Il Parkinson in Italia: approfondimenti dall'ultima survey di IQVIA Italia Un’indagine di
IQVIA Italia, leader mondiale nei dati sanitari e farmaceutici, fotografa lo
scenario attuale italiano sulla malattia del Parkinson. Sono oltre 310.000 i
pazienti che ne soffrono con una crescita delle diagnosi in età lavorativa e
un’evoluzione nelle scelte terapeutiche Milano, 9 aprile 2025 – Quando si pensa
al Parkinson, l'immagine più comune è quella di una malattia che colpisce per
lo più gli anziani, ma i numeri raccontano un'altra storia. Secondo
un'analisi del 2024 dei dati real world di IQVIA Italia, leader mondiale
nell’analisi di dati sanitari e farmaceutici, ci sono oltre 300.000 persone con
questa diagnosi in Italia. Sebbene la maggior parte abbia più di 70 anni (84%),
il numero di nuovi casi tra gli under 60 è in crescita, con un esordio che può
verificarsi già a partire dai 40 anni. Nell'ultimo anno, sono state
diagnosticate 16.000 persone che hanno iniziato il trattamento. Questi
dati mostrano un'evoluzione non solo clinica, ma anche sociale. Il Parkinson
sta entrando nella vita delle persone in età lavorativa, influenzando la vita
quotidiana, il lavoro e il benessere psicologico dei pazienti e delle loro
famiglie. TERAPIE: UNA MAPPA IN MOVIMENTO A
prima vista, la stabilità nelle terapie sembra essere la tendenza dominante, ma
uno sguardo più attento mostra una lenta trasformazione nelle scelte di
trattamento. Attualmente,
i farmaci a base di L-Dopa continuano a essere il pilastro del trattamento (40%),
ma negli ultimi anni si è osservata una crescita nell'uso degli inibitori della
monoamino ossidasi (MAOIs), passando dal 24% al 29%. Allo
stesso tempo, gli agonisti della dopamina sono diminuiti significativamente,
dal 25% al 18%. Le
terapie si stanno diversificando in base alle esigenze dei pazienti e alla
progressione della malattia. Oltre alla L-Dopa, gli inibitori della MAO (come
Rasagilina, Selegilina e Safinamide) stanno diventando sempre più importanti,
mentre gli agonisti della dopamina (Apomorfina, Pramipexolo, Ropinirolo)
vengono prescritti in modo più selettivo. Un
altro dato interessante riguarda la diffusione degli inibitori della
catecol-O-metiltransferasi (COMT), che rappresentano circa il 4% dei
trattamenti, e gli anticolinergici vengono utilizzati nell'8% dei casi,
soprattutto nei pazienti più giovani con sintomi predominanti di tremore. L’ACCESSO AL TRATTAMENTO DIPENDE ANCHE DALLA REGIONE La
diffusione del trattamento non è omogenea in tutto il paese. Liguria,
Abruzzo e Marche sono le regioni con la più alta concentrazione di pazienti in
trattamento, mentre Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino mostrano numeri
inferiori. Questo divario è in parte legato alla distribuzione della
popolazione anziana. L'accesso alla terapia può variare anche in base alle
politiche sanitarie locali e alla disponibilità di farmaci e centri
specialistici. Secondo
i dati di IQVIA Italia, il numero di pazienti diagnosticati con la malattia di
Parkinson nell'ultimo anno è di circa 309.000, mentre il numero di pazienti che
hanno iniziato il trattamento per la prima volta è di 16.000. Una tendenza che
appare in linea con la letteratura scientifica internazionale, ma che
suggerisce la necessità di un monitoraggio costante dell'evoluzione della
malattia e delle strategie di trattamento. OLTRE LA TERAPIA Il
Parkinson non è solo una malattia da trattare, ma una condizione che influenza
la vita quotidiana delle persone. L'aumento delle diagnosi nelle fasce di età
più giovani richiede un cambiamento di prospettiva. Non basta parlare di
trattamenti farmacologici, è necessario un modello di cura che garantisca un
supporto concreto ai pazienti e alle loro famiglie. Oggi
più che mai, è essenziale rafforzare i percorsi di cura multidisciplinari che
includano non solo neurologi, ma anche fisioterapisti, psicologi e assistenti
sociali. La malattia di Parkinson non si ferma alla terapia. Significa dover
affrontare difficoltà nel movimento, impatti sulla sfera emotiva e lavorativa,
e la necessità di adattare la propria vita a una realtà in costante
cambiamento. Pertanto, la sfida più grande non è solo trovare il farmaco
giusto, ma costruire un sistema che accompagni il paziente lungo tutto il
percorso della malattia. |