Per la prima volta nella sua storia, la Fondazione
Museo Antonio Ligabue di Gualtieri (RE) si apre agli artisti del presente,
presentando un inedito confronto tra Antonio Ligabue ed undici
artisti contemporanei - Evita Andùjar, Mirko Baricchi, Elisa Bertaglia,
Marco Grassi, Fabio Lombardi, Juan Eugenio Ochoa, Michele Parisi, Ettore
Pinelli, Maurizio Pometti, Giorgio Tentolini e Marika Vicari - capaci di
connettere, attraverso la potenza dell'immaginazione, la realtà che conosciamo
con un altrove denso di mistero e di speranza.
Curata da Nadia Stefanel e Matteo
Galbiati, la mostra "Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti
contemporanei a confronto", in programma dal 15 maggio al 14
novembre 2021 nel Salone dei Giganti di Palazzo Bentivoglio a
Gualtieri (RE), nasce da un nuovo corpus di opere di Antonio Ligabue,
raccolte e selezionate da Francesco Negri.
Grazie al rapporto costruito negli anni,
insieme al padre Sergio, con i numerosi collezionisti di Ligabue, Francesco
Negri ha avuto la possibilità di proporre per la mostra sedici opere di
grande valore, tra le quali "La leonessa con zebra" del
1958-59, che costituisce una prima assoluta per Gualtieri, non essendo stata
presente nemmeno nell'antologica del 1975. Il percorso espositivo comprende,
inoltre, il piccolo "Autoritratto" del 1940-42, tra i
primissimi realizzati dall'artista all'inizio del suo secondo periodo
artistico, ed alcuni dipinti provenienti da precedenti importanti collezioni,
come "La lotta di galli" del 1958-59 e l'"Aratura"
del 1944-45, appartenuti rispettivamente a Walter Chiari e Romolo Valli.
L'immagine guida della mostra è una
"Figura di donna" del 1953, abbondante nelle forme, tipica
dell'Emilia del benessere post-bellico, ma anche vicina alle Veneri
paleolitiche (come la "Venere di Chiozza", ritrovata nelle zone di
Scandiano nel 1940). Un'opera di grandi dimensioni che costituisce, come spiega
Nadia Stefanel, consulente artistico della Fondazione Museo Antonio
Ligabue e co-curatrice dell'esposizione, «una sorta di pubblicità ante
litteram», in quanto realizzata per una ditta del territorio che produceva
impianti di irrigazione, ma anche la sintesi della «potenza attrattiva di ciò
che è sempre mancato a Ligabue, una donna, per essere contraccambiato in
quell'amore mai corrisposto di una vita».
Agli artisti invitati, i curatori hanno
chiesto di porsi in dialogo con le opere di Ligabue, testimonianza di un
percorso in cui la figura, in una prima fase caratterizzata da una precisa
connotazione, viene successivamente sottoposta ad una estrema sintesi, fino a
dissolversi nel colore.
«Accanto alla figura di Ligabue –
dichiara Matteo Galbiati, storico dell'arte, docente e co-curatore -
abbiamo voluto riunire alcuni giovani artisti che riflettessero,
approfondendoli, anche a distanza, le sue stesse suggestioni; che avessero
espressività fondate sugli stessi gangli sensibili. La scelta di questi artisti
ha guardato, allora, con precipua attenzione alla specificità delle loro
ricerche che, senza condizionamenti o scelte d'occasione, hanno sempre posto
l'essenza della loro visione proprio sull'animo come centro di valore per le
loro esperienze estetiche. Il tema e il concetto di figura rappresentata è il
mezzo per oltrepassare l'immediatezza del resoconto visibile e lasciar
affiorare la tensione e la passionalità di immagini che trasfigurano esperienze
comuni e condivise».
