Tra Cosmo e microcosmo: è tutta italiana la
scoperta di una delle più rare meteoriti al mondo caduta in Italia
meridionale... e contiene un materiale “impossibile” Potrebbe fornire
nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione del Sistema Solare Bari, 12 febbraio 2024 – Una nuova e importante scoperta nell’ambito delle
scienze planetarie è stata messa a segno da un gruppo di ricerca tutto
italiano. Si tratta del rinvenimento di una meteorite estremamente rara, in
quanto contiene rarissime leghe metalliche di alluminio e rame e che presenta
al suo interno materiali con una simmetria proibita, i “quasicristalli”. La
scoperta è descritta in un articolo pubblicato oggi dalla rivista Communications Earth & Environment appartenente
al gruppo editoriale di Nature-Portfolio. La strana meteorite è stata studiata da un gruppo di ricercatori
dell’Università degli Studi di Bari (Giovanna Agrosì, Daniela Mele, Gioacchino
Tempesta e Floriana Rizzo del Dipartimento di Scienze della Terra e
Geoambientali), in collaborazione con l’Università di Firenze (Luca Bindi e
Tiziano Catelani del Dipartimento di Scienze della Terra) e l’Agenzia Spaziale
Italiana (Paola Manzari). Il ritrovamento si è rivelato immediatamente eccezionale: si tratta del
terzo caso al mondo di materiale extraterrestre contenente leghe metalliche di
questo tipo e il secondo rinvenimento di una micrometeorite contenente un
quasicristallo di origine naturale, dopo il ritrovamento della meteorite di
Khatyrka, avvenuto nel 2011, grazie ad una costosissima e avventurosa
spedizione internazionale che si era spinta fino ai confini dell’estremo
Oriente russo, in Chukotka,
luogo del ritrovamento della meteorite che le ha dato il nome. La scoperta fatta rappresenta un tipico caso di Citizen Science;
infatti, la micrometeorite, avente la forma di una piccola sferula, è stata
trovata sul Monte Gariglione in Calabria da un collezionista che, notando una
strana e inusuale lucentezza metallica, ha deciso di spedirla agli studiosi
dell’Università di Bari per indagare sulla natura di questo oggetto
apparentemente inspiegabile. Le analisi effettuate hanno prontamente messo in
luce un’incredibile scoperta: la sferula era extraterrestre. La sua singolare
lucentezza metallica, dovuta alla presenza di una lega metallica di rame e
alluminio, conta rarissimi ritrovamenti precedenti. Gli studiosi sono rimasti
impressionati nel constatare di avere tra le mani un elemento mai trovato in
natura: un nuovo e rarissimo quasicristallo presente nella meteorite. “I quasicristalli sono
materiali in cui gli atomi sono disposti come in un mosaico, in modelli
regolari ma che non si ripetono mai nello stesso modo, diversamente da quello
che succede nei cristalli ordinari – racconta Luca Bindi, ordinario di Mineralogia e Direttore
del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo fiorentino - Fu Dan Shechtman, poi premiato nel 2011 con
un Nobel per le sue scoperte, a studiarne negli anni ’80 la struttura, che li rende preziosi anche per applicazioni in vari settori
industriali. Quindici anni fa, fui proprio io a scoprire che tale materiale
esisteva anche in natura, grazie all’individuazione del primo quasicristallo in
un campione appartenente alla meteorite Khatyrka, conservato nel Museo di
Storia Naturale dell’Università di Firenze”. La scoperta è decisamente eccezionale per il fatto che si tratta del
secondo rinvenimento di una micrometeorite contenete quasicristalli, ma anche
per il fatto che la piccola sferula è stata scoperta in Italia meridionale a
migliaia di chilometri dal primo ritrovamento ed è stata studiata da un gruppo
di ricerca interamente italiano con capofila l’Università di Bari. “Lo sviluppo delle Scienze Planetarie in Italia meridionale è un punto
su cui abbiamo sempre creduto e questa scoperta dimostra come il contributo
degli studi geologico-mineralogici siano essenziali per il progresso delle
conoscenze sul nostro Sistema Solare” afferma Giovanna Agrosì, docente di
Mineralogia dell’Università di Bari e coordinatrice dello studio. "I risultati di questa ricerca
– commenta Paola Manzari dell’Unità di Coordinamento Ricerca e Alta Formazione
(UCR) del Centro Spaziale di Matera dell’ASI - mostrano che esiste un universo ancora ignoto di fasi mineralogiche
alla nanoscala nei materiali di origine extraterrestre, che riesce ancora a
sorprenderci. La scoperta di questa lega anomala in una matrice condritica
insieme alla presenza dei quasicristalli, apre nuovi scenari sulle origini del
materiale originario da cui si è staccato il frammentino e fornisce nuovi elementi per comprendere i meccanismi di formazione
del Sistema Solare." La preziosissima micrometeorite è attualmente custodita nel Museo di
Scienze della Terra dell’Università di Bari, luogo nel quale si è in procinto
di allestire una sezione dedicata a campioni extraterrestri. “La
scoperta - conclude Giuseppe Mastronuzzi, Direttore del Dipartimento di
Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari- è
importantissima non solo per le scienze mineralogiche e planetarie ma anche per
la fisica e la chimica dello stato solido; essa dimostra ancora una volta che i
quasicristalli possono formarsi spontaneamente in natura e, soprattutto,
rimanere stabili per tempi geologici.” Per
ulteriori informazioni: https://doi.org/10.1038/s43247-024-01233-w Ufficio
stampa ASI – Giuseppina Piccirilli, 06 8567 431 / 887 / 655 stampa@asi.it
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