Radioterapia integrata con chemio e nuovi farmaci: cambia
il paradigma e cresce la sopravvivenza (84%), diminuiscono la mortalità (25%) e
le metastasi cerebrali (85%) A seguito della presentazione mondiale appena conclusa,
grande discussione in Italia al congresso nazionale di Radioterapia Oncologica
(AIRO) sui risultati di efficacia del tumore al polmone. Protagonista senza
precedenti il trattamento con radioterapia concomitante, cioè integrata da
subito con la chemioterapia e seguita da immunoterapia o terapia target. A
confronto gli straordinari risultati e le prospettive future per una migliore
gestione della malattia e della qualità di vita dei pazienti. Una
svolta confermata da due importanti lavori scientifici (LAURA E ADRIATIC) presentati al Congresso dell’ASCO e discussi in Italia durante il 34
Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana di Radiologia e Oncologia
Clinica (AIRO) nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società
Scientifiche nell’Area Radiologica, inaugurato oggi a Milano (21-23/6). “Risulta ancora più appropriato il titolo dell’edizione di
quest’anno del Congresso AIRO “Curare per guarire” che sottolinea ulteriormente
il ruolo della radioterapia come parte integrante del trattamento combinato con
terapie a bersaglio molecolare o immunoterapiche per migliorare drasticamente
la sopravvivenza (con un beneficio fino all’84%) e la qualità di vita dei
pazienti. I risultati del trattamento di radiochemioterapia concomitante
seguita da immunoterapia nel Microcitoma o terapia target nel Non-Microcitoma –
sottolinea Marco
Krengli, Presidente AIRO, Professore Ordinario di Radioterapia
all’Università degli Studi di Padova e Direttore della UOC di Radioterapia
dell’Istituto Oncologico Veneto, IOV – e il trattamento radioterapico ottimizzato,
evidenziano l'importanza di un approccio terapeutico integrato e
multidisciplinare, aprendo la strada a nuove possibilità di cura per i
pazienti”. RADIOCHEMIOTERAPIA INTEGRATA E NON POSTUMA PER IL 90% DEI
PAZIENTI Annunciati
qualche settimana fa al congresso mondiale di oncologia a Chicago (ASCO) e
discussi durante il 34°
Congresso AIRO nell’ambito del 1° Congresso Congiunto delle Società
Scientifiche nell’Area Radiologia, gli studi promettono di cambiare
significativamente il trattamento dei tumori polmonari (sia per quello
Non-Microcitoma che nel Microcitoma o tumore a piccole cellule). “Nello studio LAURA, che utilizza la terapia target dopo il
trattamento radiochemioterapico nei pazienti con tumore del polmone
(Non-Microcitoma che presentano una mutazione attivante di EGFR), il risultato
raggiunto è stato così significativo da far scaturire un applauso spontaneo ed
emozionante dalla platea presente durante la sessione plenaria di ASCO – spiega Sara Ramella
socio AIRO, Direttore Radioterapia oncologica e Professore
Ordinario di Diagnostica per immagini e Radioterapia dell'Università Campus
Bio-Medico, Roma – Oltre il 90% dei pazienti arruolati è stato sottoposto a
trattamento radiochemioterapico concomitante, sottolineando ancora una volta
come questo rappresenti la migliore strategia da offrire ai pazienti”. SOPRAVVIVENZA LIBERA DA MALATTIA: +3 ANNI E METASTASI
CEREBRALI: -85% “Il trattamento combinato e concomitante ha portato anche a
un altro importante risultato legato ai tempi di sopravvivenza (libera da
malattia) che possono superare i 3 anni, soprattutto se paragonati ai 5 mesi e
mezzo del gruppo di controllo. Si aggiunge anche la riduzione delle metastasi
cerebrali, per cui ne ha sviluppate solo il 5,6% tra i pazienti trattati con
radiochemioterapia e terapia target, rispetto al 39,7% del gruppo di controllo.
Anche nel Microcitoma Polmonare la terapia standard in pazienti in buone
condizioni generali è quella concomitante, come riportato in tutte le linee
guida a livello nazionale e internazionale (AIOM, ESMO, ASCO, ASTRO). I dati dello studio ADRIATIC sono
l’ulteriore testimonianza che per raggiungere risultati così soddisfacenti, è
necessario programmare la radiochemioterapia concomitante seguita da
immunoterapia. La sopravvivenza mediana ha superato i 4 anni e mezzo (55 mesi),
un risultato mai riportato in precedenza. Questi dati – conclude Ramella - colpiscono
ancora più degli importanti risultati dello studio PACIFIC che ha utilizzato lo stesso schema
nel trattamento del tumore non a piccole cellule del polmone (Non-Microcitoma).
Nel caso dello studio PACIFIC, infatti, i risultati dell'immunoterapia in
pazienti al III stadio erano maggiormente attesi, visti i benefici dimostrati
in precedenza dall’immunoterapia nel IV stadio. Al contrario, nel
Non-Microcitoma i benefici nel IV stadio non erano così significativi, quindi
questa importante sopravvivenza raggiunta nei pazienti al III stadio è un dato
che deve far riflettere soprattutto sulle cause. Infatti, il beneficio
osservato potrebbe essere attribuito all'effetto di 'priming' della
radioterapia che stimola il sistema immunitario a riconoscere le cellule
tumorali. Questo effetto meriterebbe ulteriori indagini, soprattutto oggi, dato
che le dosi totali e giornalieredella radioterapia sono state ulteriormente
modificate". |