Informare per
prevenire l'encefalopatia epatica Una condizione clinica
poco nota, ma che può costare cara a malati e Sistema Sanitario, e porta a circa 9.000 ospedalizzazioni all’anno in
Italia. Il ruolo della terapia
nel ridurre recidive e ospedalizzazioni. Milano, 15 ottobre
2014 - Informare i
pazienti e i loro famigliari, sensibilizzare i medici, spiegare all'opinione
pubblica cosa è e quali sono i sintomi dell'encefalopatia epatica. Solo così si
riuscirà a trattare e prevenire questa patologia in maniera adeguata, facendo
guadagnare ai malati in salute e risparmiare il Sistema Sanitario Nazionale. Lo
hanno spiegato oggi rappresentanti delle associazioni di pazienti e specialisti
durante un workshop dedicato alla sensibilizzazione sull'encefalopatia epatica,
una delle conseguenze della malattia epatica cronica. L'encefalopatia
epatica è una condizione clinica che, se non individuata e trattata in maniera
appropriata, può incidere pesantemente sulla qualità di vita del paziente, fino
ad essere invalidante. Cali dell'attenzione, difficoltà di concentrazione e
deficit delle abilità spaziali sono i primi segnali, risultanti anche in un
aumentato rischio di incidenti stradali. I segni più eclatanti sono deficit
cognitivi, confusione, difficoltà a svolgere lavori manuali di precisione. Nei
casi più gravi si arriva anche al coma. “Lo
spettro dei sintomi è talmente vasto che spesso vengono scambiati per qualcosa
di diverso”, afferma Erica Villa,
Professore Ordinario di Gastroenterologia, Università di Modena e Reggio
Emilia, Direttore della UC di Gastroenterologia dell'Azienda
Ospedaliero-Universitaria di Modena. “Si
tratta spesso di pazienti anziani e già malati da tempo. Stati confusionali,
irritabilità o cambiamenti di umore possono essere causati anche
dall'invecchiamento. Ma esistono dei test neuropsicologici che possono dare la
certezza della diagnosi”. Ogni malato di cirrosi, la fase più grave della malattia epatica
caratterizzata da una forte compromissione delle funzioni del fegato, può
sviluppare encefalopatia epatica. Si stima che circa 9.000 pazienti vengano ospedalizzati ogni anno a causa di questa
patologia in Italia e che, attacco dopo attacco, vedranno le loro condizioni
peggiorare. Una volta che si verifica il primo evento, infatti, è molto
probabile che ne seguano altri, e che lo facciano a intervalli di tempo sempre
minori. Per questo è importante, dopo il primo attacco, adottare una corretta
strategia di prevenzione delle recidive. “Oggi
possiamo prevenire le ricadute agendo sui fattori di rischio – alimentazione,
farmaci assunti, stile di vita – ma anche trattando i pazienti in modo da
ristabilire l'equilibrio del microbiota intestinale. E questo si può fare
grazie a rifaximina, un antibiotico che non viene assorbito dall'organismo e pertanto
generalmente ben tollerato”, afferma Antonio
Gasbarrini, Professore Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna e
Gastroenterologia, Policlinico Gemelli, Roma. La
prevenzione dell'encefalopatia epatica si traduce anche in un risparmio per il
Sistema Sanitario Nazionale: uno studio condotto dall’Università Cattolica del
Sacro Cuore insieme al consorzio interuniversitario CINECA ha dimostrato che
ogni paziente ricoverato per un attacco acuto costa, nell'anno successivo al
ricovero, più di 13mila euro. E se in questi 12
mesi viene portato nuovamente in ospedale, come spesso accade, il costo sale a
21mila euro. Il
ricovero è un'esperienza traumatica per ogni paziente, che vorrebbe poterlo
evitare il più possibile. “Se i pazienti
e i loro caregiver fossero adeguatamente informati sull'encefalopatia epatica
potrebbero parlarne con il proprio medico non appena i primi sintomi insorgono,
e non li sottovaluterebbero. I pazienti epatici vogliono avere a disposizione
tutti gli strumenti, informativi e terapeutici, per vivere al meglio la loro
condizione”, ha concluso Massimiliano
Conforti, vice presidente Associazione EpaC Onlus. “Lo scenario delle
patologie epatiche e i bisogni del paziente sono oggi quanto mai complessi.” commenta Pier Vincenzo Colli, Direttore Generale di Alfa Wassermann. “E proprio per questo non dobbiamo
sottovalutare le implicazioni, a volte molto pesanti per il malato e per la sua
famiglia, di una condizione clinica poco nota ma diffusa come l’Encefalopatia
Epatica. Anche perché si tratta di una patologia la cui ricaduta può essere
prevenuta con successo, grazie soprattutto all’utilizzo appropriato di
trattamenti specifici.” conclude Colli. “Per questo Alfa Wassermann ha messo a
disposizione dei pazienti la propria competenza nell’area per sviluppare un
prodotto farmaceutico innovativo, il cui dosaggio e caratteristiche sono
specificatamente indicate, e quindi consigliabili, per prevenire le recidive
del paziente con Encefalopatia Epatica”. Il trattamento, tra l’altro già approvato da FDA, sarà disponibile per i pazienti italiani nell’arco dei prossimi mesi con il nome commerciale Tixteller. |