AL MUSEO
IL CONCERTO “LE MACCHINE PARLANTI”
Lo
studioso e collezionista Luciano Pituello darà voce a grammofoni e
fonografi di
fine ‘800, da lui donati al Museo, in un eccezionale tributo al
tenore Enrico
Caruso.
In occasione delle celebrazioni dei 150 anni dalla nascita
del tenore Enrico Caruso, il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia
Leonardo da Vinci di Milano ospita domenica 14 maggio alle ore 16 nella Sala
delle Colonne un concerto tributo gratuito in suo onore. L’evento è
a cura del Museo e di Luciano Pituello, presidente dell’Associazione Museo
Enrico Caruso - Centro Studi Carusiani di Milano, che ha svolto un ruolo
fondamentale nella diffusione della lirica italiana in Italia e all’estero, a
tal punto da essere stato nominato, nel 2020, Cavaliere della Repubblica dal
presidente Mattarella.
L’evento, dal titolo Le macchine parlanti, sarà una
prima valorizzazione pubblica del lavoro svolto negli anni da Pituello e
un’occasione unica per presentare la collezione donata al Museo durante la
quale lo studioso darà nuovamente voce a fonografi e grammofoni d’epoca in un
emozionante viaggio tra teatro dell’opera e storia della tecnologia.
Eccezionalmente saranno infatti messi in funzione grammofoni e fonografi per dare
voce a dischi secolari, facendo rivivere brani e macchine che hanno fatto la
storia della musica.
Per raccontarne meglio il valore, il Museo ha inoltre
collaborato con il regista Francesco Clerici alla produzione di un
ritratto di Luciano Pituello in forma di video-documentario, di cui sarà
proiettato un estratto prima dell’inizio del concerto.
Luciano Pituello e
l’Associazione da lui presieduta hanno infatti donato al Museo una
significativa collezione di oltre 1400 elementi, tra artefatti,
documenti e cimeli, relativi alla storia della riproduzione musicale e
dell’industria discografica italiana ed estera, datati dal 1895 al 1935
circa: 87 tra fonografi e grammofoni, 1300 supporti musicali tra cilindri e
dischi, di cui 74 rarità (tra cui incisioni di Enrico Caruso, Mattia
Battistini, Titta Ruffo e Francesco Tamagno), 61 tra disegni, fotografie,
locandine, cimeli commemorativi.
La Collezione Museo Caruso donata al Museo rappresenta
in modo esaustivo i primordi delle tecnologie di riproduzione della musica e
del canto da fine Ottocento agli anni ’40 del Novecento, con un focus
sull’opera lirica italiana e la leggendaria figura di Enrico Caruso, insieme ai
cantanti a lui contemporanei che prestarono la loro voce alle prime incisioni
commerciali e contribuirono a diffondere la loro fama. I due fondi donati al
Museo sono stati raccolti nel corso di diversi decenni dal Cavalier Pituello
tramite un’intensa attività collezionistica.
“Sul finire del 1959 ero già molto amante e
studioso dell’opera lirica e incominciavo a curiosare fra mercatini di cose
vecchie. Ricordo che con la prima tornata, portai a casa 180 dischi a 78 giri
di incisioni tra il 1930/40/50. Da qui l’inizio di una passione smisurata che
ha dato vita alla ricerca delle voci del passato le cui incisioni si possono
collocare fra il 1896 e vanno a finire agli anni 50 del Novecento. La mia
personale intenzione fu sempre quella di trovare il mezzo d’ascolto tramite le
così dette Macchine parlanti. Mi si creda, l’esperienza
di ascolto in oltre 60 anni, mi ha fatto capire come ci si doveva porre
per la scelta di brani vocali, valutando la conoscenza delle tonalità musicali,
le macchine appropriate e la cura del loro semplice ma allo stesso tempo
straordinario meccanismo. Un’avventura senza dubbi che onora la storia”,
commenta Luciano Pituello, Presidente dell’Associazione Museo Enrico
Caruso - Centro Studi Carusiani.
Il valore della Collezione Museo Caruso, costituita da
conoscitori della materia in più di mezzo secolo di collezionismo e di studio,
risiede nel suo essere un corpus unitario e coerente, raro e di livello
internazionale, in ottimo stato di conservazione. Obiettivo del Museo è rendere
disponibile al pubblico questa eredità materiale collegata alla storia della
musica e alla sua circolazione, dando risalto a una forma di espressione
artistica tra le più importanti per il nostro contesto nazionale.
