La terapia di precisione per le malattie
eosinofile si fa in quattro con mepolizumab Sala
Stampa Nazionale, via Cordusio 4 a Milano, 3 aprile 2023, ore 11.30 L’anticorpo monoclonale, frutto
della ricerca GSK, è il primo ad essere rimborsato in Italia per tre diverse
patologie oltre all’asma grave: rinosinusite cronica con poliposi nasale
(CRSwNP), granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) e sindrome
ipereosinofila (HES) Agisce in modo specifico sull’Interleuchina-5
(IL5), principale proteina responsabile per lo sviluppo, attivazione e
sopravvivenza degli eosinofili Studi clinici e real life ne hanno
dimostrato l’efficacia e la sicurezza Milano,
3 aprile 2023.
Mepolizumab si fa in quattro. L’anticorpo monoclonale di GSK, che sei anni fa
ha rappresentato la svolta nella cura dell’asma severo, ha dimostrato di essere
efficace anche per altre tre patologie legate all’eosinofilia: la rinosinusite
cronica con poliposi nasale (CRSwNP),la granulomatosi eosinofila con
poliangioite (EGPA) e la sindrome ipereosinofila (HES). Mepolizumab diventa
così il primo trattamento approvato per EGPA, e una nuova opzione terapeutica
per i pazienti con sindrome ipereosinofila (HES) senza una causa secondaria
ematologica nota e per i pazienti con rinosinusite cronica con poliposi nasale
(CRSwNP). Dal
concetto di taglia unica alla medicina di precisione “Possiamo
dire che con mepolizumab la medicina respiratoria è passata nel 2017 dal
farmaco a taglia unica alla medicina di precisione per l’asma grave. – spiega
il Prof. Giorgio Walter Canonica, Responsabile Centro Medicina Personalizzata:
Asma e Allergologia, Humanitas University& Research Hospital – Impedendo all'IL-5 di
legarsi al suo recettore sulla superficie degli eosinofili, il meccanismo
d’azione di questo anticorpo monoclonale risulta di grande importanza, dato il
ruolo fondamentale degli eosinofili nell’infiammazione che è alla base delle
nuove indicazioni per ben quattro patologie”. Poliposi
nasale e trattamento con mepolizumab La
più significativa delle nuove indicazioni di mepolizumab per incidenza è
sicuramente la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). Si tratta di
una patologia infiammatoria cronica del naso e delle vie respiratorie superiori
in grado di impattare fortemente la qualità di vita dei pazienti con sintomi
persistenti e debilitanti quali perdita dell’olfatto, congestione nasale e
ridotta qualità del sonno. “Stime recenti – dice il Prof. Paolo Castelnuovo,
Ordinario di Otorinolaringoiatria all’Università dell’Insubria (Varese) e
Direttore dipartimento ORL Azienda Ospedaliero-Universitaria, Ospedale di
Circolo Fondazione Macchi, di Varese - indicano la presenza del quadro
clinico nel 2-4% della popolazione italiana. Il principale bisogno medico per
la patologia è rappresentato dalle frequenti recidive di poliposi nasale dopo
l’intervento chirurgico di rimozione degli stessi”. Si stima che circa il 40%
dei pazienti affetti da poliposi nasale vada incontro a recidiva entro 18 mesi
dalla chirurgia. La causa scatenante è riconducibile all’infiammazione
eosinofila sottostante: in oltre l’80% delle recidive di poliposi nasale è
infatti riconoscibile il ruolo infiammatorio dell’eosinofilo. “Non bisogna poi
dimenticare – aggiunge il Prof. Castelnuovo - che la poliposi si accompagna ad
una serie di patologie che possono contribuire a peggiorare il quadro clinico e
che vedono spesso nell’aumentata eosinofilia un elemento patogenetico chiave”.
