APRE LA NUOVA GRANDE MOSTRA A IMOLA “LA COLLEZIONE. OGGETTI D’ARTE E
D’ARTIGIANATO DELLA FONDAZIONE CASSA DEI RISPARMI DI IMOLA” INAUGURA PHILIPPE DAVERIO venerdì 4 dicembre 2015 ore 18.00 Centro Polivalente Gianni
Isola, Palazzo Sersanti Periodo dal 4 dicembre 2015 al 7 febbraio 2016 Sede Centro Polivalente Gianni Isola, Palazzo
Sersanti Dalla
quadreria all’antiquariato, dalla ceramica alla scultura, dall’oggettistica
alle scarpe: da Innocenzo da Imola a Bertozzi & Casoni. La Fondazione della
Cassa dei Risparmi di Imola, per la prima volta, apre le porte dei suoi tesori
e riflette sull’opera d’arte: tra pittura, scultura, arte della calzatura,
moda, ceramica, manoscritti, arredamento, artigianato. Sarà Philippe Daverio a
inaugurare questo “percorso di conoscenza” che svela l’identità di grandi
artisti accomunati da una forte relazione col medesimo territorio emiliano-romagnolo
dal XV secolo ad oggi. Dopo
il grande successo di pubblico registrato con la mostra “Arte dal Vero” la
città di Imola si prepara a un grande evento, alla visione di un tesoro
destinato a essere condiviso con il grande pubblico. La Fondazione della Cassa
dei Risparmi, infatti, apre le porte delle collezioni di arte e di artigianato
che per la prima volta sono messe in mostra. La
mostra: "La Collezione. Oggetti d'arte e d'artigianato della Fondazione
Cassa di Risparmio di Imola" che sarà inaugurata dal critico d’arte
Philippe Daverio il 4 dicembre 2015, rimane aperta fino al 7 febbraio 2016,
a Palazzo Sersanti negli spazi espositivi del Centro Polivalente Gianni Isola. Le
opere selezionate svelano un denso percorso che segue le tracce
di artisti e artigiani di grande talento vicini per diverse motivazioni a Imola
e alla Romagna, rivelando le migliori energie del territorio, i protagonisti di
un sapere artistico capace di dialogare grazie alle loro opere con la realtà
della cultura nazionale, le sue sollecitazioni, le sue esperienze evocative.
Una mostra che, nella sua eterogeneità, ha il valore di mantenere viva
l’attenzione rispetto al recupero e alla valorizzazione della memoria nel
rispetto di quell’impegno della Fondazione a ricoprire un ruolo fondamentale di
salvaguardia di ogni testimonianza storica e artistica della terra imolese. L’eclettica
collezione della Fondazione fa riflettere, poi, sull’ordinaria considerazione
dell’arte e della bellezza dimostrando il valore dell’arte quando si fonde
con l’artigianato, la moda, le abilità presentando dipinti, oggetti,
sculture, stampe, arredi, fotografie, monete, libri, manoscritti e archivi che
costituiscono non solo un “corpus artistico” di alto valore e pregio ma un
peculiare e variegato insieme che restituisce l’identità di un territorio dalla
vocazione artistica e talentuosa. Della
Quadreria - che conta circa 350 dipinti la maggior parte dei quali
riferibili al Fondo Margotti, sono stati selezionati circa 35 eccellenti
opere che vanno ad allestire la prima sala. In
mostra, tra gli altri, troviamo una bella tavola di Innocenzo da Imola,
il Matrimonio mistico di Santa Caterina da collocarsi all’inizio
del secondo quarto del secolo XVI, quando Innocenzo riesce a fondere influenze
bolognesi e ricordi fiorentini. I quadri di Innocenzo erano particolarmente
richiesti nelle settecentesche collezioni europee. Figlio dell’orafo Pietro,
sappiamo Innocenzo nel 1508 a Bologna; lo troviamo l’anno successivo a Firenze,
verosimilmente nella bottega di Mariotto Albertinelli, come suggerisce Giorgio
Vasari. La sua produzione influenza un altro pittore imolese, attivo anche in
Romagna, Gaspare Sacchi, del quale vediamo la giovanile Madonna
con il Bambino in trono e i Santi Caterina, Giovanni Battista, Sebastiano,
Alberto, Girolamo, Giorgio e Pietro Martire, un angelo musicante
ai piedi del trono. In
mostra anche la Madonna dell’Umiltà con il Bambino benedicente
che grazie alle indagini conoscitive di Federico Zeri, che considerava l’autore
una personalità di primo piano nel periodo tardo gotico dell’Emilia orientale e
della Ferrara quattrocentesca, possiamo avvicinarla al Maestro del Trittico.
