Sharbat Gula, Peshawar, Pakistan, 1984 ©Steve McCurry LA
RAGAZZA AFGHANA Focus sulla mostra di Palazzo Sarcinelli Foto scaricabile da link: https://studioesseci.net/ Steve McCurry non ha bisogno di presentazioni. La mostra di
Conegliano riunirà un centinaio di sue Icons,
opere che hanno fatto della fotografia costume, oltre che testimonianza dei
tempi. Sono frutto di una precisa visione dell’artista, che afferma “La maggior parte delle mie foto è
radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina,
in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere
ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo
chiamare la condizione umana”. La fotografia più celebre di Steve McCurry rappresenta l’immortale
immagine della ragazza afghana. L’istantanea è stata scattata in Pakistan,
vicino Peshawar, precisamente dentro un campo profughi. Pubblicata nel giugno
del 1985, la ragazza afghana è stata il volto di molte campagne di solidarietà,
promosse, ad esempio, da Amnesty
International. La fotografia che Steve McCurry scattò alla giovane ragazza, molti
anni prima di conoscere il suo nome, è diventata simbolo della tragedia
dell’Afghanistan e della dignità con cui il suo popolo ha affrontato la guerra
e l’esilio. Un’immagine catturata in uno dei luoghi più inospitali della
terra, ovvero uno spazio per i rifugiati. Rappresentando questo luogo di
dolore, McCurry ha inteso sensibilizzare i lettori nei confronti delle atrocità
che vi si commettono e delle condizioni precarie in cui versa una parte
dell’umanità. La fotografia ha una genesi quasi casuale: un giorno, passeggiando
per il campo Nasir Bagh, McCurry sentì delle giovani voci provenire da una
tenda adibita a scuola e si avvicinò chiedendo all’insegnante il permesso di
immortalare con la sua macchina fotografica la lezione in corso. Ottenuto il
permesso, il fotografo venne subito colpito dagli occhi magnetici di un’allieva
che rimaneva un po’ defilata. “Mi
accorsi subito di quella ragazzina. Aveva un’espressione intensa, tormentata e
uno sguardo incredibilmente penetrante – eppure aveva solo dodici anni. Siccome
era molto timida, pensai che se avessi fotografato prima le sue compagne
avrebbe acconsentito più facilmente a farsi riprendere, per non sentirsi meno
importante delle altre”. L’immagine, seppur concepita e realizzata
in pochi secondi, risulta perfetta e rivela immediatamente la capacità di
McCurry di stabilire un intenso, seppur effimero, rapporto con i propri
soggetti. Dopo la pubblicazione della foto sulla copertina del National Geographic,
McCurry ci racconta di come successe il finimondo in redazione. “Sono stati sommersi dalle lettere.
Tutti volevano sapere chi era, aiutarla, mandare soldi, adottarla, uno la
voleva persino sposare.” La ragazza, di nome Sharbat
Gula, rimase sconosciuta per oltre 15 anni dalla pubblicazione
dello scatto sulla rivista, finché il fotografo non riuscì a ritrovarla. Partito per una spedizione con una squadra del National
Geographic, nel 2002 giunse in Pakistan. Il campo profughi di Peshawar stava
per essere demolito, McCurry aveva un’ultima possibilità di rivedere la
ragazza. Iniziò la ricerca mostrando la sua foto ad alcuni anziani del campo e,
una volta sparsa la voce, diverse donne arrivarono affermando di essere la
bambina del ritratto. Dopo alcuni giorni andati a vuoto la spedizione stava per
prendere la via del ritorno, finché l’arrivo di uomo stravolse i piani.
Quest’ultimo assicurava che Sharbat era viva, si era sposata ma era tornata da
diversi anni in Afghanistan.
Così, dopo un lungo e pericoloso viaggio, McCurry tornò nel paese ancora in
guerra e rivide la ragazza con la stessa carica emotiva con cui l’aveva
lasciata. “La sua pelle è
segnata, ora ci sono le rughe, ma lei è esattamente così straordinaria come lo
era tanti anni fa” disse in un’intervista al The Guardian “Le spiegai che la sua immagine aveva
commosso moltissime persone, ma non sono sicuro che la fotografia o il potere
della sua immagine significassero davvero qualcosa per lei o che fosse in grado
di capirli fino in fondo”. Nonostante l’aspetto di Sharbat fosse completamente mutato, anche
a causa delle dure prove che la vita in guerra le aveva riservato, i suoi occhi
continuavano a trasmettere tutta la forza interiore del soggetto. Steve McCurry fu molto riconoscente alla donna che gli aveva
donato fama internazionale. Egli infatti contribuì ad aiutarla in molti modi,
ad esempio fornendo a lei e al marito i mezzi per effettuare il pellegrinaggio
alla Mecca. “Era il sogno
più importante della loro vita e senza quella foto non si sarebbe mai
realizzato. È stato bello poterle rendere almeno in parte ciò che le dovevo”. INFORMAZIONI tel: 351 809 9706 email: mostre@artika.it web: www.artika.it Orari Dal mercoledì al venerdì: 10 - 13 e 15 - 18 sabato, domenica e festivi: 10 - 19 Natale chiuso Biglietti intero: € 12,00 ridotto: € 10,00 Conferenza e Vernice stampa Martedì 5 ottobre ore 11.00 Conegliano (TV), Palazzo Sarcinelli |