La presenza di asma come comorbidità della poliposi aumenta in modo
considerevole il grado di severità della malattia, aumentandone l’impatto sulla
qualità di vita del paziente. Un
farmaco intelligente per patologie rare Mepolizumab,
come dimostrano gli studi clinici, rappresenta un caposaldo del trattamento in
queste patologie per l’azione mirata su IL-5 e permette di agire direttamente
sulle cause molecolari e biologiche delle patologie. In tempi di
“fenotipizzazione del paziente”, cioè di identificazione dello specifico tipo
di infiammazione e della sua causa, grazie a questo farmaco si può puntare
sulla “precision medicine”, soprattutto in presenza di comorbidità
significative. “La multidisciplinarietà e la diagnosi precoce rappresentano la
chiave del successo per l’ottimale gestione del paziente e per favorire una
terapia su misura – afferma il Dott. Roberto Padoan, Specialista in
Reumatologia, Responsabile del Centro vasculiti presso UOC Reumatologia –
Ospedale Universitario di Padova. L’eosinofilia non è solo tipica dell’asma
grave, ma come abbiamo visto è comune anche ad altre patologie, a volte
particolarmente severe e complesse da diagnosticare e trattare come EGPA ed
HES. In questo scenario, l’eosinofilo diventa quindi una sorta di “guida” per
la scelta del trattamento più appropriato”. Trattamento
mirato dell’infiammazione per una maggiore efficacia e minori effetti
collaterali “Il
corretto inquadramento di una patologia eosinofila – ha specificato il Dott.
Claudio Micheletto, Direttore UOC di Pneumologia Azienda Ospedaliera
Integrata di Verona -permette di trattare con un farmaco specifico come
mepolizumab l’infiammazione, evitando l’uso eccessivo di OCS e di terapie
sistemiche aspecifiche, che presentano due importanti limiti di fondo, cioè di
non mirare alla causa dell’infiammazione e di avere pesanti effetti
collaterali”. Multidisciplinarietà
e diagnosi precoce “Patologie
rare come EGPA ed HES – conclude Francesca R. Torracca, Presidente
APACS APS – presentano quadri clinici complessi, difficili da inquadrare e
di difficile trattamento che richiedono competenze trasversali da parte dei
medici sia per effettuare la diagnosi che per instaurare un adeguato percorso
terapeutico. Si
tratta di malattie sistemiche multiorgano che, in assenza di una diagnosi
precoce e di un adeguato follow-up, possono compromettere in maniera
significativa la qualità della vita del paziente. Per
questo una presa in carico multidisciplinare e proattiva sono essenziali per
una prognosi migliore e una migliore qualità di vita. APACS APS, l’Associazione
Pazienti con Sindrome di Churg Strauss - EGPA è nata nel 2017 da un gruppo di
pazienti ed è presto diventata l’organizzazione di riferimento per la patologia
sul territorio nazionale, proprio per il suo impegno a favore delle persone
affette da EGPA e delle loro famiglie e grazie alla sua intensa attività di
informazione e di advocacy”. La
ricerca GSK nelle patologie eosinofile che ha permesso a mepolizumab di farsi
in quattro “Una
ricerca agnostica sulla eosinofilia - commenta la Dott.ssa Elisabetta
Campagnoli, Specialty Medical Head GSK - ha permesso di trovare una
soluzione comune a quattro malattie molto differenti tra loro per epidemiologia
e impatto sulla vita delle persone. Siamo partiti dallo studio dell’asma grave
e dalla ricerca di soluzioni che permettessero di controllare la patologia ed
evitare le ospedalizzazioni, arrivando all’unica terapia di precisione
attualmente disponibile anche per CRSwNP, EGPA e HES. Questo traguardo ci è
stato riconosciuto anche da AIFA che ha attribuito a mepolizumab lo status di
innovatività per EGPA ed HES”. Le malattie correlate
agli eosinofili Tra
le principali malattie correlate agli eosinofili ci sono l'asma grave eosinofilo,
la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP),la granulomatosi
eosinofila con poliangioite (EGPA) e la sindrome ipereosinofila (HES). Epidemiologia
Asma
grave: In
Italia, si stima che circa il 5% della popolazione (circa 3 milioni di persone)
sia affetta da asma bronchiale e che il 10% dei soggetti asmatici presenti una
forma di asma grave (circa 300.000 persone). Rinosinusite
