Tumore al
polmone ALK+, disponibile in Italia lorlatinib per i pazienti con malattia
avanzata che sono progrediti da precedenti terapie con ALK inibitori di 2 generazione Disegnato in maniera specifica per superare
la barriera ematoencefalica, l'inibitore di tirosin chinasi di terza
generazione è efficace sulle metastasi cerebrali e anche in presenza di
resistenza ad altri trattamenti. È indicato per pazienti adulti con tumore
non a piccole cellule ALK+ la cui malattia sia progredita dopo una terapia con
inibitori della tirosin chinasi di seconda generazione. Roma, 29 novembre 2021 - I pazienti adulti con
tumore non a piccole cellule ALK+ in stadio avanzato hanno oggi una opzione in
più: lorlatinib, approvato in regime di rimborsabilità per il trattamento in
monoterapia di pazienti che, dopotrattamento con alectinib o ceritinib come
terapia di prima linea oppure crizotinib e almeno un altro TKI anti-ALK,
abbiano avuto una progressione di malattia. Il nuovo farmaco è un inibitore
della tirosin chinasi (TKI) di terza generazione, disegnato specificatamente
per superare la barriera ematoencefalica e agire quindi a livello cerebrale, nonché
per essere attivo anche in pazienti precedentemente trattati con in cui si
siano sviluppate delle mutazioni secondarie di resistenza. Il tumore al polmone è una delle neoplasie più
diffuse, in Italia è la terza più frequente negli uomini e la seconda nelle
donne, e causa un numero di decessi superiore a quello di qualunque altra forma
di cancro. Grazie alla ricerca scientifica, negli ultimi anni è stato però
possibile individuare numerose alterazioni molecolari che sono alla base del
suo sviluppo e che possono rappresentare dei target terapeutici. Fra queste
l'alterazione a carico del gene ALK (Anaplastic Lymphoma Kinase) – un
riarrangiamento dovuto alla fusione di due frammenti di geni -, presente nel
5-7% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC), con una
maggiore incidenza in pazienti più giovani (sotto i 50 anni) preferenzialmente
- ma non esclusivamente - non fumatori. In presenza dell'alterazione viene
prodotta una proteina mutata che promuove la crescita tumorale e la metastatizzazione
delle cellule neoplastiche. “Negli ultimi venti anni tante sono le acquisizioni
scientifiche e i progressi della ricerca nella diagnostica e nella terapia del
tumore polmonare non a piccole cellule con l’identificazione di nuovi target
d’azione e farmaci specifici. Nonostante questo c'è ancora un forte bisogno di
soluzioni, soprattutto per affrontare in modo efficace la malattia al momento
della progressione ed in particolare quando questa interessi il comparto
cerebrale. La disponibilità di lorlatinib è quindi una notizia assolutamente positiva
perché ci permette di trattare pazienti con riarrangiamento di ALK, per i quali
era urgente trovare una soluzione per un adeguato approccio alla malattia nel
suo decorso”, afferma Silvia Novello, Professore Ordinario di Oncologia
Medica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e
presidente di WALCE Onlus. Gli inibitori della tirosin chinasi ALK sono una
classe di farmaci capace di bloccare l'azione della proteina mutata, dimostrando
efficacia nel trattamento dei tumori che presentano tale alterazione molecolare.
Tuttavia, la maggior parte dei pazienti trattati con i TKI di prima generazione
va incontro a una progressione della malattia a causa dello svilupparsi di
mutazioni secondarie. Sebbene molecole di seconda generazione siano state
sviluppate proprio per superare il problema delle resistenze, altre mutazioni di resistenza portano inevitabilmente
ad una progressione di malattia ulteriore, specialmente a livello del sistema
nervoso centrale. “Lo sviluppo di resistenze e la progressione
della malattia nel sistema nervoso centrale rimangono problemi irrisolti nella
gestione della malattia nonostante il beneficio clinico derivato dall'utilizzo
degli inibitori della tirosin-chinasi di seconda generazione. I dati relativi a
lorlatinib mostrano risposte significative e durature nei pazienti con NSCLC
ALK-positivo, molti dei quali avevano metastasi al cervello e una storia di
fallimento con precedente ALK TKI. Il farmaco ha dimostrato elevata efficacia,
facendo registrare regressioni tumorali in circa il 50% dei pazienti ALK
traslocati pretrattati”, spiega Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento
di Onco-Ematologia, Azienda ospedaliera "S.G. Moscati", Avellino. La capacità di raggiungere
l’encefalo consente a lorlatinib di agire sulle metastasi cerebrali facendole
regredire. “Purtroppo circa la metà dei pazienti ALK-positivi sviluppano
metastasi cerebrali nel corso della loro malattia”, spiega Federico Cappuzzo, Direttore UOC Oncologia
Medica 2 Istituto
Nazionale Tumori "Regina Elena", Roma. “Avere a disposizione un farmaco che ha un’azione
sull’encefalo addirittura superiore a quella esercitata in altri organi è un
elemento di grandissima rilevanza perché molto spesso le metastasi
encefaliche si associano a sintomi e disabilità che inducono a un peggioramento
importante della qualità di vita. Il farmaco, inoltre, è ben tollerato, con
eventi avversi generalmente ben gestibili”. Lo studio di fase 1/2 multicentrico (B7461001) ha
coinvolto 139 pazienti precedentemente trattati con uno o più TKI ALK, il 67%
dei quali aveva metastasi cerebrali al momento dell'arruolamento. I risultati
mostrano una risposta obiettiva complessiva al trattamento (ORR) del 42,9% per
i pazienti trattati con uno o più ALK TKI, con tasso di risposta intracranica
(IC)del 66,7%, e del 39,6% per i pazienti trattati con due o più ALK TKI, con
un 52,1% di tasso di risposta IC. “Dopo essere stati pionieri nello sviluppo di
farmaci target per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule
ALK positivo, siamo orgogliosi in Pfizer di poter oggi rendere disponibile
anche in Italia lorlatinib, una nuova ed efficace opzione terapeutica che offre
ai pazienti affetti da questa patologia, in progressione da precedenti terapie,
l’opportunità di continuare un percorso terapeutico basato sulla medicina di
precisione, con un impatto positivo sulla qualità della loro vita”, conclude
Alberto Stanzione, Direttore Oncologia di Pfizer in Italia. |