Il percorso espositivo si articola in
due sezioni: la prima si sviluppa intorno all'energia
epidermica, carnale e fisica del colore e del suo realizzarsi attraverso il
farsi concreto nella pittura (Andùjar, Baricchi, Grassi, Pinelli, Pometti);
la seconda pone l'accento sul potere trasfigurante dell'arte, che coglie
l'immagine nell'istante in cui diventa memoria, sogno, miracolo, apparizione,
fissandola prima di una sua inesorabile sparizione (Bertaglia, Lombardi, Ochoa,
Parisi, Tentolini, Vicari).
Le rappresentazioni pittoriche,
attraverso cui Evita Andújar (Écija, Spagna, 1974) esprime la sua
poetica, riflettono le molteplici sfaccettature della nostra ordinaria quotidianità.
Le protagoniste, dai lineamenti sfumati e dispersi e dai volti disgregati, si
sciolgono senza lasciare traccia della propria identità, dando vita ad immagini
sfocate fatte di imprecisioni volute, che amplificano una percezione
evanescente e a tratti alterata della realtà.
Con Mirko Baricchi (La Spezia,
1970) ci ritroviamo proiettati in un'atmosfera onirica, tra colori con richiami
boschivi e intrecci vegetali. La dimensione lirica è data dal fascino,
dall'incanto e dal mistero delle sue opere, in gradazioni che sfumano dai toni
della terra alle tonalità del rosso rugginoso e spento, dai verdi malati ai
bruni calmi e pacati, tra luci e ombre, in ambientazioni che restituiscono
cicatrici dei nostri ricordi più profondi.
La leggerezza e la trasparenza degli
elementi creano un'atmosfera onirica potente, una testimonianza costruita da Elisa
Bertaglia (Rovigo, 1983) su metafore e simboli della natura che risuonano
come un canto ancestrale rimbombante nella più profonda interiorità umana.
Bertaglia costruisce un percorso di ricerca e sviluppo di una identità e
consapevolezza libera e personale, in cui si esplorano gli aspetti più
reconditi dell'immaginazione.
Attraverso l'inaspettata combinazione
armonica di decorazione e iperrealismo, due dimensioni che sembrano incontrarsi
incidentalmente, Marco Grassi (Milano, 1966) ci permette di assistere al
superamento dell'arcaica concezione di ritratto, regalando all'osservatore la
possibilità di dare vita a un dialogo silenzioso con le tacite, ma vibranti,
figure protagoniste dei suoi dipinti.
Fabio Lombardi (Gavardo, Brescia, 1993) si focalizza sulla decadenza
in tutte le sue forme per renderla consapevole testimonianza della natura
umana. Alcune figure si costruiscono o si decompongono, tra ombre e luci,
talora annullate, talora affermate in un equilibrio instabile tra presenza e
assenza.
La pittura di Juan Eugenio Ochoa (Medellin,
Colombia, 1983) si prefigura come atto di memoria. I volti rappresentati
attraverso la stratificazione, le trasparenze, il mistero ed il vuoto sono
caratteristiche essenziali per richiamare l'uomo al sogno. I soggetti dei suoi
lavori, dalla fisicità indefinita, per mezzo di una stratificazione pittorica
di velature, appaiono fantasmi incorporei enfatizzando il senso, a tratti
mistico, che aleggia intorno alle immagini e le colloca in uno spazio etereo,
esprimendo la condizione umana mutevole e fragile.
La genesi dei lavori di Michele
Parisi (Riva del Garda, Trento, 1983) prende vita da un misto di interessi
che, portandolo a muoversi tra fotografia e pittura, dà così vita ad un
linguaggio personale e intimo. Il dato vero fotografico e il dato fittizio
immaginifico istituiscono tra loro un misterioso ed evocativo legame che, come
il ricordo, apre a rappresentazioni lontane che si associano, stratificandosi e
generando attimi eterni.