Cronica con Poliposi Nasale (CRSwNP):
la poliposi nasale colpisce pazienti in tutto
il mondo con una prevalenza alquanto variabile, con stime recenti che indicano
un valore tra il 2-4% nella popolazione generale italiana. Si stima che circa il 40% dei pazienti affetti da
poliposi nasale vada incontro a recidiva entro 18 mesi dalla chirurgia. Granulomatosi
Eosinofila con Poliangioite (EGPA): difficile disporre di dati precisi, in Italia,
si stima una prevalenza di 12,13 casi/milione di abitanti. Sindrome
ipereosinofila (HES): la sindrome ipereosinofila (HES) è una malattia rara, la prevalenza
è di 15 casi/milione di abitanti. Cos’è la Rinosinusite
Cronica con Poliposi Nasale (CRSwNP) La
rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP) è una malattia infiammatoria
cronica dei rivestimenti delle cavità nasali o dei seni che porta alla crescita
dei tessuti molli noti come polipi nasali ed è caratterizzata da livelli
elevati di eosinofili. I rigonfiamenti possono crescere in entrambe le narici
(bilaterali), influenzando notevolmente la qualità di vita del paziente causando
ostruzione, perdita dell’olfatto, dolore facciale, pressione facciale e
secrezione nasale. Per quanto la rinosinusite cronica con poliposi nasale non
rappresenti una patologia pericolosa per la vita, la complessa sintomatologia
della patologia esita spesso in un peso significativo sulla qualità di vita dei
pazienti. Stime
recenti indicano che di poliposi nasale soffre
il 2-4% nella popolazione generale italiana. Il
principale medical need è rappresentato dalle frequenti recidive dopo
l’intervento chirurgico di rimozione. Circa il 40% dei pazienti affetti da
poliposi nasale va incontro a recidiva entro 18 mesi dalla chirurgia. La causa
scatenante è riconducibile all’infiammazione eosinofila sottostante: in oltre
l’80% delle recidive di poliposi nasale è infatti riconoscibile il ruolo
infiammatorio dell’eosinofilo che alimenta la continua riformazione di polipi
all’interno dei seni nasali rendendo l’approccio chirurgico progressivamente
meno efficace e più rischioso. Grazie
al meccanismo d’azione mirato contro l’infiammazione eosinofila, mepolizumab
rappresenta una importante opzione terapeutica di precisione per i pazienti
affetti da CRSwNP per allontanare la necessità di ripetuti interventi chirurgici
e poter godere di una ritrovata qualità di vita. Come emerge nello studio
registrativo di fase III SYNAPSE, mepolizumab ha indotto una riduzione significativa
delle dimensioni dei polipi nasali e un miglioramento dell’ostruzione nasale in
soggetti affetti da poliposi nasale recidivante che necessitavano di una nuova
chirurgia all’inizio dello studio. Inoltre, mepolizumab ha dimostrato di ridurre
del 57% il rischio di interventi chirurgici nasali rispetto ai pazienti
trattati con placebo, ha ridotto singificativamente l’assunzione di cortisone
per via orale e ha portato ad un miglioramento significativo della qualità di
vita dei pazienti. Lo studio di fase III SYNAPSE ha valutato l'efficacia e la
sicurezza di mepolizumab per 52 settimane rispetto al placebo - entrambi i
regimi di trattamento prevedevano la somministrazione in aggiunta alla terapia
corticosteroidea topica quotidiana - in pazienti adulti con CRSwNP bilaterale
recidivante, refrattaria, grave eleggibili ad una nuova chirurgia. Cos’è
la Granulomatosi Eosinofila con Poliangioite (EGPA) La
granulomatosi eosinofila con poliangioite, o EGPA, è conosciuta anche come
sindrome di Churg-Strauss. L'EGPA è una malattia rara cronica causata
dall'infiammazione eosinofila che colpisce le pareti dei vasi sanguigni di
piccole e medie dimensioni (vasculite) e può condurre a danno d’organo. L’EGPA
ha una progressione non prevedibile attraverso diverse fasi di malattia che
possono essere caratterizzate dalla presenza contemporanea di più patologie
(asma e rinosinusite cronica con poliposi), da una spiccata eosinofilia, dalla
presenza di vasculite e infine dalla comparsa di danni a carico dei diversi
organi colpiti. Si
tratta quindi di una patologia grave, multisistemica e potenzialmente letale ogni
organo potrebbe essere impattato irreversibilmente dall’infiammazione eosinofila.
