XX Giornata mondiale emofilia, FedEmo: “I dati dei pazienti emofilici confluiscano nel Registro Mec
dell’Iss” Secondo l’ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità sulle coagulopatie congenite del 2022, i pazienti sono in totale 9.784: circa 30 per cento con emofilia A, 28,6% con malattia di von Willebrand 7,2% con emofilia B e 34,1% con carenze di altri fattori.
Al via all’ISS, con la collaborazione di AICE, un
nuovo applicativo ideato appositamente per la raccolta dei dati, da mettere a
disposizione dei Centri e delle Regioni. FedEmo: “Il Registro Mec è strumento indispensabile per garantire una
programmazione sanitaria efficace ed efficiente, che va a riflettersi in
maniera diretta sull’assistenza e i servizi forniti ai pazienti.” Roma, 15 aprile
2024 - Incentivare la
diffusione dei dati sanitari contenuti nel registro Mec (malattie emorragiche
congenite) e valorizzare il loro utilizzo per una efficace programmazione
sanitaria. È questo l’appello di FedEmo in
occasione della XX Giornata Mondiale dell’Emofilia, che si celebra in
tutto il mondo il 17 aprile, nell’ambito del convegno “Io conto! MEC: il
registro di patologia e i dati sanitari, fondamentali strumenti di conoscenza e
programmazione”. L’emofilia è una patologia
genetica caratterizzata dall’incapacità di produrre l’adeguato livello di
alcuni fattori di coagulazione. La persona colpita non riesce così a adeguatamente
il sangue e una semplice emorragia può diventare un evento estremamente pericoloso.
A oggi si calcola che al mondo ne soffrano circa 400 mila persone, circa 4 mila
solo in Italia. Secondo l’ultimo rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità
sulle coagulopatie congenite del 2022, i pazienti sono in totale
9.784: circa 30 per cento con emofilia A, 28,6% con malattia di von
Willebrand 7,2% con emofilia B e 34,1% con carenze di altri fattori. La Giornata
mondiale emofilia quest’anno vuole richiamare l’attenzione di istituzioni,
dirigenze sanitarie, clinici, pazienti e, in generale, dell’opinione pubblica
sull’importanza dei dati contenuti nel registro di patologia per le Malattie
emorragiche congenite (MEC) – uno dei 15 registri ufficiali di patologia
attualmente attivi in Italia - rispetto alla programmazione sanitaria, al
sostegno alla ricerca e ad una ottimale ed efficiente gestione dell’assistenza
ai pazienti. Obiettivi importanti che per essere raggiunti necessitano non solo
della conoscenza approfondita dei dati del registro, ma anche di una loro
corretta interazione con le informazioni cliniche contenute nel fascicolo
elettronico dei singoli pazienti e con le attività di telemedicina. Se opportunamente analizzati e approfonditi,
i dati del Registro MEC consentirebbero di orientare in modo lineare i
programmi di assistenza e darebbero un significativo contributo nella
formulazione di strumenti operativi, come i PDTA regionali di patologia. “Come FedEmo rivolgiamo un appello
urgente alle Istituzioni affinché si attivino, ciascuna all’interno della
propria specifica sfera di competenza - dichiara Cristina Cassone
presidente FedEmo - per far sì che i dati sanitari dei pazienti italiani
affetti da malattie emorragiche congenite (MEC), raccolti dai numerosi Centri
di cura del Paese, possano confluire in maniera fluida e completa nel registro
di patologia delle MEC detenuto dall’Istituto Superiore di Sanità. L’analisi di
dati epidemiologici reali e aggiornati è infatti strumento indispensabile per
garantire una programmazione sanitaria efficace ed efficiente, che va a riflettersi
in maniera diretta sull’assistenza e i servizi forniti ai pazienti attraverso
la definizione di strumenti tipici di programmazione quali i piani diagnostico
terapeutici assistenziali regionali.” Decreti e
procedure regionali particolarmente rigide, una scarsa ottimizzazione e
uniformità dei sistemi informatici coinvolti nel processo sono, infatti, tutte
difficoltà oggettive che incontra l’Istituto Superiore di Sanità– presso il
quale si trova il MEC – nella raccolta dei dati provenienti dai Centri Emofilia
impedendo la “fluidità” del processo. Ma quindi a che punto è il registro Mec e
il passaggio dei dati raccolti dai Centri Emofilia e dalle Regioni? “Finora la rispondenza dei
Centri per la diagnosi e cura dell’emofilia è stata buona – registra Romano Arcieri dell’Iss - anche se ultimamente
c’è stata una leggera flessione nelle percentuali di copertura di alcune
Regioni. Negli ultimi mesi l’ISS si è attivato, con la collaborazione
