GIORNATA MONDIALE DEL RISPARMIO ENERGETICO Risparmio energetico? Per 1 italiano su 4 è un problema delle prossime
generazioni È ciò che emerge dalla ricerca della Fondazione per la Sostenibilità
Digitale dedicata a “Energia sostenibile e Ambiente”: serve tanta formazione e
una cultura digitale consapevole 1.
L’adozione dei servizi digitali
per la riduzione dei consumi energetici in Italia è ancora troppo bassa se si
vogliono davvero raggiungere gli obiettivi concordati con l’UE 2.
Rispetto al 2023 diminuiscono gli
italiani che utilizzano elettrodomestici intelligenti 3.
1 italiano su 3 pensa di adottare
comportamenti sostenibili, ma in realtà non lo sono In occasione
della Giornata Nazionale del Risparmio Energetico del 16 febbraio,
l’Osservatorio della Fondazione per la Sostenibilità Digitale - la prima Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad
approfondire i temi della sostenibilità digitale, mette a disposizione i
risultati della ricerca “Sustainable Environment 2024: il rapporto degli
italiani tra digitale, energia e ambiente”. La riduzione del
nostro impatto sull’ambiente è fondamentale per contenere il fenomeno dei cambiamenti
climatici, del riscaldamento globale, dello sconvolgimento degli ecosistemi
e della riduzione della biodiversità. Per perseguire questo
obiettivo è cruciale cambiare stile di vita, ridurre il consumo di energia e
acqua, fare correttamente la raccolta differenziata, muoversi con mezzi green e
optare per fonti rinnovabili per produrre energia pulita. “Il digitale è uno dei migliori
strumenti che abbiamo a disposizione per gestire le complesse sfide poste dal
cambiamento climatico.” – ha affermato Stefano Epifani, Presidente della
Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Dai dati raccolti nel 2024
dall’Osservatorio sulla Sostenibilità Digitale della nostra Fondazione, emerge
come solo un italiano su tre sia in grado di capire realmente le conseguenze
pratiche delle proprie convinzioni. Ciò significa che spesso ci riteniamo
“sostenibili”, ma nei fatti non lo siamo. E, per completare il quadro, ben un
italiano su quattro è convinto che inquinamento e cambiamento climatico siano temi
importanti, ma che abbiamo tutto il tempo di affrontare. Come a dire: si, è
importante, ma che se ne occupino i nostri figli.” – ha continuato Epifani. I dati della
ricerca La ricerca
analizza le opinioni dei cittadini italiani residenti nei grandi centri urbani
italiani e di quelli residenti nei piccoli comuni sotto i 3000 abitanti
rispetto all’opportunità, abilitata dalla tecnologia, di gestire da remoto
alcuni aspetti del proprio quotidiano e della propria casa (smart home), in
relazione ai benefici che tale possibilità sarebbe in grado di generare sui
consumi energetici e quindi sull’ambiente. Interessante
osservare come, per ognuno degli strumenti esaminati, le maggiori percentuali
di utilizzo si riscontrino non tra gli utenti più attenti ai temi della
sostenibilità, ma tra quelli maggiormente digitalizzati. I risultati
della ricerca mettono in evidenza come l’81% degli intervistati ritenga che
i servizi digitali abbiano un impatto positivo sui consumi energetici, con
una relativa uniformità tra i grandi e i piccoli centri e con una maggiore
consapevolezza tra i giovanissimi (16-24 anni) residenti nei grandi contesti
urbani. La possibilità di controllare, attraverso la tecnologia, elementi della
casa come il riscaldamento, l’illuminazione o gli elettrodomestici, non ha
impatti solo sui consumi, ma solleva questioni di privacy soprattutto
tra coloro che abitano nelle grandi città italiane. Nei piccoli centri, invece,
vi è una visione leggermente meno attenta al valore della privacy, essendo
questi cittadini più propensi a condividere informazioni private, se ritenute
utili per il servizio. Altrettanto
significativa è la percentuale di cittadini, il 73%, che vede le tecnologie
digitali e l’intelligenza artificiale applicate all’automazione domestica (smart
home), utili al miglioramento dei consumi, con impatti positivi sull’ambiente e
sull’abitabilità delle case da parte di persone disabili (l’81% dei residenti
nei grandi centri e il 75% dei residenti nei piccoli centri) e di anziani (il
69% dei residenti nei piccoli centri e il 64% di quelli residenti nelle grandi
città). Come impatta la domanda di servizi
digitali sui consumi energetici? Analisi degli strumenti più utilizzati: Smart Meter: si tratta di sistemi di controllo dei
consumi energetici domestici che possono effettuare un monitoraggio puntuale
dei consumi. A sfruttarne appieno i vantaggi e comprenderne il valore è
solamente il 6% degli italiani residenti nei grandi centri e l’1% dei residenti
nei piccoli centri. Significativo poi che il 29% dei cittadini residenti
nei piccoli centri e il 27% di quelli dei grandi centri ritenga che questa
tecnologia abbia un impatto limitato o nullo sull'ottimizzazione dei consumi.