I sintomi più comuni includono estrema stanchezza, dolori muscolari e
articolari, perdita di peso, sintomi sinonasali e mancanza di respiro. Considerata
la rarità della malattia, è difficile disporre di dati epidemiologici precisi.
In Italia, la prevalenza dovrebbe essere di 12-13 casi per milione di abitanti.
Fino all’approvazione di mepolizumab, non esisteva alcuna terapia specifica per
EGPA, che veniva trattata con dosi elevate di corticosteroidi sistemici e
immunosoppressori. Il
principale unmet need è direttamente legato al forte impatto che questi regimi
terapuetici hanno sul paziente in termini di effetti collaterali, quali
sviluppo di diabete e ipertensione, cataratta, osteoporosi e disturbi
psicologici che rendono alla lunga insostenibile il trattamento. Grazie
al meccanismo d’azione mirato contro l’infiammazione eosinofila, mepolizumab
rappresenta la prima opzione terapeutica per i pazienti affetti da EGPA, con la
comodità della somministrazione domiciliare direttamente affidata al paziente
grazie alla confezione autoiniettiva. Lo studio MIRRA ha dimostrato che a 24
settimane oltre la metà dei pazienti in cura con mepolizumab era in remissione
di malattia e che l’uso di mepolizumab ha permesso di ridurre significativamente
il consumo di corticosteroidi orali necessari per il mantenimento del controllo
della malattia. Cos’è la sindrome ipereosinofila
(HES) La
sindrome ipereosinofila (HES) è una malattia rara e sottodiagnosticata, con una
prevalenza di 15 casi per milione di abitanti. I pazienti con HES hanno una
persistente e marcata presenza di eosinofili nel sangue. Quando questi si
infiltrano nei tessuti, possono causare infiammazioni e danni agli organi che,
nel tempo, possono risultare irreversibili e latali, se i pazienti non vengono
adeguatamente trattati. Questi danni legati all’infiammazione eosinofila sono impattanti
ed eterogenei e possono variare da sintomi aspecifici come febbre e malessere,
a problemi d’organo come quelli riscontrabili a livello respiratorio e
polmonare, cardiaco, cutaneo, neurologico e che possono estendersi a numerosi
altri distretti corporei con un tasso di mortalità complessivo vicino al 9%. Oltre
alle specifiche manifestazioni di malattia, la HES è caratterizzata da
frequenti riacutizzazioni che richiedono l’utilizzo di un elevato dosaggio di
corticosteroidi orali e/o l’aggiunta di immunosoppressori, con la conseguente
insorgenza delle complicanze tipicamente associate all’esposizione continuativa
a questi regimi di trattamento. Grazie
al meccanismo d’azione mirato contro l’infiammazione eosinofila, come conferma
lo studio registrativo, i soggetti che hanno assunto mepolizumab hanno avuto
una riduzione statisticamente significativa del tasso di riacutizzazioni
rispetto al placebo. Mepolizumab rappresenta un’opzione terapeutica di precisione per i
pazienti affetti da HES, che negli studi
registrativi ha consentito il controllo della malattia fino alla completa
eliminazione delle riacutizzazioni di HES in oltre il 90% dei pazienti
osservati fino a 52 settimane di trattamento, oltre ad aver ridotto
significativamente il peso del cortisone, offrendo così una opzione efficace e
sostenibile nel tempo, con la comodità della somministrazione domiciliare
direttamente affidata al paziente grazie alla confezione autoiniettiva. Mepolizumab,
l’eosinofilia come target di cura C’è
un unico, predominante fattore eziopatogenetico nella genesi di diverse malattie
eosinofile, dall’asma grave fino alla rinosinusite cronica con poliposi nasale,
alla granulomatosi eosinofila con poliangioite (EGPA) e alla sindrome
ipereosinofilica (HES): la cellula eosinofila. La terapia quindi deve prevedere
trattamenti di precisione che riescano ad agire specificamente sulla causa
scatenante, cioè l’eccessiva presenza di eosinofili, come l’interleuchina-5,
(IL-5) una proteina prodotta dalle cellule del sistema immunitario che
favorisce lo sviluppo, la proliferazione e la sopravvivenza degli eosinofili. Mepolizumab
con il suo meccanismo d’azione diretto su Interleuchina 5 (IL-5) è un farmaco
biologico, che presenta un profilo di efficacia e sicurezza dimostrato e
comprovato sia nei trial clinici che nella real life. Meccanismo
d’azione di mepolizumab, anticorpo monoclonale antagonista dell'IL-5 umanizzato Terapie
mirate ed approccio multidisciplinare Alla
base di ogni approccio specifico con farmaci “intelligenti” deve esserci
l’appropriatezza. Questo rende necessario l’impiego di biomarcatori, proteine o
altre molecole misurabili nel sangue o altri liquidi biologici, per capire in
anticipo quale farmaco è più adatto per ogni paziente, anche considerando la
necessità di influire sulla biologia dell’organismo esercitando un controllo,
ma non spegnendo completamente una determinata cascata di reazioni. Questo è il
valore che può offrire la conta degli eosinofili per i diversi specialisti che
possono incontrare sulla loro strada patologie caratterizzate da eosinofilia.
