Gli scienziati
studiano il nannoplancton della biosfera marina per comprendere l’evoluzione
dei cambiamenti climatici.
Elisabetta Erba (Geologa e
Paleontologa di fama internazionale – Docente dell’Università di Milano):
“Stiamo studiando le alghe coccolitofore mesozoiche fossili, la biosfera
marina, i sedimenti marini. Un periodo che spazia dai 240 ai 66 milioni di anni
fa per comprendere l’evoluzione dei cambiamenti climatici di oggi. La
preoccupazione maggiore riguarda la velocità di adattamento del Sistema Terra
in tempi brevissimi, ordini di grandezza più rapidi rispetto a quelli
verificatisi (con successo) in natura nel passato lontano. Questa differenza
potrebbe risultare fatale per molti ecosistemi. Tra le principali
preoccupazioni rientra la perdita di specie, con la possibilità che molti
organismi non riescano ad adattarsi ad un clima surriscaldato, con estinzioni
previste che potrebbero interessare fino al 10-20% della biodiversità attuale”.
Ben 1000 geologi – 1200 temi di
ricerca – 53 sessioni: Bari sarà sede del Congresso Nazionale della Società
Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia.
Dal 2 Settembre – a Bari - Geology
for a sustainable management of our Planet, il Congresso Nazionale della
Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e
Petrologia: 1000 geologi, 1200 comunicazioni su cambiamenti climatici,
evoluzione della Terra, ambienti naturali e sostenibilità, rischi geologici, e
altro ancora, sismologia, vulcanologia, 8 geo – escursioni.
“Lo studio delle alghe coccolitofore
mesozoiche fossili ha permesso di: comprenderne e quantificarne i processi
evolutivi in relazione a cambiamenti ambientali anche estremi, oppure a periodi
di stasi o con stress ambientali di piccola entità, misurarne la resilienza,
identificando i valori soglia (ad esempio di paleo-temperatura e paleo-CO2) che
hanno determinato loro crisi temporanee o permanenti, misurare i tempi di
reazione ai cambiamenti climatico-ambientali traendo informazioni cruciali per
comprendere le possibilità e le velocità di adattamento. Gli studi
geologico-micropaleontologici condotti sui nannofossili ci mettono in guardia
sulla possibilità di raggiungere valori-soglia delle forzanti
climatico-ambientali, che potrebbero indurre divergenze irreversibili rispetto
alle recenti condizioni di equilibrio. La preoccupazione maggiore riguarda la
velocità di adattamento del Sistema Terra in tempi brevissimi, ordini di
grandezza più rapidi rispetto a quelli verificatisi (con successo) in natura
nel passato lontano. Questa differenza potrebbe risultare fatale per molti
ecosistemi. La storia del Mesozoico (l’Era dei Dinosauri) delle alghe
coccolitoforidi inizia e termina con due grandi estinzioni di massa ed è stata
contrassegnata da una serie di crisi e di speciazioni. Le alghe coccolitoforidi
dominavano già gli oceani e i nannofossili calcarei analizzati nelle
successioni marine che si sono lentamente depositate sui fondali ci raccontano
che ineluttabilmente gli oceani sempre più caldi e acidi (a causa dell’aumento
della CO2) si sono anche impoveriti di ossigeno perturbando le diverse nicchie
ecologiche e diventando inospitali per molti organismi”. Lo ha dichiarato
Elisabetta Erba, geologa e paleontologa, tra le più autorevoli scienziate in
campo paleontologico al Mondo e docente dell’Università degli Studi Milano.
La ricerca sulle alghe
coccolitoforidi. Sotto osservazione la biosfera marina, in particolare
l’Oceano.
“Dai grandi cambiamenti climatici
alla scala microscopica: i nannofossili calcarei ci offrono risposte preziose
per il nostro futuro, in particolare le alghe coccolitoforidi. Si tratta di alghe
unicellulari marine di dimensioni comprese tra 3 e 40 micrometri (1 micron =
1/1000 mm) che fanno parte del fitoplancton e popolano la zona fotica di tutti
gli oceani dalle zone costiere all’oceano aperto, dalle latitudini equatoriali
a quelle subpolari. Secernono, all’interno della cellula, piastrine calcitiche
(coccoliti) di differente forma e dimensione, diagnostiche per il
riconoscimento delle specie – ha proseguito Elisabetta Erba - che poi si
dispongono sulla superficie della cellula a costituire un guscio chiamato
coccosfera. Dopo la morte, le coccosfere iniziano a cadere verso il fondale
dove si accumulano a produrre i sedimenti carbonatici più diffusi negli oceani.
