Influenza e malattie da raffreddamento: cibi sì e cibi
no per stare meglio anche durante le feste Tra le
raccomandazioni per guarire dai malessere dell’influenza, ci sono molti
consigli tra cui quello di bere spremute, sorseggiare latte e cognac, mangiare
in bianco e tante altre. Per sapere cosa funziona meglio a livello biochimico,
l’esperto spiega i meccanismi e gli effetti sul nostro organismo,
particolarmente messo alla prova durante la maratona festività a tavola Milano, 21 dicembre 2023 – Arriva il Natale
e anche se un po’ più in anticipo quest’anno, sta arrivando anche il picco
dell’influenza e delle malattie da raffreddamento. Ecco sprecarsi anche i
suggerimenti su cosa mangiare e cosa evitare, soprattutto ora staremo molto più
a tavola e per molti giorni. Per decidere meglio cosa mangiare e cosa
suggerire, una soluzione viene dalla chimica dell’alimentazione che sfrutta gli
elementi nutrizionali come principi attivi. Paolo BIANCHINI,
consulente nutrizionale e nutraceutico di Salò e autore dell’omonimo Metodo,
analizza i più noti rimedi conosciuti per le malattie da raffreddamento,
spiegando pregi e difetti di ciascuno. LATTE E COGNAC: NON FACCIAMOCI INGANNARE DAGLI ZUCCHERI
DELL’ALCOOL Bianchini:
“Sull’uso
di cognac o grappe in caso di malessere, escludo il beneficio poiché si tratta
di alcool, e dunque di zucchero con gli effetti infiammatori. A ingannare è la
sensazione data dalla vasodilatazione o l'effetto serotonina e dopamina
rilasciati a causa dello zucchero può fornire questa sensazione di benessere.
E’ vero anche che il latte concilia il sonno, e basta pensare a quello materno
che non contiene solo proteine, grassi, zuccheri e vitamine, ma anche ormoni e
molti altri fondamentali molecole. Non solo: la composizione ormonale cambia a
seconda dell'ora, così che la sera e la notte il latte ha molta più melatonina.
Lo stesso succede con il latte vaccino che utilizziamo normalmente che se munto
durante la notte può contenere molta più melatonina, e questo potrebbe spiegare
l'effetto di far dormire meglio che a volte viene registrato bevendo latte
prima di andare a letto”. CARNE E UOVA: NON DEVONO MANCARE PER AVERE LE DOSI DI ZINCO Bianchini:
“Premesso
che la febbre non sarebbe da reprimere come è la tendenza clinica, consentire
il raggiungimento di una temperatura massima a 38,5 consente di combattere
certi patogeni in modo naturale e permette al sistema immunitario di
rinforzarsi e abituarsi a combattere con le proprie armi. Meglio che
l'organismo abbia a disposizione nutrienti favorevoli a ridurre lo stato
infiammatorio che prediligere quelli che lo provocano. Prendiamo ad esempio lo
zinco che è un microelemento fondamentale per la vita. E' stato ampiamente
dimostrato scientificamente il suo ruolo benefico nelle affezioni alle vie
respiratorie, nella riduzione delle infezioni e nell'azione immunostimolante La
carenza di zinco è dovuta soprattutto alla dieta basata sui cereali (con un
alto contenuto di fitati che ne impediscono l'assorbimento) su quantità
insufficienti di carne, soprattutto carne rossa che è una delle migliori fonti
di zinco (a parte frutti ci mare come le ostriche). Altre fonti importanti di
zinco sono le uova (specialmente il tuorlo), i prodotti della pesca, il latte e
i suoi derivati, che garantiscono complessivamente un ulteriore 30% dello zinco
assunto con la dieta”. MIELE E ZUCCHERI: NON AIUTANO IN CASO DI MAL DI GOLA Bianchini:
“L’alta
concentrazione di zuccheri presente nel miele (66-83% composto da glucosio,
fruttosio, saccarosio oligosaccaridi) oltre a quelli di acqua (13-20%) e da
destrine (’1-5%) spiega perché è in grado di innescare tutti i meccanismi
infiammatori noti. Una delle caratteristiche dello zucchero è che riduce la
quantità di ATP intracellulare, ovvero la molecola che si può definire la
benzina che le nostre cellule usano. Non solo la riduce, ma addirittura ne
limita anche la produzione. Questo crea una cascata di processi che portano a
un maggior immagazzinamento di nutrienti nelle cellule adipose, ovvero
s'ingrassa di più. Elevati livelli di zucchero portano a una serie di