L’altro elemento chiave per l’eccellenza e la cura ottimale del paziente si
chiama multidisciplinarietà. Solo attraverso l’interazione e lo scambio
continuo di esperienze tra esperti di diversi settori si riesce a creare quel
circolo virtuoso che consente la presa in carico ottimale del paziente e la
gestione terapeutica più efficace per ogni singolo caso. Grazie a mepolizumab, che
ha dato un contributo determinante nella gestione dell’asma grave, come abbiamo
visto oggi si possono affrontare altre patologie caratterizzate da eosinofilia. Poliposi
e asma, il binomio pericoloso La
poliposi si accompagna ad una serie di patologie, tra cui l’asma, che possono
contribuire a peggiorare il quadro clinico e che vedono nell’aumentata
eosinofilia un elemento patogenetico chiave, imponendo una particolare
attenzione per gli specialisti delle basse ed alte vie respiratorie. Va
sottolineato che la presenza di poliposi come comorbidità dell’asma e viceversa
è in relazione al livello di gravità della patologia respiratoria: in caso di
asma lieve la poliposi è presente in circa il 10-30% dei pazienti, in caso di
asma grave si sale al 40-60%. Studiando i meccanismi patogenetici ed
immunologici alla base di questa associazione, l’infiammazione eosinofila giochi
un ruolo rilevante. In questo senso diventa fondamentale il ruolo di mepolizumab
che nei diversi clinici per le singole indicazioni terapeutiche ha dimostrato
grande coerenza e efficacia nel ridurre le riacutizzazioni asmatiche in
pazienti mostranti comorbidità asma e poliposi nasale. La
più recente evidenza emerge direttamente dalle sottoanalisi dello studio
SYNAPSE (studio registrativo per l’indicazione rinosinusite cronica con
poliposi nasale) nel quale mepolizumab ha dimostrato una riduzione del 67%
delle riacutizzazioni asmatiche nei pazienti affetti da poliposi nasale e
concomitante asma. In aggiunta, nei pazienti con asma eosinofilico severo con e
senza poliposi nasale, le metanalisi degli studi MUSCA e MENSA mostrano
risultati sovrapponibili. Questo si riflette anche sulla qualità di vita,
elemento chiave per il paziente che deve affrontare le due patologie associate.
Dall’analisi
dello studio MUSCA emerge inoltre come i pazienti con asma eosinofilico severo
e comorbidtà di poliposi nasale in trattamento con mepolizumab mostrino
benefici maggiori in termini di miglioramento della qualità di vita,
rispetto a quelli senza comorbidità. Queste osservazioni sono da ultimo
confermate da studi nella real life. Bibliografia RCP Nucala penna e
siringa preriempita RCP Nucala polvere
per soluzione iniettabile Studio SYNAPSE (Han JK;The Lancet
Respiratory Medicine; 2021; 9;1141-1153) Studio MIRRA (Wechsler ME;The New
England Journal of Medicine; 2017;376;1921-1932) Studio Roufosse (Roufosse F;Journal
of Allergy and Clinical Immunology; 2020;146;1397-1405) Pavord
ID;Allergy;2021;77;778-797 Portale Malattie rare Orphanet HES Portale Malattie rare Orphanet EGPA Linee Guida European Position Paper on Rhinosinusitis and Nasal polyps
2020 - EPOS 2020 Global
Initiative for Asthma - GINA 2022 Main Report |