dell’AICE, per prendere in carico un nuovo applicativo, ideato appositamente
per la raccolta dei dati sulle MEC, da mettere a disposizione dei Centri e
delle Regioni. Questo passaggio non si è ancora concluso ma confidiamo di
portalo a termine in breve tempo”. E in attesa che questo processo si
concluda, come avviene attualmente l’aggiornamento dei dati relativi ai
pazienti emofilici? “Allo stato attuale i dati dei pazienti vengono
trasmessi all’ISS, in forma anonima, a seguito della richiesta, da parte
dell’ISS, che avviene con cadenza annuale sia per quanto riguarda i dati
epidemiologici che quelli di trattamento spiega Rita Carlotta Santoro,
presidente Aice. L’invio dei dati avviene dai singoli Centri Emofilia, ma
non da tutti, verso l’ISS. In alcuni casi vengono inviati dalle Regioni, ma
anche in questo caso non da tutte. Ci sono ad esempio regioni che, pur avendo
ottimi registri di patologia, non inviano i dati all’ISS. Il problema è che
essendoci modalità diverse di invio dei dati, non costanti e non uniformi,
molti dati vanno dispersi”. È evidente invece che i dati, raccolti in
maniera omogenea ed efficiente, costituirebbero una fonte preziosa di
informazioni per i decisori pubblici in materia sanitaria. I vantaggi di poter avere un quadro preciso
dei numeri e delle macro-caratteristiche dei pazienti sono presto detti: una
razionalizzazione dei costi e una programmazione dei servizi a misura delle
reali necessità dei pazienti. Senza trascurare le importanti e positive
ricadute sull’utilizzo di strumenti essenziali di programmazione sanitaria
quali i PDTA che, nel caso delle MEC sono ancora assenti in molte regioni. In
particolare, “in futuro il Registro potrebbe
rivelarsi uno strumento utile per rispondere alle nuove esigenze e ai nuovi
scenari di gestione delle patologie attraverso anche le nuove tecnologie – continua Arcieri - come la telemedicina, che
permetterebbe il monitoraggio a distanza delle condizioni cliniche del
paziente, secondo criteri che garantiscano la continuità assistenziale e
terapeutica”. Obiettivo della Giornata Mondiale emofilia 2024 è quindi individuare,
con il contributo delle istituzioni e dei diversi attori coinvolti, nuove
modalità operative e di coordinamento per rilanciare lo strumento del registro,
garantendo un regolare afflusso dei dati da parte di tutti i centri ospedalieri
e i presidi che assistono i pazienti MEC. “Il
Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), la terza camera dello
Stato, oltre alla sua funzione consultiva – conclude Francesco Riva del Cnel
- può esercitare una spinta propulsiva, proponendo audizioni e organizzando
progettualità, in questo caso con ISS, AICE e FedEmo, fino ad aprire un tavolo
di consultazioni con le regioni e sperabilmente sottoporre i risultati anche ad
HERA, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie”. Insomma,
conoscenza, flusso costante delle informazioni cliniche, sinergia tra le varie
fasi del processo sono gli elementi-chiave per potenziare questo strumento che
apporterà benefici evidenti non solo ai pazienti emofilici ma all’intero
“sistema salute”. Ufficio
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PATOLOGIA Che cosa è l’emofilia L’emofilia è una
malattia rara di origine genetica che colpisce soprattutto i maschi. In Europa
sono oltre 32.000 le persone affette da emofilia A o B. Se in un individuo sano
la fuoriuscita di sangue dai vasi sanguigni si arresta rapidamente, chi è
colpito da emofilia è soggetto a numerose emorragie, anche spontanee, dovute a
un deficit delle proteine coinvolte nel processo della coagulazione. Tale
processo comporta infatti l’attivazione di numerose proteine del plasma in una
sorta di reazione a catena. Due di queste proteine, prodotte principalmente nel
fegato, il fattore VIII ed il fattore IX, sono mancanti o presenti in
percentuali estremamente ridotte nelle persone affette da emofilia. Sono due i tipi di emofilia,
A e B: 1. La “A” è la forma più comune ed è dovuta ad una carenza del
fattore VIII della coagulazione; si registra in un caso ogni 10.000 maschi. 2. La “B”, definita anche malattia di Christmas - dal nome della
famiglia nella quale è stata identificata per la prima volta - è provocata
dalla carenza del fattore IX della coagulazione. L’incidenza è di un caso ogni
30.000 maschi. In entrambi i casi, la
gravità della malattia viene determinata sulla base della percentuale di
fattore coagulante presente nel sangue della persona. Si parla di: ·
Emofilia grave quando la percentuale
