Evidenze di infezione da
SARS-CoV-2 persistente nel tempo in pazienti apparentemente guariti dal
COVID-19 Trieste, 19 gennaio 2023 – Uno studio di un gruppo di ricercatori
dell’Università di Trieste, del King’s College of London e dell’International
Centre for Genetic Engineering and Biotechnology (ICGEB) di Trieste, pubblicato
su Journal of Pathology, ha
rivelato aspetti inattesi del danno polmonare causato dal virus Sars-CoV-2. Lo studio, coordinato da Mauro Giacca, docente di
biologia molecolare dell’Università di Trieste, direttore della Scuola di
Medicina Cardiovascolare al King's College di Londra e Group Leader del
laboratorio di Medicina molecolare in ICGEB, ha tratto vantaggio della
pluriennale esperienza di Rossana
Bussani dell’Istituto di Anatomia Patologica di ASUGI e docente
di Anatomia Patologica dell’Università di Trieste, nell’esame autoptico dei
pazienti deceduti all’ospedale del capoluogo giuliano. Il team di ricercatori,
che include anche Chiara
Collesi, docente di Biologia Molecolare dell’Università di
Trieste, e Serena
Zacchigna, docente di Biologia Molecolare dell’Università di
Trieste e Group Leader del laboratorio di Biologia cardiovascolare in ICGEB, ha
analizzato il tessuto polmonare di una particolare categoria di pazienti, ossia
quelli apparentemente negativizzati dal virus, ma le cui condizioni cliniche si
sono progressivamente aggravate fino a condurli alla morte con sintomi del
tutto sovrapponibili a quelli di un’infezione acuta da SARS-CoV-2. La coorte
dei pazienti analizzati, nonostante la ripetuta negatività virale fino a 300
giorni consecutivi, ha rivelato evidenza di polmonite interstiziale focale o
diffusa, accompagnata da estesa sostituzione fibrotica nella metà dei casi. Assolutamente inattesi alcuni aspetti
significativi dal punto di vista patologico: nonostante l’apparente remissione
virologica, la patologia polmonare si è rivelata molto simile a quella
osservata negli individui con infezione acuta, con frequenti anomalie
citologiche, sincizi e la presenza di caratteristiche dismorfiche nella
cartilagine bronchiale. Il secondo aspetto, forse ancora più inquietante, è
legato all’assenza di tracce virali nell’epitelio respiratorio (coerente con la
negatività del test molecolare), mentre sono state individuate nella
cartilagine bronchiale e nell’epitelio ghiandolare parabronchiale la proteina
Spike e quella del Nucleocapside virale, indispensabili rispettivamente
all’infezione e alla replicazione del virus. Il distretto cartilagineo appare
come un “santuario” che rende il virus non identificabile con alcuna delle
metodiche di cui si dispone al momento. Insieme, questi i risultati indicano che
l'infezione da SARS-CoV-2 può persistere significativamente più a lungo di
quanto suggerito dai risultati negativi dei Test PCR, con segni evidenti
d’infezione in specifici tipi di cellule nel polmone. Quale sia il ruolo
effettivo di questa latente infezione a lungo termine nel quadro clinico della
cosiddetta “sindrome del COVID lungo”, resta ancora da esplorare. Studio pubblicato su Journal of Pathology, 18 gennaio 2023 Persistent SARS-CoV-2 infection in patients seemingly
recovered from COVID-19 Rossana Bussani, Lorena Zentilin, Ricardo Correa,
Andrea Colliva, Furio Silvestri, Serena Zacchigna, Chiara Collesi and Mauro
Giacca Rossana Bussani, docente
di anatomia patologica dell’Universita’ degli studi di Trieste Chiara Collesi, docente
di Biologia Molecolare dell’Università degli studi di Trieste Serena Zacchigna,
docente di Biologia Molecolare dell’Università degli studi di Trieste e Group
Leader in ICGEB Mauro Giacca,
docente di Biologia Molecolare dell’Università degli studi di Trieste,
direttore della Scuola di Medicina Cardiovascolare al King's College di Londra
e Group Leader in ICGEB |