IL SUPER NETTUNIANO DALL’ORIGINE MISTERIOSA Scoperto da un team di
scienziati internazionale guidato dall’università di Roma Tor Vergata e da INAF
un esopianeta dalle caratteristiche straordinarie - individuato grazie al
satellite TESS della Nasa e caratterizzato con il Telescopio Nazionale Galileo -
le cui proprietà fisiche mettono in crisi le teorie convenzionali di formazione
ed evoluzione planetarie. La ricerca pubblicata oggi su Nature. Roma, 30 agosto 2023 - Si chiama TOI-1853b ed è estremamente
peculiare: ogni 30 ore compie un giro completo intorno alla sua stella (la
Terra impiega un anno per compiere un giro completo intorno al Sole), ha un
raggio comparabile con quello di Nettuno (3,5 raggi terrestri, da cui il nome)
ma una massa di circa quattro volte più grande (73 masse terrestri). Ciò gli
conferisce il primato della densità più elevata fra gli esopianeti nettuniani
noti ad oggi (circa 10 g/cm3, il doppio della densità della Terra).
Distante 545 anni luce da noi, TOI-1853b si trova nella costellazione di Boote
e la sua scoperta, pubblicata oggi su Nature,
è stata realizzata da un team internazionale di ricercatori, guidato da Luca Naponiello, 31 anni, dottorando
in Astrofisica all'università di Roma Tor Vergata e primo autore del lavoro.
Diversi ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) hanno dato un
contributo di fondamentale importanza allo studio. TOI-1853b si trova nel cosiddetto 'deserto dei Nettuniani',
una regione vicina alle stelle in cui non si trovano pianeti delle dimensioni
di Nettuno: ricevendo una forte irradiazione dalla stella, questi pianeti non possono trattenere le loro
atmosfere gassose che evaporano, lasciando così esposto un nucleo solido di
dimensioni molto inferiori a quelle di Nettuno. "In base alle teorie di
formazione ed evoluzione planetaria, non ci si aspettava che potesse esistere
un pianeta simile e così vicino alla sua stella", commenta Naponiello.
"È un pianeta con densità troppo elevata per essere un classico pianeta di
tipo nettuniano e, di conseguenza, deve essere estremamente ricco di elementi
pesanti". La sua presenza nel 'deserto dei Nettuniani' è, dunque, un
ulteriore mistero da chiarire. Non si conosce esattamente la sua composizione. Naponiello
aggiunge: "Ci aspettiamo che TOI-1853b sia prevalentemente roccioso e
circondato da un piccolo inviluppo gassoso di idrogeno ed elio che costituisce
al più l'1% della massa del pianeta. Oppure, un'altra ipotesi molto
affascinante è che possa essere composto per metà da rocce e per metà da
ghiaccio di acqua. Data l'elevata temperatura del pianeta (circa 1500 gradi
Kelvin), in questo secondo caso TOI-1853b potrebbe avere un'atmosfera ricca di
vapore acqueo". "Anche la sua origine è un mistero dal momento che
nessuno dei modelli teorici di formazione planetaria prevede che possa esistere
un pianeta con tali caratteristiche", dice Luigi Mancini, professore presso il dipartimento di Fisica
dell'università di Roma Tor Vergata e secondo autore del lavoro.
