Herpes Zoster: più del 90% degli over 50 ha
già contratto il virus ma solo il 7% si sente a rischio A rivelarlo un’indagine condotta da Ipsos
MORI in diversi Paesi del mondo. Ecco perché GSK lancia la “Shingles Awareness Week”:
la prima settimana internazionale di sensibilizzazione sull'Herpes Zoster per
informare sui rischi del cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio”, che riguardano non
solo gli ultracinquantenni ma anche i pazienti fragili a causa di alcune
patologie. Promossa in collaborazione con la Federazione Internazionale
sull'Invecchiamento, in Italia l’iniziativa è patrocinata da Società Italiana
di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) e Cittadinanzattiva. patrocinio della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e
Sanità Pubblica (SItI) e di Cittadinanzattiva. "Il rischio di Fuoco Sant’Antonio
(Herpes Zoster) è qui" è il tema scelto per questa prima
edizione, proprio per sottolineare il fatto che se hai 50 anni o più, molto
probabilmente hai già contratto il virus che causa l’Herpes Zoster il quale
permane in forma latente all’interno dell’organismo. In pochi, infatti, ne sono
a conoscenza. In un sondaggio condotto da Ipsos MORI in diversi Paesi del mondo
su 2.509 soggetti, si è scoperto che, mediamente, solo il 7% delle persone
intervistate crede di essere ad alto rischio di sviluppare l'Herpes Zoster nei
prossimi 10 annii. L'obiettivo della “Shingles Awareness
Week” è quindi quello di aumentare la comprensione dell'impatto dell'Herpes
Zoster e aiutare a superare i luoghi comuni che interessano questa
patologia. Tre i principali “falsi miti” da sfatare: "io non lo prenderò",
"ho uno stile di vita sano", "ho già avuto l'Herpes
Zoster in passato". Il virus che causa l'Herpes Zoster è il
virus della varicella-zoster, lo stesso che causa la varicella. Oltre il 90%
degli adulti sopra i 50 anni ha già contratto il virus che causa il “Fuoco
di Sant’Antonio”, e 1 adulto su 3 svilupperà l'Herpes Zoster nel corso della
sua vita. Ecco perché è importante essere consapevoli dei possibili rischi
e confrontarsi con il proprio medico per conoscere quali strumenti di
prevenzione sono oggi disponibili e cosa si può fare per ridurre il rischio di
sviluppare il “Fuoco di Sant’Antonio”. L’epidemia di Covid-19 ha reso evidente
come la perdita di forza del nostro sistema immunitario aumenti il rischio di
sviluppare malattie infettive. È il fenomeno – comune e irreversibile –
dell'immunosenescenza ovvero l'invecchiamento biologico del sistema immunitario
all’avanzare degli anni. Ma il rischio non riguarda solo chi ha difese
immunitarie “meno performanti” per via dell’età: a essere più esposte sono le
persone considerate fragili perché affette da patologie croniche o che alterano
la funzionalità del sistema immunitario. Antonio Ferro, Presidente della Società
Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) in proposito ricorda: “La
situazione pandemica ha travolto la popolazione mondiale e i pazienti fragili
sono quelli che stanno pagando il prezzo più alto. Se da una parte hanno avuto
accesso a corsie preferenziali per la vaccinazione anti SARS-CoV-2, dall’altra
hanno subito il rallentamento delle vaccinazioni di routine, raccomandate dal
Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale, con particolare riferimento a quella
contro l’Herpes Zoster. Parliamo di centinaia di migliaia di pazienti
affetti da diabete, Hiv, patologie tumorali e malattie cardiovascolari,
respiratorie e dismetaboliche che rischiano di veder ulteriormente compromessa
la propria qualità di vita a causa del “Fuoco di Sant’Antonio” e delle sue
conseguenze. Ad esempio – continua Ferro – i soggetti diabetici
presentano un rischio aumentato del 30% di sviluppare infezione da Herpes
Zoster, con la possibilità di manifestare una maggiore severità e persistenza
di Nevralgia Post-Erpetica rispetto ai non diabetici. Ma anche i pazienti con
artrite reumatoide hanno un rischio da 1,5 a 2 volte più elevato di contrarre
la patologia rispetto ai loro coetanei nella popolazione generale, mentre
l’incidenza del cosiddetto “Fuoco di Sant’Antonio” nelle persone affette da
neoplasie solide è nettamente aumentata rispetto alla popolazione generale.