Questi processi sono iniziati circa 240 milioni di anni fa (Triassico) e la
deposizione di sedimenti oceanici calcarei a nannofossili (coccoliti e
coccosfere fossili) è il processo dominante negli oceani da almeno 180 milioni
di anni fa (Giurassico).
Nella loro lunga storia, le varie
specie di alghe coccolitoforidi hanno dimostrato affinità/preferenze ecologiche
differenziate ad esempio per acque calde, temperate o fredde. L’abbondanza e la
biodiversità dei nannofossili calcarei permettono, dunque, di ricostruire le variazioni
della temperatura delle acque marine superficiali (che sistematicamente
rispecchiano le variazioni dell’atmosfera) ma anche i cambiamenti interconnessi
di salinità, torbidità, disponibilità di nutrienti, il chimismo degli oceani
che determinano la dinamica dell’ecosistema oceanico.
Il Pianeta Terra ha già sperimentato
episodi di surriscaldamento e eccesso di CO2 atmosferica, anche più estremi
rispetto a quelli in corso. Negli ultimi 350 milioni anni, questo si è
verificato ad esempio 190, 120 e 90 milioni di anni fa”.
Temperatura aumentata. Si studia la
biosfera marina! Sotto osservazione l’Oceano, analizzati i sedimenti oceanici.
I risultati saranno presentati al prossimo Congresso Nazionale della Società
Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in
programma a Bari nella prima settimana di Settembre.
“Attualmente, la temperatura media
globale è aumentata di 1-1,5°C rispetto ai tempi preindustriali, la
concentrazione di CO2 atmosferica è salita da 280 parti per milione (ppm) a
circa 420 ppm. Le proiezioni future indicano che, se continuiamo ad introdurre
CO2 nell'atmosfera al ritmo degli ultimi 50 anni, potremo assistere a un
ulteriore innalzamento delle temperature, con un aumento previsto fino a +5°C
entro la fine di questo secolo - ha concluso la Erba - e la
concentrazione di CO2 atmosferica potrebbe raddoppiare. Tra le principali
preoccupazioni rientra la perdita di specie, con la possibilità che molti
organismi non riescano ad adattarsi ad un clima surriscaldato, con estinzioni
previste che potrebbero interessare fino al 10-20% della biodiversità attuale.
La biosfera marina, la più complessa
e numerosa del Pianeta, è estremamente sensibile ai cambiamenti ambientali in
atto. Comprendere come questi cambiamenti influenzano l'ecosistema marino è
fondamentale per capire la dinamica oceanica e di tutto il Sistema Terra.
Se vogliamo comprendere i complessi
processi del sistema climatico, i cambiamenti globali e quantificare la
co-evoluzione dell’atmosfera, del clima e della biosfera è indispensabile
analizzare serie di dati molto lunghi per formulare scenari a lungo termine.
L’oceano è l’ecosistema più antico e più grande del nostro Pianeta e i
sedimenti oceanici, hanno continuativamente registrato le variazioni del clima,
per periodi anche di molti milioni di anni, prima della comparsa dell’uomo. La
biosfera marina si è evoluta (adattandosi o soccombendo) in intima relazione
con le variazioni di temperatura, di composizione chimica e disponibilità di
sostanze nutrienti negli oceani. La complessa catena trofica marina si basa
sull’abbondanza e il tipo di fitoplancton distribuito nella zona fotica (80-200
metri di profondità). Il Congresso "Geology for a sustainable management
of our Planet", voluto dalla Società Geologica Italiana (SGI) e dalla Società
Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP), sarà incentrato sul ruolo
fondamentale delle Geoscienze per l’avanzamento della conoscenza dei
cambiamenti globali in atto e la loro evoluzione nel futuro a breve, medio e
lungo termine, nonché per contribuire a informare la cittadinanza dei limiti
delle risorse del pianeta e dei rischi naturali”.
Per interviste:
Elisabetta Erba – paleontolga e
geologa – Docente Università degli Studi di Milano – Tel 335 603 0959.
Rodolfo Carosi - Presidente
Nazionale della Società Geologica Italiana Tel – 347 315 1107.
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa
del Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana – Tel 392 5967459.