Fibrosi Polmonare Idiopatica: Il
ritardo nella diagnosi ha conseguenze negative per chi è colpito dalla malattia
perché ritarda l’avvio della terapia – lo pensano gli pneumologi interpellati
in un sondaggio internazionale • Circa
9 pneumologi, su 10 interpellati nel sondaggio, ritengono che il ritardo della
diagnosi abbia conseguenze negative per i pazienti con fibrosi polmonare
idiopatica •
Rallentare l’avanzamento della malattia è la priorità nel scegliere la terapia
farmacologica •
Dispnea e funzionalità polmonare sono ai primi posti quando gli pneumologi
pensano all’impatto della fibrosi polmonare idiopatica Ingelheim,
Germania, 8 ottobre, 2015 – I risultati di un nuovo sondaggio condotto su oltre
400 pneumologi in 10 Paesi indicano che, per l’88% degli interpellati, il
ritardo della diagnosi comporta conseguenze negative per chi è colpito da
fibrosi polmonare idiopatica (IPF), mentre il 79% dichiara che il ritardo nella
diagnosi ritarda l’avvio della terapia capace di rallentare la progressione
della malattia. La
fibrosi polmonare idiopatica è una patologia polmonare progressiva che mette a
rischio la vita di chi ne è colpito. Diagnosticarla non è facile, richiede una
serie di esami specifici, e in media passano da uno a due anni dalla comparsa
dei primi sintomi alla diagnosi. In circa la metà dei pazienti l’IPF non viene
diagnosticata poiché i sintomi sono simili a quelli di altre patologie
respiratorie quali broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma e
insufficienza cardiaca congestizia. Eppure, oltre l’80% dei pazienti con IPF
presenta crepitii polmonari caratteristici, che ricordano il suono prodotto dal
velcro, individuabili all’auscultazione con lo stetoscopio. Nel
sondaggio, il rallentamento della progressione della malattia è stato indicato
come il maggior beneficio derivante dall’avvio della terapia alla diagnosi di
IPF (81%) e la motivazione principale che guida gli pneumologi nella scelta
della terapia farmacologica (78%). Al secondo posto tra le motivazioni che
orientano la scelta terapeutica gli pneumologi interpellati hanno indicato il
miglioramento della qualità di vita del paziente (63%). Oltre
a rispondere in merito al loro approccio terapeutico, nel sondaggio è stato
chiesto agli pneumologi di considerare l’IPF dal punto di vista del paziente,
incluso l’impatto della malattia. Quando è stato chiesto loro di indicare ciò
che è più importante che i pazienti sappiano in relazione all’IPF e al suo
impatto, il 77% dei pneumologi interpellati ha risposto ‘sapere quali opzioni
terapeutiche esistono per l’IPF’ e il 68% ‘sapere che l’IPF è imprevedibile e
che le loro condizioni potrebbero cambiare improvvisamente in maniera
inattesa’. Quando
i medici pensano all’impatto dell’IPF top of mind sono: dispnea (54%),
funzionalità polmonare (21%) e riacutizzazioni (13%).Al progredire dell’IPF,
infatti, la funzionalità polmonare declina in maniera progressiva e
irreversibile con conseguente aumento delle difficoltà respiratorie e riduzione
della capacità dei polmoni di ossigenare in modo sufficiente gli organi vitali.
Le riacutizzazioni, ossia il rapido peggioramento della funzionalità,
respiratoria, rappresentano un rischio per tutti i pazienti con IPF e possono
verificarsi in qualsiasi momento della malattia senza avvisaglie e senza che se
ne conosca la causa. Le riacutizzazioni gravi influiscono sul decorso della
malattia, portando spesso al decesso del paziente entro pochi mesi; per questa
ragione sono un aspetto fondamentale tenuto in conto dai pneumologi nello
stabilire la terapia per la gestione dei loro pazienti con IPF. “Da
persona che ogni giorno è a contatto con chi soffre di fibrosi polmonare
idiopatica è molto interessante vedere come i pneumologi considerino e diano
priorità all’impatto della malattia sui loro pazienti e decidano in termini di
terapia” ha commentato Dagmar Kauschka, Presidente dell’associazione pazienti
tedesca Lungenfibrose e.V.. “Dedichiamo tempo ed energie ad aiutare i malati di
fibrosi polmonare idiopatica e ad affrontare i loro problemi quotidiani come la
dispnea e il rischio di riacutizzazioni. Tra gli obiettivi per cui ci battiamo
c’è l’inserimento del supporto ai pazienti come componente della terapia. Ci
rincuora vedere dai risultati del sondaggio che, quando pensano all’impatto
dell’IPF, gli pneumologi riconoscono quelle che sono le preoccupazioni
principali dei loro pazienti”. Note
per i giornalisti Il
sondaggio Il
sondaggio internazionale è stato condotto da Kantar Health con somministrazione
online ad agosto 2015. Vi hanno partecipato in totale 416 pneumologi di 10
Paesi: Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito, Polonia, Svezia,
Brasile, Canada e Giappone. Il sondaggio è stato sostenuto da Boehringer
Ingelheim. La
Fibrosi Polmonare Idiopatica La
