MALATTIE
INFIAMMATORIE CRONICHE DELL’INTESTINO: CIRCA 10.000 EURO IL COSTO ANNUO A
PAZIENTE Gli
esperti del Gruppo italiano per le malattie infiammatorie croniche intestinali
(MICI) chiedono più attenzione da parte delle Istituzioni. In occasione del
loro VII Congresso, terminato oggi a Palermo, hanno posto l’accento
sull’importanza di una gestione più appropriata del problema, che può arrivare
a generare un costo di 10.000 euro all’anno per paziente. Discusse le nuove
possibilità di cura offerte dai farmaci biologici e il ruolo della chirurgia
divenuta sempre più specializzata e mininvasiva. Nel rinnovo del Consiglio
Direttivo IG-IBD, confermato il Segretario nazionale Fernando Rizzello. Tra gli
impegni 2016 della Società, lo sforzo per una ricerca scientifica made in Italy
ampia e di valore. Palermo,
5 dicembre 2015
– Si conclude il VII Congresso Nazionale dell’Italian Group
for Inflammatory Bowel Diseases (IG-IBD) che, con la
partecipazione di circa 500 delegati provenienti dalle università e
dagli ospedali di tutt’Italia, è stata l’edizione con più presenze. Diversi i
temi affrontati: dai medicinali di prossimo impiego agli attuali orientamenti
in ambito chirurgico, dalle criticità metodologiche dei trials clinici alle
difficoltà organizzative dell’offerta assistenziale. Un ritardo diagnostico non
diminuito negli ultimi 30 anni, il pesante impatto sulla qualità di vita,
l’accesso alle terapie ancora disomogeneo e la conseguente migrazione di
pazienti da una Regione all’altra in cerca di cure migliori sono alcune delle
problematiche a causa delle quali il costo a malato viene attualmente
stimato, seppure indicativamente, in circa 10.000 euro all’anno. Il
Congresso ha visto i 500 iscritti dell’IG-IBD impegnati nel rinnovo del Consiglio
Direttivo della Società. Confermati il Segretario nazionale Fernando
Rizzello, Università degli Studi di Bologna, S. Orsola Malpighi, i
consiglieri Fabrizio Bossa, Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza”
IRCCS San Giovanni Rotondo, Emma Calabrese, Università di Roma Tor
Vergata, Filippo Mocciaro, Ospedale Civico di Palermo e Antonio Rispo,
A.O.U. Federico II di Napoli. Alessandro Armuzzi, Università Cattolica
del Sacro Cuore di Roma, subentra a Simone Saibeni, A.O. G. Salvini, Ospedale
di Rho. Durante
l’evento, ampio spazio è stato dedicato alle novità sul fronte della strategia
terapeutica, dove è fondamentale il confronto tra le possibilità offerte dai
farmaci e l’utilità dell’intervento chirurgico. “Oggi, la scelta farmacologica
più efficace per la cura delle IBD si basa su due aspetti complementari”,
illustra Ambrogio Orlando, Responsabile Ambulatorio MICI, AO Ospedali
Riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo e Coordinatore nazionale comitato
scientifico IG-IBD. “La personalizzazione del trattamento, in base alle
caratteristiche del singolo paziente, e l’impiego di farmaci innovativi.
Oltre ai medicinali biologici già a nostra disposizione, (infliximab,
adalimumab e golimumab), ne sono in arrivo di nuovi. Il primo è vedolizumab,
che agisce bloccando il passaggio delle cellule infiammatorie dal sangue alla
mucosa intestinale e che dovrebbe essere disponibile entro i primi mesi del
2016. Altra molecola all’orizzonte è tofacitinib, che impedisce il
rilascio di una serie di citochine pro infiammatorie e per il quale è in corso
uno studio internazionale di fase 3, al quale partecipa anche il nostro centro.
Di prossimo impiego, inoltre, mongersen, farmaco con storia tutta
italiana dimostratosi molto efficace per il Crohn in fase 2, che ha il
vantaggio dell’assunzione orale e agisce per via topica, ripristinando la
normale omeostasi infiammatoria a livello intestinale. Importante anche il
ruolo dei primi biosimilari che, grazie al costo ridotto, rendono le
terapie più sostenibili consentendo di fornirle a un numero maggiore di
pazienti”. “L’innovazione
farmacologica degli ultimi anni nell’ambito delle MICI ha sicuramente
influenzato il modo in cui oggi si fa chirurgia su queste patologie”, spiega Gilberto
Poggioli, Ordinario di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Bologna
e Direttore della Chirurgia del tratto alimentare del Policlinico Sant’Orsola
Malpighi. “Non è diminuito il numero di interventi ma è cambiata la loro
natura, essendo diventati sempre più conservativi. Occorre tuttavia
monitorare nel lungo periodo gli effetti di questo nuovo approccio terapeutico,
per verificare cosa succede ai pazienti: mentre in passato avrebbero subito
interventi spesso demolitivi, attualmente vengono operati cercando di
preservare l’integrità del tratto intestinale, che risulta però esposto a una
condizione di infiammazione cronica per più anni. Altro elemento da evidenziare
è il fatto che fino a 15 anni fa’ la chirurgia era considerata l’ultimo step
del percorso di cura. Oggi, invece, fin dall’inizio, il chirurgo, specializzato
per intervenire sulle IBD, e il gastroenterologo si confrontano sulla strategia
da mettere in atto e, a seconda dei casi, la chirurgia può integrare
precocemente la terapia farmacologica. La comunicazione e la collaborazione
fra specialisti eterogenei è ormai un tratto comune ai diversi settori della
medicina, nell’ottica di una presa in carico multidisciplinare del paziente”. “Per
il 2016 IG-IBD intende continuare il percorso intrapreso con l’obiettivo di
favorire la produzione di studi clinici significativi sul fronte delle malattie
croniche infiammatorie dell’intestino”, evidenzia Fernando Rizzello. “Ci
auguriamo, in particolare, di riuscire a spronare la ricerca scientifica
indipendente e di contribuire all’affermazione dei lavori made in Italy nel
contesto internazionale. Tra gli impegni prioritari della nostra Società,
inoltre, la promozione nelle diverse Regioni di delibere attuative del Percorso
Diagnostico Terapeutico Assistenziale e l’avvio di progetti volti a ricostruire
in modo preciso e rigoroso il reale peso sociale ed economico delle MICI,
coinvolgendo tutti i livelli della società, dal Servizio Sanitario Nazionale al
Welfare, con il prezioso contributo delle Associazioni pazienti”. Tag
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