A MILANO IL SECONDO MEETING DEL BONE CENTER DEL SAN RAFFAELE.
OSTEOPOROSI E CARENZA DI VITAMINA D: TEMI DI SALUTE PUBBLICA
Nel corso dell’incontro odierno promosso dal Bone
Center del San Raffaele, gli specialisti coinvolti nel trattamento
dell’osteoporosi e i medici del territorio discutono di ipovitaminosi D,
terapie, osteopatie rare, assistenza e formazione mirate. A due giorni dalla
Giornata Mondiale dell’Osteoporosi, il meeting è l’occasione per fare il punto
su una patologia silenziosa ad alto impatto clinico e sociale, da affrontare
con approccio multidisciplinare e nuovi modelli assistenziali.
L’osteoporosi colpisce 500 milioni di persone a livello globale, il 6,4% degli uomini e il 21,2%
delle donne di età superiore ai 50 anni. Annualmente, si verificano 37
milioni di fratture da fragilità negli over 55, vale a dire 70 fratture al
minuto. L’International Osteoporosis Foundation pubblica questi e altri
sconfortanti dati per la campagna 2024 Say No To Fragile Bones, che
affianca la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi di domenica prossima, 20
ottobre.
Oggi a Milano, il secondo Meeting Nazionale Bone
Center San Raffaele, che raduna specialisti e medici del territorio
sotto l’egida del GIOSEG (Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal
Endocrinology Group), anticipa e si inserisce nel contesto dell’annuale
appuntamento dedicato all’osteoporosi, una patologia tanto diffusa, articolata
e trasversale da affrontare inevitabilmente con approccio clinico
multidisciplinare e modelli organizzativi dedicati. Come avviene da oltre un
anno al Bone Center Ospedaliero-Universitario del San Raffaele di
Milano, che razionalizza il percorso di chi è affetto da malattie dell’osso,
ponendosi come punto di accesso unico a garanzia di una più efficiente
assistenza. Il paziente viene preso in carico a 360° da un team
multidisciplinare, che svolge attività diagnostica con tecniche e strumenti di
ultima generazione e segue precisi e condivisi Percorsi Diagnostico Terapeutici
Assistenziali.
Il centro è diretto da Andrea Giustina,
Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo
all'Università Vita-Salute San Raffaele e Primario dell'Unità di Endocrinologia
all'Ospedale San Raffaele, che spiega: «Il Bone Center si è dimostrato in grado
di aumentare in modo molto significativo la sinergia tra diverse figure
professionali. In particolare, la collaborazione tra endocrinologi e
ortopedici e tra endocrinologi e ginecologi. La prima ha permesso di valutare
precocemente l’assetto osseo e programmare la valutazione densitometrica dei
pazienti già fratturati, facilitando la presa in carico dal punto di vista del
follow-up e delle terapie (prevenzione terziaria, del paziente già fratturato
che non va lasciato solo perché il rischio di rifratturarsi è alto). La seconda
ha consentito di individuare le donne in menopausa con maggiore rischio di
frattura (prevenzione primaria e secondaria)».
«L’ambulatorio dell’osteoporosi, quello ideale
di cui parliamo nel corso del meeting odierno e a cui il Bone Center aspira,
deve offrire tutta la gamma delle opzioni terapeutiche disponibili – aggiunge
Giustina – e dunque, per esempio, valutare l’uso di terapie sequenziali o
combinate e, ancora, mettere in campo un approccio anabolico verso i pazienti
più gravi, plurifratturati o comunque a rischio elevato, e un approccio
antiriassorbitivo dell’osso verso una popolazione più vasta (osteoporosi senza
fratture). Attualmente la terapia dell’osteoporosi è in fase evolutiva:
ricerca, soluzioni diagnostiche e farmacologiche si stanno focalizzando sulla
patologia severa, ovvero sul rischio di frattura imminente o comunque alto,
sostanzialmente sui pazienti che si sono già fratturati. E magari non lo
sanno».
Infatti, nonostante la sua ampia diffusione,
l’osteoporosi è ancora una patologia sotto diagnosticata e non sufficientemente
prevenuta e trattata – ragion d’essere delle iniziative volte a diffondere
quella cultura necessaria ad accrescere la consapevolezza del problema,
Giornata Mondiale dell’Osteoporosi inclusa. «Non dimentichiamoci – segnala
Giustina – che esistono malattie ossee rare, osteopatie metaboliche
ancora più invisibili dell’osteoporosi, che interessano i bambini e la loro
transizione verso l’età adulta: ne parliamo oggi in una tavola rotonda
dedicata. In queste situazioni il Bone Center è spesso l’unico riferimento
possibile, perché si tratta di patologie che vengono difficilmente
diagnosticate sul territorio».
Il Bone Center è insomma la soluzione
clinico-assistenziale che può rispondere ai bisogni dei pazienti più complicati
e fragili. Al contempo, vocato com’è anche alla ricerca e alla didattica, è un
luogo di pratica e crescita professionale per la classe medica, attuale e
futura. Una delle sue articolazioni è il Master di II livello in Osteoporosi
e Malattie del Metabolismo Osseo dell’Università Vita-Salute San Raffaele, che
va a colmare una lacuna dell’istruzione superiore (non esiste una
specializzazione in osteoporosi) e ha nella multidisciplinarietà il suo
principio ispiratore: nell’incontro odierno i masterizzati stessi raccontano il
loro percorso formativo e come lo hanno messo a profitto nell’ambito
lavorativo.
«Si tratta di fare crescere delle figure professionali,
figure chiave, che possano essere l’ossatura del Bone Center del San Raffaele e
di tutti i bone center che nasceranno in altre realtà. Il nostro è un modello
organizzativo da replicare, la cui filosofia è ampiamente condivisa a
livello di società scientifiche, di visione prospettica del problema nel
Paese», racconta Giustina.
Si stima che in Italia le fratture da fragilità
toccheranno quota 702.000 entro il 2034. La prevenzione e il trattamento
dell’osteoporosi sono pertanto materia urgente, aggravata dalla carenza di
vitamina D che caratterizza la popolazione italiana. Proprio a questo tema
Giustina dedica la lettura iniziale dell’appuntamento di oggi. «In Italia,
soprattutto tra gli anziani e durante i mesi invernali, abbiamo livelli
circolanti di vitamina D tra i più bassi in Europa, insieme ad altri Paesi
mediterranei dove, come da noi, non si addiziona il cibo con vitamina D, che è
fondamentale per il benessere delle ossa. E lo è per la salute in generale,
alla luce delle sue molte azioni extrascheletriche (diciamo infatti che è un
ormone pleiotropico, può agire cioè su più organi e tessuti). Per queste
ragioni la carenza di vitamina D è in definitiva un tema di salute pubblica»,
conclude Giustina.