"Tuttavia, simulazioni numeriche che abbiamo condotto in scenari estremi
ci suggeriscono che la sua origine possa essere dovuta a scontri fra
protopianeti massicci nel disco proto-stellare originario". "Tali
scontri", continua Naponiello, "potrebbero aver rimosso quasi tutta
l'atmosfera del pianeta, il che ne spiegherebbe le dimensioni ridotte e la
grande densità, come se fosse rimasto solo il nucleo nudo del pianeta”. In alternativa allo scenario delle collisioni planetarie,
secondo i ricercatori il pianeta potrebbe essere stato inizialmente un gigante
gassoso come Giove o più massiccio, e avrebbe assunto un’orbita molto ellittica
in seguito a instabilità dinamiche dovute ad interazioni gravitazionali con
altri pianeti. Questo lo avrebbe portato a compiere dei passaggi molto
ravvicinati alla sua stella, che gli avrebbero fatto perdere i suoi strati
atmosferici esterni e avrebbero, allo stesso tempo, circolarizzato e
stabilizzato la sua orbita alla distanza attuale dalla sua stella. “Al momento,
non riusciamo a distinguere quale dei due scenari di formazione sia quello più
plausibile, ma continueremo ad osservare questo pianeta per capirlo. Non
possiamo neanche escludere che studi teorici successivi, a partire da questa
eccezionale scoperta, possano portare a nuovi modelli di formazione per i
pianeti nettuniani molto massicci”, commenta Aldo Bonomo, ricercatore presso l'INAF Torino e co-autore
dell'articolo. TOI-1853b è stato inizialmente identificato nel 2020 come candidato
planetario dal satellite della NASA TESS (Transiting Exoplanet Survey
Satellite) con il metodo dei transiti, ovvero osservando le diminuzioni di luce
periodiche della sua stella prodotte dal passaggio del pianeta davanti ad essa.
La conferma della natura planetaria di TOI-1853b e la misura della sua massa e
densità sono state possibili grazie ad osservazioni spettroscopiche di velocità
radiale ottenute dal team con lo spettrografo HARPS-N (High Accuracy Radial
Velocity Planet Searcher for the Northern hemisphere) al Telescopio Nazionale
Galileo (TNG), che si trova sull’isola di La Palma nelle Canarie. Tali
osservazioni hanno permesso di rivelare e caratterizzare con elevata precisione
il segnale gravitazionale del pianeta sul moto della sua stella. "HARPS-N è ormai operativo al TNG da più di 10 anni (ha
ottenuto la prima luce a marzo del 2012). È uno dei pochi strumenti di punta a
disposizione della comunità astronomica per misurare con alta precisione le
masse e le densità dei pianeti extrasolari, in certi casi anche con dimensioni
della Terra", conclude Alessandro
Sozzetti, primo ricercatore presso l'INAF Torino e co-autore dell'articolo.
“Come in questo caso, nuove scoperte e misure portano spesso più domande che
risposte". Per
ulteriori informazioni: L’articolo
"A super-massive Neptune-sized
planet", di Luca Naponiello, Luigi Mancini, Alessandro Sozzetti, Aldo S.
Bonomo, Alessandro Morbidelli, Jingyao Dou, Li Zeng, Zoe M. Leinhardt, Katia
Biazzo, Patricio E. Cubillos, Matteo Pinamonti, Daniele Locci, Antonio Maggio,
Mario Damasso, Antonino F. Lanza, Jack J. Lissauer, Karen A. Collins, Philip J.
Carter, Eric L. N. Jensen, Andrea Bignamini, Walter Boschin, Luke G. Bouma, David
R. Ciardi, Rosario Cosentino, Silvano Desidera, Xavier Dumusque, Aldo F. M.
Fiorenzano, Akihiko Fukui, Paolo Giacobbe, Crystal L. Gnilka, Adriano Ghedina,
Gloria Guilluy, Avet Harutyunyan, Steve B. Howell, Jon M. Jenkins, Michael B.
Lund, John F. Kielkopf, Katie V. Lester, Luca Malavolta, Andrew W. Mann, Rachel
A. Matson, Elisabeth C. Matthews, Domenico Nardiello, Norio Narita, Emanuele
Pace, Isabella Pagano, Enric Palle, Marco Pedani, Sara Seager, Joshua E.
Schlieder, Richard P. Schwarz, Avi Shporer, Joseph D. Twicken, Joshua N. Winn,
Carl Ziegler e Tiziano Zingales, è stato pubblicato sulla rivista Nature. Contatti: Ufficio Stampa di
Ateneo Università di Roma Tor Vergata: Sabina Simeone, ufficio.stampa@uniroma2.it, 06.72592709 -2059 -3314, +39
339.6695216 Ufficio
stampa INAF: Marco Galliani, ufficiostampa@inaf.it, +39 3351778428 |