L’incidenza cresce all’aumentare del livello di immunosoppressione dovuto sia
alla patologia che al trattamento”. Gsk in Italia supporterà la “Global
Shingles Week” con una campagna di sensibilizzazione on line che ricorda
che "Il rischio di Fuoco Sant’Antonio (Herpes Zoster) è qui" e
come adulti e pazienti fragili possano confrontarsi con il proprio medico per
prevenire questa patologia. “Siamo lieti di unire gli sforzi a
livello globale con la Federazione Internazionale sull'Invecchiamento per
questa nuova iniziativa – spiega Barbara Lasagna, Responsabile area vaccini
GSK – dando il via alla prima settimana di sensibilizzazione sull'Herpes
Zoster, che in Italia registra anche l’importante supporto della Società
Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) e di
Cittadinanzattiva. Il nostro obiettivo comune è contribuire alla diffusione di
informazioni utili ai cittadini per confrontarsi con il proprio medico di
fiducia e proteggersi da malattie prevenibili che possono avere un notevole
impatto sulla qualità di vita”. Per Jane M Barratt, Segretario Generale
dell’International Federation on Ageing (IFA): “Come sostenitore globale
delle popolazioni che invecchiano, siamo lieti di collaborare a questo sforzo
mondiale per aumentare la consapevolezza dell'Herpes Zoster e aiutare gli
adulti a capire i rischi e le complicazioni associate a questa dolorosa
malattia”. L’Herpes Zoster L'Herpes Zoster (HZ), più comunemente noto come
“Fuoco di Sant'Antonio”, è la riattivazione del virus varicella Zoster (VZV)
che colpisce le strutture nervose. Alla riattivazione, di solito, si associa
una dolorosa eruzione cutanea che, nonostante possa manifestarsi in qualsiasi
parte del corpo, compare più frequentemente su un solo lato del torace o
dell'addome sotto forma di una singola striscia di vescicole. Il VZV appartiene alla grande famiglia degli Herpes
virus, ed è lo stesso che causa la varicella nei bambini. Il virus, infatti,
dopo aver causato la varicella, rimane inattivo nel tessuto nervoso per poi
risvegliarsi, in alcuni casi, a distanza di molti anni, sotto forma di fuoco di
Sant'Antonio. Circa 1 individuo adulto su 3 svilupperà un
episodio di Herpes Zoster nel corso della propria vita. L’incidenza e la
gravità aumentano con l’età con un incremento dopo i 50 anni, arrivando ad 1
individuo su 2 nei soggetti di età ≥ 85 anni. La malattia si associa ad una
pessima qualità di vita e per periodi prolungati assorbe molte risorse del
Servizio sanitario nazionale in termine di visite, accertamenti e cure. Sintomi e diagnosi - L’Herpes Zoster compare prevalentemente a livello toracico,
anche se ci possono essere altre localizzazioni, e interessa tipicamente un
solo lato del corpo. La malattia ha inizio con una fase iniziale
(prodromica) pruriginosa e dolorosa, seguita dalla comparsa di vescicole piene
di liquido. Le lesioni possono continuare per circa 7 giorni, al termine dei
quali si formano le croste, che spariscono in 3 settimane. Le vescicole
dell’Herpes Zoster possono comparire anche sul viso, interessando l’occhio e il
nervo ottico. Altri sintomi comprendono: febbre mal di testa bruciore disturbi di
stomaco La diagnosi dell'infezione è clinica e non necessita
solitamente di test di laboratorio. L'Herpes Zoster è solitamente accertato
(diagnosticato) sulla base della comparsa del dolore e delle tipiche vescicole
(eruzione cutanea) su un solo lato del corpo. Sono anche disponibili esami