Un dato, questo, abbastanza simile a quello dello scorso anno dove, a ritenere che
gli smart meter non fossero in grado di abilitare una significativa
ottimizzazione dei consumi energetici era quasi un italiano su quattro. Impianti di
riscaldamento e climatizzazione programmabili da remoto: ad utilizzarli è il 12% delle persone residenti nei grandi centri e
solo il 4% di coloro che abitano i centri più piccoli. Nei grandi centri,
il 18% delle persone dichiara di non conoscere questi impianti, mentre nel caso
dei piccoli centri questa percentuale è molto più alta, 42%. Le differenze tra
grandi e piccoli centri potrebbe riflettere una maggiore consapevolezza delle
opportunità offerte da queste tecnologie nei contesti urbani più densamente
popolati, dove le esigenze di gestione del clima e del riscaldamento potrebbero
essere maggiori. Prendendo invece in considerazione gli impianti di
riscaldamento "intelligenti", cioè che imparano sulla base delle
abitudini degli abitanti, notiamo che aumenta la percentuale di coloro che NON
conoscono questa tipologia d’impianti, ovvero il 31% dei residenti nei grandi
centri e il 48% di quelli residenti nei piccoli centri. Di conseguenza, sono
in percentuale inferiore coloro che ne fanno uso sia nei grandi centri, il 7%,
sia nei piccoli centri, il 2%. Elettrodomestici intelligenti (ad esempio
lavatrici che riconoscono automaticamente il peso del carico e regolano il
programma): nei grandi centri sono utilizzati con regolarità o più raramente
dal 16% della popolazione, e nei piccoli centri dal 4% dei residenti. Un
dato in controtendenza e in diminuzione rispetto alle rilevazioni
del 2023, dove la media degli italiani che utilizzava elettrodomestici
intelligenti era di un cittadino su 4. In generale, questi non sono conosciuti
dal 33% della popolazione intervistata, e non vengono utilizzati dal 41% della restante
popolazione. Analoghi dati sono stati rilevati per gli elettrodomestici
connessi in rete (ad esempio per funzioni di telecontrollo o
controllo tramite Alexa o Google Home), non conosciuti dal 27% degli
intervistati, mentre il 43% ne ha conoscenza ma non li utilizza. La
consapevolezza e l'adozione di queste soluzioni sono significativamente più
basse nei piccoli centri rispetto ai grandi centri, probabilmente a causa di
una minore disponibilità di informazioni e di offerta commerciale. “I dati della ricerca forniscono un’immagine di un Paese sostanzialmente
ancora poco pronto a cogliere la grande sfida ambientale alla quale invece
tutti noi siamo chiamati. Si tratta di un quadro preoccupante che mette in
evidenza quanto sia urgente, da parte delle Istituzioni, aiutare i cittadini
formandoli adeguatamente e fornendo loro i giusti strumenti tecnologici e, in
parallelo, culturali. È una sfida che le istituzioni stanno perdendo, sia in
termini di commitment reale che di visione strategica. Soprattutto se si guarda
al grande divario esistente tra i grandi ed i piccoli centri. Su questi temi il
divario non è tra nord e sud del paese, ma tra grandi città e piccoli centri,
che però rappresentano una parte importante del nostro tessuto sociale ed
economico. Perdere la sfida della digitalizzazione nei piccoli centri vuol dire
perderla nel paese” – ha concluso Epifani. Metodologia: La rilevazione dei dati è stata
effettuata dall’Istituto Piepoli, che a Marzo 2024 ha raccolto 4000 interviste
con modalità CATI/CAWI su un campione rappresentativo di cittadini italiani
residenti nelle città più grandi di ogni Regione (città metropolitane o grandi
comuni) e nei comuni più piccoli, sotto i 3000 abitanti. L’elenco dei Partner e delle Università che attualmente fanno parte della
Fondazione può essere consultato al seguente link Per ulteriori
