OCCHIO
SECCO: una sindrome di non facile soluzione Un fastidio o
una vera e propria malattia? In un recente convegno tenutosi a Milano in aprile
è stata promossa da più centri la “Campagna nazionale per la prevenzione della
sindrome dell’occhio secco” le cui cause sono molteplici. La campagna è
stata promossa con la collaborazione della Clinica Oculistica dell’Università
dell’Insubria di Varese e con il patrocinio del Comune di Milano, dell’Azienda
Socio Sanitaria Territoriale Sette Laghi della Regione Lombardia, della Società
Oftamologica Italiana (SOI), il Centro italiano Occhio Secco (CIOS). Ad essa
hanno aderito centri ospedalieri di eccellenza di Catania, Napoli, Roma, Milano
e Varese. La campagna promuove visite gratuite realizzate da medici specialisti,
mirate a individuare e curare la patologia, che non dà tregua neppure di notte,
in quanto sembra di avere nell’occhio della sabbia e sei indotta a svegliarti e
mettere il medicamento. Può succedere anche diverse volte durante la notte con
conseguente interruzione del sonno. Spesso i medicinali sottoforma di colliri,
unguenti e pomate sono a pagamento e non costano poco. Si possono tuttavia
detrarre dalle tasse, quelli con la dizione farmaci e EU. E’ stato stimato che
il costo per paziente in Italia è di 600 euro all’anno, ed è uno tra i più
ignorati e sottovalutati disturbi della società moderna. Lo sottolinea la
Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS: a gennaio del 2016 negli Stati Uniti
il 48% della popolazione adulta presentava sintomi di questa sindrome. In
Italia ne soffre il 90% delle donne in menopausa e il 25% della popolazione
sopra i 50 anni. Non sono gli adulti ne soffrono, anche i bambini ed
adolescenti, soprattutto coloro che fanno uso prolungato e indifferenziato di
smartphone o tablet o computer portatili. Una indagine realizzata dal “Net
Children Go Mobile” dell’Università Cattolica di Milano, ha dimostrato che
oltre il 50% tiene il cellulare acceso notte e giorno ed a 9-10 anni il 26% ha
un proprio computer portatile, l’11% uno smartphone e il 4% un tablet
personale. Perché questi dispositivi tecnologici fanno male all’occhio? E’
stato dimostrato che l’uso prolungato (anche della TV) può fare insorgere la
sindrome in quanto i nostri occhi e quelli dei bambini, tendono a sbattere le
palpebre molto meno frequentemente del normale, generando un’eccessiva
evaporazione ed una ridotta produzione del liquido lacrimale. Normalmente
l’occhio sbatte le palpebre quindi volte al minuto, ma davanti agli schermi, ne
sbatte la metà ed inoltre è sottoposto ad un continuo sforzo accomodativo
dovuto alla distanza troppo ravvicinata dei dispositivi. La soluzione per i
bambini è di limitarne l’uso , permetterlo solo una mezz’or al giorno con
interruzioni di 20 secondi ogni 20 minuti e focalizzare lo sguardo su un punto
a circa sei metri di distanza, facendo così fare una “ginnastica” all’occhio.
La Società di Oftamologia americana suggerisce la regola del “20-20-20”. L’ultimo
studio è stato fatto dal College of Medicine del Chung Ang University Hospital
di Seul e pubblicato su Bmc Ophtalmology. Fra i bambini presi in esame, il 10%
di quelli che vivono in città ed utilizzano assiduamente strumenti come lo
smartphone, hanno presentato i sintomi della sindrome dell’occhio seco. Gli
stessi sintomi sono stati riscontrati solo nel 2,8% dei bambini che vivono in
zone più rurali. OCCHIO SECCO
E MENOPAUSA Le modifiche
ormonali nella donna nella pre o durante la menopausa sono una causa, così come
possono favorire l’insorgenza di cataratta, del glaucoma e delle degenerazioni
maculari. Un anticipato sviluppo ormonale attorno ai 12-13 anni, fa si che ci
si avvicini alla menopausa attorno ai 45-48 anni con conseguenze disidratative
che coinvolgono vari distretti, anche quello oculare. I primi sintomi che si
percepiscono sono l’occhio arrossato, la difficoltà di messa a fuoco,
transitorio offuscamento visivo e la sensazione di “occhio secco”. INQUINAMENTO
ATMOSFERICO è una concausa che sollecita la sindrome. Sono nemici :
monossido di carbonio, benzopirene e il benzene, sospetti cancerogeni; l’ozono
e l’anidride solforosa che hanno effetti
a carico del sistema respiratorio come bronchiti, tracheiti, spasmi bronchiali;
l’ossido di azoto che causa infiammazione acuta delle mucose respiratorie e
dell’occhio e può contribuire all’insorgenza dell’occhio secco. Il Pm10 è il
maggior responsabile, è un aerosol di piccole particelle solide, che scatena
congiuntivite e occhio secco, Le città italiane più inquinate sono Milano e
Roma ed il telerilevamento satellitare mostra che la pianura Padana sia la più
inquinata di Europa. Urgono giardini e foreste con fitte piantumazioni di
alberi che assorbano lo smog e disintossicano l’aria. Non ultimo
gli week end fuori città in aree non inquinate migliorano lo stato dell’occhio. Il CIOS
indica come prevenzione il cambiamento di stile di vita e seguire una corretta
alimentazione. Sarà presto
attivato il Registro Italiano Occhio Secco, la prima iniziativa a livello
nazionale di raccolta dati per studiare questa sindrome. Il CIOS è
diretto dal Prof. Luigi Marino con la supervisione del Dott. Lucio Buratto,
direttore scientifico di CAMO – Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano. INFO: www.centroitalianoocchiosecco.it
– info@centroitalianoocchiosecco.it |