fibrosi polmonare idiopatica (IPF) è una patologia polmonare progressiva,
cronica, gravemente invalidante. L’IPF colpisce 14-43 persone ogni 100.000 nel
mondo, ed è caratterizzata da formazione progressiva di tessuto cicatriziale a
livello polmonare - ovvero fibrosi - con conseguente perdita di funzionalità
polmonare nel tempo. Con il passare del tempo, a mano a mano che il tessuto
cicatriziale si accumula e ispessisce, i polmoni perdono la capacità di
scambiare ossigeno e di metterlo in circolo e e di conseguenza di ossigenare in
modo sufficiente gli organi vitali. Di conseguenza, chi è colpito da IPF ha
dispnea, tosse secca e spesso difficoltà a svolgere le normali attività
quotidiane. Le riacutizzazioni gravi – ovvero il rapido peggioramento dei
sintomi della malattia nell’arco di giorni o settimane - si possono verificare
in qualsiasi momento del decorso, persino ai suoi esordi, e rappresentano un
rischio per tutti i pazienti con IPF. Per
maggiori informazioni sulla fibrosi pomonare idiopatica visitate il News Centre
di Boehringer Ingelheim: http://newscentre.boehringer-ingelheim.com/muc/events/ERS_2015/IPF_Backgrounder.html Per
provare voi stessi a riconoscere le varie malattie respiratorie compresa la
fibrosi polmonare idiopatica, potete scaricare la App gratuita IPF Sound
Challenge da: Itunes:
https://itunes.apple.com/la/app/ipf-sound-challenge/id907095917?mt=8 Google Play: https://play.google.com/store/apps/details?id=com.ipf.app&hl=en_GB Boehringer
Ingelheim Il
gruppo Boehringer Ingelheim è una delle prime 20 aziende farmaceutiche del
mondo. Il gruppo ha sede a Ingelheim, Germania, e opera a livello globale con
146 affiliate e più di 47.700 dipendenti. Fondata nel 1885, l’azienda a
proprietà familiare si dedica a ricerca, sviluppo, produzione e
commercializzazione di prodotti innovativi dall’elevato valore terapeutico nel
campo della medicina e della veterinaria. Operare
in maniera socialmente responsabile è un punto centrale della cultura e dell’impegno
di Boehringer Ingelheim. La partecipazione a progetti sociali in tutto il
mondo, quali ad esempio l’iniziativa "Making more Health", e
l’attenzione per i propri dipendenti sono parte di questo impegno di
responsabilità sociale, così come lo sono il rispetto, le pari opportunità e la
conciliazione dei tempi di lavoro e della famiglia che costituiscono le
fondamenta della mutua collaborazione fra l’azienda e i suoi dipendenti, e
l’attenzione all’ambiente, alla sua tutela e sostenibilità, che sono sottese in
ogni attività che Boehringer Ingelheim intraprende. Nel
2014, Boehringer Ingelheim ha registrato un fatturato netto di circa 13,3
miliardi di euro e investimenti in ricerca e sviluppo pari al 19,9 percento del
suo fatturato netto. Per
maggiori informazioni visitate il sito www.boehringer-ingelheim.com Per
scaricare il comunicato stampa in formato word, cliccare qui. Contatti: Marina
Guffanti Comunicazione Boehringer
Ingelheim Italia SpA Phone: + 39 – 02 5355453 Cell. +39 348 3995284 e-mail: marina.guffanti@boehringer-ingelheim.com Maria
Luisa Paleari Value
Relations Srl Phone: + 39 – 02 20424941 Cell. + 39 331 6718518 e-mail: ml.paleari@vrelations.it Bibliografia [1]
Data on file. Boehringer Ingelheim. Think of
Everything Global Pulmonologist Survey. 2015. [2] Ley B., et al. Clinical course and prediction of
survival in idiopathic pulmonary fibrosis. AJRCCM. 2011;183:431–40. [3] Raghu G., et al. An Official ATS/ERS/JRS/ALAT
Statement: Idiopathic Pulmonary Fibrosis: Evidence-based Guidelines for
Diagnosis and Management. Am J Respir Crit Care Med. 2011;183:788–824. [4] Collard H. R., et al. Patient experiences with
pulmonary fibrosis. Respir Med. 2007;101:1350-4. [5] Borchers A. T., et al. Idiopathic pulmonary
fibrosis - an epidemiological and pathological review. Clin Rev Allergy
Immunol. 2011;40:117-34. [6] NHLBI, NIH. What Is Idiopathic Pulmonary Fibrosis?
Accessed at: www.nhlbi.nih.gov/health/health-topics/topics/ipf/. Accessed September 2015. [7] Collard H, et al. Acute Exacerbations of
Idiopathic Pulmonary Fibrosis. Am J Respir Crit Care Med. 2007;176:636–643. [8] Song JW, et al. Acute exacerbation of idiopathic
pulmonary fibrosis: incidence, risk factors and outcome. Eur Respir J.
2011;37:356-363. [9] Raghu G, et al. Incidence and prevalence of
idiopathic pulmonary fibrosis. Am J Respir Crit Care Med. 2006;174:810-816. [10] Fernández Pérez E, et al. Incidence, prevalence,
and clinical course of idiopathic pulmonary fibrosis: a population-based study.
Chest. 2010;137:129-37. [11] Selman M, et al. Idiopathic pulmonary fibrosis:
prevailing and evolving hypotheses about its pathogenesis and implications for
therapy. Ann Intern Med. 2001;134:136-51. [12] Pulmonary Fibrosis Foundation. Symptoms. http://www.pulmonaryfibrosis.org/life-with-pf/about-pf Last Accessed April 2015. |