Padova, 21 aprile 2021 Le migrazioni
che hanno cambiato il patrimonio genetico degli europei sono più antiche
di quanto pensavamo L’analisi del DNA antico estratto da un
reperto umano risalente a 17000 anni fa retrodata di almeno 3000 anni rispetto
a quanto si era creduto fino ad oggi le migrazioni di gruppi dall’Europa
orientale e dall’Asia occidentale che hanno contribuito a formare il genoma dei
popoli europei contemporanei Le migrazioni preistoriche che hanno
contribuito a formare il patrimonio genetico dei popoli europei contemporanei
sono iniziate molto prima di quanto si era creduto fino ad oggi. Uno studio
guidato da
ricercatori delle Università di Bologna
e di Padova e pubblicato sulla rivista Current Biology mostra
infatti che la diffusione in Europa
meridionale, e in particolare in Italia, di componenti genetiche legate
all’Europa orientale e all’Asia occidentale risale ad almeno 17000 anni fa,
ovvero 3000 anni prima di quanto ipotizzato finora. La
scoperta deriva dall’analisi di tracce di DNA antico estratto in una porzione
di mandibola che apparteneva ad un giovane
uomo, datata direttamente a circa 17000 anni fa. Il reperto è stato
rinvenuto nel 1963 nel sito paleolitico
di Riparo Tagliente, in provincia di Verona. "Le analisi che abbiamo realizzato
ci hanno permesso di guardare a fondo nel passato di questo individuo vissuto a
Riparo Tagliente, che era a tutti gli effetti uno dei primi ricolonizzatori
delle Alpi meridionali dopo l'apice massimo dell'ultima glaciazione",
spiega Eugenio Bortolini, ricercatore al Dipartimento di Beni culturali
dell'Università di Bologna e primo autore dello studio. "I risultati
ottenuti aprono nuovi orizzonti sulla ricostruzione delle migrazioni che hanno
attraversato l’Europa meridionale e che hanno contribuito a formare il
background genetico di tutti gli europei contemporanei: un processo che fino ad
oggi si credeva invece legato, anche a sud delle Alpi, all'affermarsi di
condizioni climatiche decisamente più miti". Dall'analisi del DNA antico estratto dal
reperto è emerso infatti che l’individuo cui apparteneva la mandibola trovata a
Riparo Tagliente presenta affinità genetiche, della linea materna e di quella
paterna, con individui vissuti in altre località sia italiane che europee fino
addirittura a 19 mila anni fa. Un dato, questo, che suggerisce come i movimenti
di popoli attraverso l’Europa siano precedenti alla ricolonizzazione delle Alpi
dopo il picco dell’ultima glaciazione e siano quindi sempre rimasti attivi
anche durante le fasi più fredde. genetiche legate alle aree anatolica e
balcanica, risalga in effetti ad almeno 17000 anni fa e sia quindi
contemporanea a questi cambiamenti culturali. “Il genoma antico ottenuto dai resti di
Riparo Tagliente è particolarmente rilevante, dal momento che supporta
l’ipotesi di estese reti di collegamento, scambio culturale e commerciale e
mobilità capaci di attraversare l’Europa già immediatamente dopo l’apice
dell’ultima era glaciale e molto prima del riscaldamento dovuto ad eventi
climatici successivi”, conferma Luca Pagani, professore all’Università di
Padova e co-primo autore dello studio. “Questo risultato dimostra come la datazione diretta di un fossile sia fondamentale per interpretare le tracce del nostro passato e ridurre l’incertezza quando ci si trova davanti ad un contesto archeologico”, aggiunge Sahra Talamo, professoressa all’Università di Bologna.
L’analisi della mandibola ha anche
permesso di scoprire dettagli interessanti sull’individuo a cui apparteneva.
“Il frammento analizzato apparteneva ad un giovane di sesso maschile che era
affetto da cementoma: uno sviluppo anomalo e poco diffuso del tessuto dentale”,
spiega Gregorio Oxilia, ricercatore dell’Università di Bologna e co-primo
autore dello studio. “Queste tracce ci possono offrire informazioni importanti
sulla diffusione di queste patologie anche nelle popolazioni europee antecedenti
alla rivoluzione neolitica”. “Si tratta di una scoperta che apre
importanti scenari sul possibile impatto delle migrazioni e sui profondi
cambiamenti culturali documentati dagli archeologi nell’Europa meridionale,
alcuni dei quali sono contemporanei all’individuo trovato a Riparo Tagliente”, dice
in conclusione Stefano Benazzi, professore all’Università di Bologna e
coordinatore della ricerca. Lo studio è stato pubblicato sulla
rivista Current Biology con il titolo “Early Alpine occupation backdates
westward human migration in Late Glacial Europe” ed è stato guidato da un
gruppo di ricerca del Dipartimento di Beni culturali (BONES Lab)
dell’Università di Bologna, dove la mandibola è anche stata datata (14C BRAVHO
Lab). Alla ricerca ha partecipato una vasta rete di istituti nazionali e
internazionali che si sono occupati delle analisi genomiche tra i quali
l’Università di Padova, l’Institute of Genomics dell’Università di Tartu
(Estonia) e l’Università di Tübingen (Germania). Link alla ricerca: https://www.cell.com/current-biology/fulltext/S0960-9822(21)00451-6
Lo scavo del sito di Riparo Tagliente,
che ha reso possibile lo studio, è diretto dalla professoressa Federica Fontana
e condotto dall’Università di Ferrara. Hanno collaborato allo studio del
reperto e della patologia riscontrata l’Istituto di Genetica e Biofisica del
CNR, la Katholieke Universiteit Leuven (Belgio), il Consiglio Nazionale per la
Ricerca Scientifica della Spagna (IMF-CSIC), Sequentia Biotech (Spagna),
l’Università Ca' Foscari di Venezia, il Centro Internazionale di fisica Teorica
"Abdus Salam" di Trieste, la Monash University (Australia),
l’Università di Firenze e alcuni odontoiatri professionisti. |