di laboratorio, qualora il medico li ritenga opportuni. Per la terapia dell’herpes zoster si possono impiegare
cure locali e/o generali (sistemiche) per ridurre i disturbi (sintomi) e
limitare il rischio di complicazioni. Le cure includono: antivirali, farmaci specifici che bloccano la riproduzione (replicazione)
del virus riducendo la durata della malattia, ma che non agiscono sul dolore antidolorifici e antinfiammatori, medicinali che agiscono solo parzialmente
su questo tipo di dolore gel a base di cloruro d'alluminio, applicato direttamente sulle vescicole
ne accelera la guarigione e riduce il prurito/dolore Le complicanze. Le
complicanze della malattia, molto serie e in alcuni casi fatali, possono essere
molteplici: nevralgia post-erpetica, la più comune, con un’incidenza che aumenta parallelamente
con l’età: causa un dolore molto forte a livello del nervo coinvolto, che
perdura per almeno 90 giorni dopo l’eruzione cutanea; la durata della nevralgia
post-erpetica è variabile da pochi mesi ad anni o, addirittura, per tutta la
vita con impatto negativo e disabilitante sulla qualità della vita stessa del
paziente sindrome di Ramsay Hunt, quando l’infezione coinvolge il nervo facciale,
vicino all’orecchio causando paralisi facciale e perdita dell’udito infezione degli occhi e perdita della vista, quando l’infezione coinvolge
il nervo trigemino con conseguente infiammazione del nervo ottico, glaucoma,
ulcere e cicatrici sulla superficie dell’occhio; questa complicanza può portare
a perdita della vista infezione batterica delle vescicole cicatrici permanenti infezione di polmoni, fegato, meningi, encefalo La prevenzione
dell’Herpes Zoster Il Piano
Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (PNPV) ha introdotto nel
calendario vaccinale, oltre che nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) del
Servizio Sanitario Nazionale (SSN), la vaccinazione anti-HZ per la coorte dei
65enni e per i soggetti a partire dai 50 anni di età con presenza di patologie quali
diabete mellito, patologia cardiovascolare e broncopneumopatia cronica
ostruttiva (BPCO), o candidati al trattamento con terapia immunosoppressiva
fattori che aumentano il rischio di sviluppare HZ o ne aggravano il quadro
sintomatologico. Sinora era disponibile in Italia un vaccino vivo attenuato, in
grado di ridurre di circa il 65 per cento i
casi di nevralgia post erpetica e circa il 50 per cento di tutti i casi clinici di Herpes Zoster. L'efficacia
decresce con l'età, passando dal 70 per cento nei cinquantenni al 41 per cento nei
settantenni. L'efficacia del nuovo vaccino ricombinante adiuvato,
valutata in persone a cui sono state somministrate due dosi a distanza di 2
mesi, è invece intorno al 97 per cento nei
cinquantenni e del 91 per cento nelle
persone ultrasettantenni. Tra i vantaggi anche la possibilità di usarlo
in soggetti precedentemente vaccinati con il vaccino vivo attenuato, di
co-somministrarlo con alcuni altri vaccini, la persistenza della protezione per
diversi anni e l’efficacia contro la Nevralgia Post-Erpetica. GSK GSK è un'azienda farmaceutica
internazionale fondata sulla ricerca con uno scopo davvero speciale: aiutare le
persone a essere più attive, sane e longeve. Ulteriori informazioni sono
disponibili sul sito GSK. Per
informazioni: Massimo Ascani External communications
director GlaxoSmithKline S.p.A. massimo.a.ascani@gsk.com– 340 3601244 Adnkronos
Comunicazione per GSK: Raffaella Marino – raffaella.marino@adnkronos.com– 3283613995
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