Il fondo andrà ad arricchire le collezioni del Museo relative
a strumenti e tecniche del suono, puntando ad esplorare i rapporti tra arte,
scienza e tecnica e permettendo di ampliare la conoscenza di temi come, ad
esempio, la storia sociale della riproduzione sonora, dell’industria
discografica, della circolazione editoriale della lirica e lo sviluppo delle
tecnologie del suono in relazione alla storia della musica, dei consumi e del
costume.
“Questa raccolta straordinaria va osservata
sotto la prospettiva speciale del Museo, che come sempre parte da una visione
d’insieme della cultura, in cui la storia delle arti – in questo caso
specifico, della musica lirica – è intrecciata con la storia della scienza e
della tecnologia. La Collezione Museo Caruso ci parla di scoperte
e innovazioni, ma anche, allo stesso tempo, della quotidianità di tante
persone. Può dirci da dove vengono le nostre “abitudini sonore” contemporanee,
in cui le tecnologie per la registrazione e riproduzione sonora, seppure in
nuove versioni, continuano ad essere molto amate, come avveniva già più di
cento anni fa. Una raccolta così ricca e complessa, inoltre, invita gli esperti
a compiere studi e racconti di tipo interdisciplinare. Il suo valore risiede
proprio nella capacità di creare un dialogo tra interessi diversi”, spiega Simona
Casonato, Curatrice collezioni, area Media, ICT e Cultura Digitale del
Museo.
ENRICO CARUSO (Napoli, 25 febbraio 1873 -
Napoli, 2 agosto 1921)
Enrico Caruso nel 1902 fu uno dei primi artisti ad incidere
per i recenti sistemi del fonografo a cilindri e del grammofono: nel 1904 era
già stata venduta la cifra record di un milione di dischi con l’aria “Vesti la giubba”
dall’opera I pagliacci di Ruggero Leoncavallo, incisa negli Stati Uniti nel
1904 e 1907 per l’etichetta Victor.
Agli inizi del Novecento diventa infatti possibile riprodurre
musica e brani teatrali su grande scala e ad un prezzo ragionevole: grazie alle
incisioni su disco la fama di Caruso travalicò i confini dei teatri e l’artista
entrò nelle case della gente in Europa come in America.
I sistemi alla base di tale diffusione furono il fonografo -
brevettato come macchina da ufficio da Thomas Alva Edison nel 1877 e poi
migliorato negli anni a seguire con l’introduzione dei rulli a cera - e il
grammofono - introdotto da Emile Berliner nel 1888 e capace di riprodurre suoni
su dischi piatti con la possibilità di ottenere centinaia di copie da un unico originale.
LUCIANO PITUELLO (Toulon, Francia, 1933)
Luciano Pituello ha svolto un ruolo fondamentale nella
diffusione della cultura musicale italiana in Italia e all’estero. Per i suoi
meriti nella diffusione della cultura musicale in Italia e nel mondo, nel 2020
il presidente Mattarella lo ha nominato Cavaliere della Repubblica.
Negli anni Cinquanta Luciano Pituello comincia a frequentare
la Scala di Milano, appassionandosi all’opera lirica e dando inizio ad un
imponente lavoro di raccolta, studio e diffusione di testimonianze intorno alla
sua storia. Già dal 1962 si dedica alla sua divulgazione, tramite
l’allestimento a Milano di una “Grotta dei 78 giri” in cui si possono ascoltare
antiche incisioni su disco e cilindro con fonografi e grammofoni d’epoca.
Al centro dei suoi interessi c’è da subito il tenore
napoletano Enrico Caruso. Nel 1977, Pituello fonda l’Associazione Museo Caruso
- Centro Studi Carusiani, di cui, da allora, è presidente, con la
vicepresidenza di Camillo Bertacchi.
L’opera di ricerca sul campo di documenti e cimeli, e lo
studio minuzioso della carriera di Caruso, compiuto da Pituello e dalla sua
Associazione, contribuisce nei decenni successivi al lavoro di musicologi e
storici, permettendo la pubblicazione di diversi saggi e l’organizzazione di
numerose manifestazioni culturali, sempre apprezzate da appassionati, artisti
ed esperti del settore. Dal 2006 Pituello e l’Associazione si adoperano per
dotare diverse istituzioni sul territorio nazionale di ricche selezioni, con
migliaia di pezzi, tratte dall’imponente patrimonio storico di macchine,
cimeli, documenti, incisioni, raccolto in decenni di attività di documentazione
e ricerche sul campo. Grazie a quest’opera, nascono sul territorio nazionale
esposizioni e musei come il Museo Enrico Caruso presso Villa Bellosguardo
(abitazione italiana di Caruso a partire dal 1906) a Lastra a Signa (FI),
l’esposizione presso la Casa di Riposo Verdi di Milano, e il costituendo Museo
Enrico Caruso di Napoli.