del fattore coagulante è inferiore all’1% del valore normale ·
Emofilia moderata quando la percentuale
è compresa tra 1 e 5% ·
Emofilia lieve quando la percentuale è
compresa tra 5 e 40% I numeri Secondo l’ultimo
rapporto dell'Istituto Superiore di Sanità sulle coagulopatie congenite del
2022, i pazienti colpiti da Mec sono in totale 9.784: circa 30 per cento
con emofilia A, 28,6% con malattia di von Willebrand 7,2% con emofilia B e
34,1% con carenze di altri fattori. In
tutta Europa le persone con emofilia A e B sono oltre 32.000. Come si trasmette I geni che codificano
la sintesi dei fattori della coagulazione VIII e IX sono situati sul cromosoma
X. Il cromosoma X, portatore del difetto di coagulazione che determina
l’emofilia, viene identificato come “Xe”. Nelle donne portatrici di un
cromosoma “Xe”, l’altro cromosoma X, non colpito, compenserà la produzione di
fattore VIII o IX. Poiché non esistono geni per i fattori della coagulazione
sul cromosoma Y, i maschi non possono beneficiare di tale compensazione e
rappresentano quindi il maggior numero di persone colpite da questa patologia. Al contrario, è
estremamente raro che una donna sia colpita da emofilia: perché ciò accada, il
padre deve essere affetto da emofilia e la madre portatrice sana. Molte donne
portatrici possono presentare livelli di fattore della coagulazione
relativamente bassi e mostrare i segni di una emofilia “lieve”. Nelle famiglie
in cui sono presenti casi di emofilia è possibile sottoporre le donne
all’analisi del DNA, che si effettua a partire da un normale prelievo di
sangue, per stabilire se siano portatrici. È anche possibile effettuare la
diagnosi prenatale nelle gravidanze a rischio. I sintomi Tutte le persone
subiscono danni minimi nel corso della loro vita quotidiana e nella maggior
parte dei casi l’organismo è in grado di ripararli rapidamente. Nelle persone
emofiliche, invece, anche modesti traumi e lesioni possono continuare a
sanguinare, provocando emorragie. Le manifestazioni emorragiche più tipiche sono: ·
emartro: si manifesta con un
sanguinamento interno a livello articolare, principalmente a carico di
ginocchia, gomiti e caviglie, spesso fin dalla prima infanzia. Emartri ripetuti
conducono all’artropatia emofilica, una complicazione ad esito estremamente
invalidante tipica della patologia. ·
ematomi muscolari: a carico più spesso
della muscolatura degli arti, ma anche del muscolo ileo-psoas, un ematoma grave
e subdolo, in grado di causare emoperitoneo e/o compressione del fascio
vascolo-nervoso femorale. Le articolazioni più
comunemente colpite sono il ginocchio e la caviglia, in particolare nei
bambini. A seguire: gomito, spalla e anca. Nei bambini con emofilia grave possono essere presenti ecchimosi
(piccole emorragie sottocutanee) nelle parti del corpo in cui vengono sollevati
o sorretti. I primi segnali di un’emorragia, che possono mettere in guardia i
genitori, sono una tumefazione dolorosa o il rifiuto del bambino a muovere un
braccio o una gamba. In assenza di un adeguato trattamento, emartri ripetuti a
livello di una stessa articolazione provocano deformità e impotenza
funzionale. Sono frequenti anche gli ematomi che, se non adeguatamente
trattati, provocano danno muscolare. Le terapie Sino a qualche anno fa
la cura d’elezione per l'emofilia era rappresentata da cicliche trasfusioni
di sangue, così da "sopperire" al fattore mancante. Con l'avvento
delle tecniche di produzione dei farmaci biologici - e la produzione di
proteine artificiali -- il trattamento dell'emofilia si è sostanziato nella
somministrazione del fattore mancante. Una sorta di profilassi con
cadenza ciclica volta a mantenere costante la quantità di fattore coagulante
che il corpo non è capace di produrre, con il limite però del numero di
somministrazioni, diverse a settimana a seconda della gravità della malattia. L'utilizzo delle terapie sostitutive presenta anche dei
problemi legati soprattutto al fenomeno della “resistenza”: circa un
paziente su 3 sviluppa, infatti, anticorpi contro il fattore che viene
iniettato dall’esterno. Alcuni nuovi farmaci sono fortunatamente in grado di
“bypassare” questo fenomeno e di ridurre la frequenza a una singola
somministrazione a settimana. Ci sono poi terapie geniche: trattandosi
di una malattia in cui ad essere mutato è un preciso gene che produce il
fattore di coagulazione del sangue, l'idea è quella di somministrare il gene
corretto affinché ripristini per sempre la produzione del fattore mancante. |