Studio pubblicato questo mese sull’European
Journal of Cell Biology
Chemioterapia:
una nuova via per sconfiggere la resistenza ai farmaci
Un’inedita
combinazione tra due farmaci anticancro, la
Doxorubicina e la Latrunculina A, e un antimicotico, la Anfotericina B, ha
superato in laboratorio il problema della farmacoresistenza, una delle
principali cause di fallimento delle cure contro i tumori
Superare
la resistenza delle cellule tumorali alla chemioterapia, ricorrendo alla
combinazione tra un farmaco antimicotico e un farmaco anticancro. È quello che
ha fatto un team europeo composto da ricercatori dell' Accademia Russa delle
Scienze di Pushchino (Mosca) e dell'Università di Salisburgo, coordinati dal Laboratorio di
Genetica Molecolare del Lievito del Centro Internazionale di Ingegneria
Genetica e Biotecnologia (ICGEB), attivo in AREA Science Park di Trieste e
diretto dal Prof. Carlo Bruschi.
Lo studio, pubblicato questo mese sullo European
Journal of Cell Biology, ha preso in esame due comuni chemioterapici somministrati ai malati di tumore, scoprendo
che la resistenza ai trattamenti anticancro deriva dall'abnorme espressione di
alcune proteine (PRK1,PDR1 e PDR3 ) che hanno a che fare con la struttura
del citoscheletro della cellula, responsabile della sua permeabilità. Questo
tipo di resistenza rappresenta oggi la limitazione maggiore all'uso dei farmaci
durante i cicli di chemioterapia. A fare da modello nella ricerca sono state utilizzate
cellule del comune lievito per la panificazione, il Saccharomyces cerevisiae,
microorganismo eucariota che rappresenta per i biotecnologi uno strumento
quasi indispensabile per individuare, per analogia, specifiche funzioni nei
meccanismi cellulari umani.
È noto come le fusioni tra cromosomi,
dette traslocazioni cromosomiche, siano anomalie genetiche strettamente
correlate all'insorgenza di cellule cancerose, come nel caso della leucemia
mieloide cronica. È proprio studiando
nuove tecniche di traslocazione cromosomica indotta artificialmente che Dmitri
Nikitin, dell’Accademia delle Scienze di Mosca, post-doc all’ICGEB e primo
autore della ricerca, ha scoperto come questo tipo di eventi renda le cellule
di lievito resistenti a due farmaci anticancro ben noti e utilizzati in clinica
oncologica: la Doxorubicina e la Latrunculina A.
Partendo da questa osservazione, i
ricercatori sono poi riusciti a superare la resistenza ai due antitumorali ricorrendo
contemporaneamente a un terzo farmaco, un ben noto antifungino, la Anfotericina
B, già utilizzata nell'uomo per la cura
delle micosi.
A dosi elevate l’Anfotericina B è tossica per l'apparato uditivo tuttavia,
fatta penetrare a dosi sub-tossiche all’interno della cellula, si è rivelata
capace non solo di inibire la farmacoresistenza ma addirittura di rafforzare l'effetto
oncosoppressore dei due antitumorali.
“Lo scorso anno abbiamo pubblicato
con grande successo sulla rivista Frontiers una review sull'uso, ormai
universale, del levito come cellula modello per quelle del cancro – spiega Valentina
Tosato, autrice della review e dei lavori precedenti sulle traslocazioni
cromosomiche. Avere ora riscontrato in questo microrganismo lo stesso fenomeno
di resistenza ai farmaci tipico delle cellule umane, non solo rafforza il suo valore
modellistico ma ci dà anche la possibilità di studiare molto più in profondità
il fenomeno. Speriamo che il nostro lavoro sia di aiuto a chi combatte
farmacologicamente il cancro con la chemioterapia”.
“Non nascondo la mia soddisfazione
per la pubblicazione di questa ricerca - sottolinea Carlo Bruschi,
Senior Scientist da 25 anni presso l'ICGEB – giunta alla fine di un percorso
piuttosto complicato, date le sue potenziali implicazioni nelle modifiche ai
protocolli di trattamento anticancro più diffusi. E’ stato un bel lavoro di
squadra i cui risultati, oltre che accrescere le nostre conoscenze sui
meccanismi cellulari legati al cancro, potranno avere grande importanza anche dal
punto di vista clinico”.
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