Nel secolo delle immagini, la
televisione, il web e i giornali sono fonti inesauribili di rappresentazioni di
conflitti, scontri e momenti di guerriglia, che divengono i temi principali
tramite i quali Ettore Pinelli (Modica, Ragusa, 1984) conduce un'analisi
antropologica finalizzata ad indagare gli aspetti più istintivi dell'uomo.
L'artista attinge da fotografie e fatti di cronaca, che divengono strumento di
ricerca oltre che fonte di spunti visivi ed emblema della realtà nella sua
autentica e spiazzante verità.
La produzione artistica di Maurizio
Pometti (Catania, 1987) risulta delicata e ricercata, ma allo stesso tempo
notevolmente tormentata, ripercorrendo scene familiari e della sua infanzia che
hanno luogo in ambientazioni cristallizzate in un istante infinito, il quale
porta con sé sentimenti, sensazioni e reminiscenze passate che affiorano nel
presente.
Giorgio Tentolini (Casalmaggiore, Cremona, 1978) sembra faccia dello
sfocato, della dissimulazione e del gioco chiaroscurale i capisaldi della sua
poetica. Partendo da uno studio prettamente fotografico trasforma gli attimi
catturati dallo scatto in opere che, a prima percezione, risultano
bidimensionali. In realtà, i suoi lavori nascono dalla stratificazione di livelli
di materiale, approdando in una tridimensionalità creando un vero e proprio
bassorilievo in negativo.
La delicatezza dell'acquerello, nelle
opere di Marika Vicari (Vicenza, 1979), sembra fondersi con la rigidità
della grafite nera, dando vita a un forte contrasto inaspettatamente armonioso
e lirico. Il bosco sembra uscire da una dimensione favolistica privata dei suoi
personaggi, immobile e sospesa in un tempo parallelo. È proprio l'assenza di
figure in queste poetiche rappresentazioni che acuisce quel senso di
malinconica solitudine che si prova guardandole, pur restandone incantati.
Attraverso gli undici artisti presenti
si propone un altro modo per leggere la "figura" - dell'uomo e del
suo ambiente - che, accompagnandosi alla semplicità vera di Ligabue, sa
riconciliare il nostro sguardo con presenze che sanno ritrovare se stesse e il
proprio essere al di là del tempo.
"Ligabue, la figura ritrovata. 11
artisti contemporanei a confronto" – concludono Mattea Gialdini e Renzo
Bergamini, rispettivamente Assessora alla Cultura e Sindaco del Comune di
Gualtieri - è «un'esposizione museale che si anima e si veste dell'oggi», una
nuova proposta di lettura ma anche una sfida accettata da parte
dell'Amministrazione comunale, supportata dalla competenza e dalla
professionalità di tutte le persone coinvolte.
Promossa dal Comune di Gualtieri e
dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue, la mostra è realizzata in
collaborazione con Regione Emilia-Romagna e Fondazione Cassa di
Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori, con il contributo dei Soci
della Fondazione Museo Antonio Ligabue – EmilBanca (main sponsor), Boorea,
Coopservice, Landi Renzo -, di Apart Art Advisory e Padana
Tubi.
L'esposizione è accompagnata da un
catalogo Vanillaedizioni con i testi istituzionali, i testi dei curatori ed un
ricco apparato iconografico. I pannelli di sala che introducono il visitatore
alla ricerca degli artisti contemporanei, così come le schede presenti nel
catalogo, sono realizzati dalle studentesse del corso di "Didattica dei
Linguaggi Artistici" (prof. Matteo Galbiati) dell'Accademia di Belle
Arti di Brescia SantaGiulia.
La mostra sarà ufficialmente inaugurata
sabato 15 maggio, alle ore 17.00, sotto il portico aperto antistante Palazzo
Bentivoglio. Accesso al museo solo su prenotazione: sabato ore 10.00-13.00 e
15.00-19.00, domenica e festivi ore 10.00-19.00. Per informazioni e
prenotazioni:
T. +39 0522 221853, M. +39 349 2348333,
info@museo-ligabue.it,
www.museo-ligabue.it
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