conseguenze, fra cui aumento di peso, aumento di grasso intraviscerale,
resistenza all'insulina, aumento dei trigliceridi, abbassamento del colesterolo
HDL, aumento della pressione arteriosa, aumento dell'uricemia e
dell'infiammazione sistemica”. PEPERONCINO: MOLTO UTILE PERCHE’ ANTINFIAMMATORIO Bianchini:
“Nel
peperoncino troviamo contenuti preziosi nutrienti come la vitamina C (quasi 230
mg/100 g, mentre il limone ne contiene circa 50 mg) che è un noto
immunostimolante, insieme a antiossidanti, minerali, etc. Ma il peperoncino
contiene anche il capsiato e i suoi diidro-derivati, che hanno dimostrato di
avere la capacità di indurre in laboratorio la morte spontanea nelle cellule
tumorali, proprio come la pungente capsaicina principio attivo noto per le
proprietà antidolorifiche. Evidenze scientifiche suggeriscono che possa trattarsi
anche di un principio attivo dall'azione antibatterica, analgesica nonostante
la sensazione irritante è sicuramente benefica purché, come ogni spezia, sia
assunta con moderazione per gli effetti veramente farmacologici attribuiti”. MANGIARE IN BIANCO: NON AIUTA Bianchini:
“Il
riso come la pasta contiene amido (il riso più della pasta a dire il vero), che
si compone di catene di glucosio. Un’elevata quantità di glucosio può essere
dannosa per il sistema immunitario, compromettendo la sua capacità di
combattere le infezioni. Quando il nostro sistema immunitario viene attivato in
risposta a un’infezione, il glucosio viene utilizzato in modo più intenso. Le
cellule immunitarie vengono inviate nelle zone infette per combattere i
patogeni. Tuttavia, se c’è troppo glucosio nel corpo, può verificarsi un
eccesso di produzione di sostanze infiammatorie, che può danneggiare
l’equilibrio del sistema immunitario e portare a problemi come infiammazioni
croniche e malattie infiammatorie croniche. Sono molti gli studi che hanno
analizzato il ruolo chiave del glucosio nel sistema immunitario in cui si
evidenzia che una quantità adeguata di glucosio è necessaria per il corretto
funzionamento delle cellule immunitarie, ma un eccesso può portare a una
produzione eccessiva di sostanze infiammatorie e può essere correlato
all’insorgenza di malattie infiammatorie croniche”. SPREMUTE DI ARANCIA: ECCO I LIMITI Bianchini:
“Quando
beviamo una spremuta di arance assumiamo più zuccheri di vitamine e sappiamo
come gli zuccheri inneschino il meccanismo infiammatorio. Il rapporto
rischio/beneficio di una spremuta è sfavorevole: bastano 5gr di zucchero per
attivare la risposta insulinica e in un bicchiere da 100ml ci sono ben 8gr di
zucchero. Ci sono molte discussioni sulla necessità di integrare vitamina C che
compete con il glucosio per l'assorbimento nel nostro organismo. Gli esseri
umani, a differenza della stragrande maggioranza degli animali, hanno perso la
capacità di sintetizzare vitamina C durante la loro evoluzione, e devono
pertanto consumare vitamina C dagli alimenti. Popolazioni essenzialmente
carnivore, infatti, non sembrano avere alcun problema di carenza di vitamina C,
nonostante l'assenza nella loro dieta, così come la numerosa comunità carnivora
(persone che non consumano alcun alimento di origine animale) non riporta alcun
problema di scorbuto, la condizione patologica causata appunto dalla carenza di
vitamina C che affliggeva soprattutto i marinai nel recente passato. I sintomi
della deficienza sono vari, ma i principali è una tendenza ad avere carie e
fratture ossee, perdita di capelli, facilità ad avere ematomi, gengive
sanguinanti, difficoltà nell'aumentare la massa muscolare, difficoltà a far
guarire ferite, debolezza. La migliore forma per l'integrazione di vitamina C è
comprarla sfusa, in polvere, di grado farmaceutico, spesso venduta con il nome
di acido ascorbico. Sciolta nell'acqua ha un piacevole sapore acidulo, del
resto insieme all'acido citrico è la responsabile del gusto acidulo di limoni
ed arance. L'unico accorgimento è assumerlo gradualmente nel corso della
giornata per non avere effetti indesiderati sul sistema gastrointestinale”. |