Il Maestro per alcuni studiosi è identificabile in Antonio di Cristoforo Orsini
per altri nel Maestro G.Z. da identificarsi con Michele di Jacopo dei Carri. La
collezione della Fondazione riunisce poi il maggior numero di opere del romano Gian
Domenico Valentini del quale sono in mostra quattro oli su tela che
raccontano la capacità dell’artista di fondere influenze nordiche con pastosità
romane e verità emiliana. Potremmo definirlo il “pittore della maiolica e della
ceramica”, sempre protagoniste nella realtà dei suoi quadri, fatta di cucine,
spezierie, laboratori di alchimisti, farmacie, diventando strumento d’indagine
e di conoscenza. Legata al mito è l’allegoria in mostra del cesenate Francesco
Andreini; la sua pittura si distingue per l'uso di luci e ombre in forte
contrasto che definiscono in modo netto i volumi dei personaggi. Proseguendo
nell’esame delle opere in mostra, di Angelo Gottarelli vediamo Giuditta
che mostra la testa di Oloferne. Il pittore di Castel Bolognese,
abbandonato l’abito talare, si forma a Imola nella bottega di Andrea Valeriani
per entrare quindi a Bologna all’Accademia Clementina e seguire dal 1763 al
1765 i corsi di Vittorio Maria Bigari. Fu abile collaboratore di Alessandro
Dalla Nave di cui in mostra sono i disegni a inchiostro su carta. Di Ubaldo
Gandolfi, allievo di Felice Torelli e direttore dell’Accademia Clementina
nel 1761, spicca il foglio autografo, XVII sec., di Ubaldo Gandolfi: la Figura
seduta con turbante. Di Amleto Montevecchi in mostra un corpus di disegni
tra cui opere pregevoli quali: Nudo femminile, I Soldati e
Fuga in Egitto. Il
secolo XX spinge gli artisti imolesi a partecipare alle avanguardie, lo
dimostra Mario Guido Dal Monte che nel 1928 apre ad Imola una Casa
d’Arte Futurista di cui in mostra due pitture a olio. Altri partecipano alle
Biennali veneziane: Germano Sartelli con le sue sculture è l’esempio più
illustre. Importanti interpreti della tradizione ceramica in mostra sono stati
nel secolo scorso e sono tuttora Bertozzi & Casoni che espongono
sculture: la Raccolta di Palle di Natale colorate e il Vaso di Fiori. Dei
285 pezzi che costituiscono il fondo Ceramiche e Maioliche, la
selezione che è in mostra riguarda anche l’importante serie di maioliche
imolesi del Settecento, accanto a un notevole corpus di 40 maioliche
realizzate dal maestro Angelo Biancini, fino ai vasi da farmacia firmati
dalla Manifattura Ferniani dell’inizio del XIX sec. Delle Sculture
raccolte in questi anni oltre alle opere di Domenico Minganti
l’attenzione va a pregiati pezzi come l’antica Madonna con Bambino in
avorio e L’Angelo reggi candelabro attribuita a Francesco
di Domenico Valdambrino. Più organica
la collezione Numismatica che conta 271 pregevoli pezzi antichi
medievali e moderni, di cui 40 in mostra come la moneta d'argento etrusca della
zecca di Populonia e la moneta da quattro dracme di Alessandro Magno coniata
dal sovrano macedone presso la zecca di Biblo. Fra
le miniature meritano di essere ricordate il Ritratto di giovanetto e il
Ritratto di Paolina Borghese mentre per la fotografia sono in mostra le
opere di Gian Franco Fontana. Il fotografo ed editore imolese oltre a
possedere albumine ottocentesche, negativi, lastre, pellicole, dagherrotipi,
stampe, ha prediletto fotografare Imola in tutti gli angoli meno conosciuti, ma
sistematicamente vissuti dai suoi concittadini. Fra
le Pubblicazioni e Manoscritti di grande rilevanza è il Fondo
del Monte di Pietà, sessantaquattro serie manoscritte ove spicca il Libro
Campione del Monte, El Campione, che conserva l’atto di fondazione del
Monte imolese nel 1512, e il Fondo Anarchico Fabbri fondo di libri
anarchici. Il
percorso continua con opere eccezionali tra cui le tre antiche campane.
Importanti dinastie di campanari si sono succedute con successo sino al XIX
secolo tra cui Magister Toscolus che ha praticato da protagonista
eccellente questa tradizione sin dagli inizi del 1300. La
Fondazione ha sempre agito per conservare la memoria delle botteghe artigiane,
acquistando i loro archivi. Come nel caso del liutaio di fama internazionale
Primo Contavalli e della sua bottega. In mostra il violino che
ebbe grande fama soprattutto in Giappone. O
come quello di Renato Manzoni, il “ciabattino” come amava definire se
stesso, che merita un capitolo a parte. La Collezione Manzoni conta 751
scarpe, vere e proprie opere d’arte costruite per attrici e personaggi celebri,
si può considerare antesignana del made in Italy. LA
COLLEZIONE OGGETTI
D’ARTE E D’ARTIGIANATO DELLA FONDAZIONE CASSA DEI RISPARMI DI IMOLA Centro
Polivalente Gianni Isola, Palazzo Sersanti Piazza
Matteotti 4, Imola Orario martedì
e giovedì: 10-12 e 16-19 mercoledì
e venerdì: 16-19 sabato
e domenica: 10-12 e 16-19 Ingresso
libero Con
il Patrocinio di: Regione
Emilia-Romagna, Soprintendenza
ai beni artistici della provincia di Bologna, Istituto
dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna, Comune
di Imola, Acri. Informazioni:
www.mostrefondazioneimola.it Fondazione
Cassa di Risparmio di Imola, Palazzo
Sersanti, Piazza Matteotti 8 40026
Imola Bo Tel 0542.26606 segreteria@fondazionecrimola.it
Ufficio
stampa: Giovanni Vignazia - g.vignazia@fondazionecrimola.it - 0542 32573 In
collaborazione con Tatiana Tomasetta - ufficiostampa@tatianatomasetta.it
- 338 9179905 |