informazioni o approfondimenti, visitare il sito: www.sostenibilitadigitale.it Digital Sustainability IndexTM (DiSI): Digital
Sustainability IndexTM (DiSI) è un indice che misura il livello di
consapevolezza dell’utente nell’uso delle tecnologie digitali quali strumenti
di sostenibilità. Serve cioè per misurare le correlazioni tra tre elementi
dell’individuo: il livello di digitalizzazione, inteso come rapporto tra la
propria competenza percepita e quella desumibile da fattori oggettivi; il
livello di sostenibilità, inteso come il rapporto tra consapevolezza sul tema
nelle sue dimensioni ambientale, economica e sociale ed i conseguenti
atteggiamenti e comportamenti; il livello di sostenibilità digitale, inteso
come la propensione dell’individuo ad utilizzare consapevolmente le tecnologie
digitali come strumenti a supporto della sostenibilità. Nella
costruzione dell’indice si sono considerati quattro profili di popolazione
caratterizzati da specifiche attitudini verso il digitale e verso la
sostenibilità, che danno luogo a quattro quadranti: ·
Sostenibili digitali: ossia coloro i
quali hanno atteggiamento e comportamenti orientati alla sostenibilità ed usano
gli strumenti digitali; ·
Sostenibili analogici: ossia coloro i
quali hanno atteggiamento e comportamenti orientati alla sostenibilità ma non
usano gli strumenti digitali; ·
Insostenibili digitali: ossia coloro i
quali hanno atteggiamento e comportamenti non orientati alla sostenibilità, ma
usano strumento digitali; ·
Insostenibili analogici: ossia coloro i
quali hanno atteggiamento e comportamenti non orientati alla sostenibilità, né
usano strumento digitali. Digital Sustainability IndexTM (DiSI) è un marchio registrato della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. Informazioni su Fondazione per la Sostenibilità Digitale: La Fondazione
per la Sostenibilità Digitale è la prima
Fondazione di Ricerca in Italia che analizza le correlazioni tra trasformazione
digitale e sostenibilità con l’obiettivo di supportare istituzioni e imprese
nella costruzione di un futuro migliore. La sua mission è quella di studiare le
dinamiche indotte dalla trasformazione digitale, con particolare riferimento
agli impatti sulla sostenibilità ambientale, culturale, sociale ed economica.
In quest’ottica la Fondazione sviluppa attività di ricerca, fornisce letture ed
interpretazioni della trasformazione digitale, offre indicazioni operative per
gli attori coinvolti, intercetta i trend del cambiamento e ne analizza gli
impatti rispetto allo sviluppo sostenibile. La Fondazione agisce attraverso una
struttura costituita da esperti indipendenti, istituzioni, imprese e
università. Ai soci e
partner della Fondazione si affianca la Rete delle Università che costituisce
il sistema di competenze al quale fa riferimento la Fondazione per lo sviluppo
dei suoi progetti e che rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra
istituzioni ed aziende nello sviluppo di progetti e di attività dedicati alla
sostenibilità digitale. Tra le Università che fanno parte della Rete, l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Pavia, l’Università Ca’
Foscari di Venezia, l’Università degli Studi di Cagliari, l’Università degli
Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi
di Trieste, l’Università di Perugia, L’Università per Stranieri di Perugia,
l’Università di Siena, l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo,
l’Università degli Studi di Torino, l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”,
l’Università degli Studi di Sassari, l’Università di Padova VSIX, l’Università
del Salento, l’Università degli Studi della Tuscia, l’Alma Mater Studiorum di
Bologna. |