude il Prof. Boero - ci stanno dicendo che abbiamo sfruttato troppo il
mare”. Nel corso del convegno sono stati trattati tutti i principali aspetti
riguardanti la gestione del Mare Mediterraneo, dai trasporti alla pesca, alle
ricerche scientifiche, all’inquinamento, agli aspetti geopolitici e
demografici. Giovanni Anzidei Capo Uff. Stampa Accademia dei Lincei
cell.3496615365 anzidei@lincei.it |