Apollo 11: conto alla
rovescia per il lancio della prima rete di ospedali specializzati nel
trattamento del tumore al polmone
L’obiettivo della
missione è quello di centralizzare i dati di pazienti con tumore avanzato al
polmone raccolti su tutto il territorio e creare un modello di intelligenza
artificiale capace di personalizzarne i trattamenti migliorando la
sopravvivenza. Se ne parla oggi all’Istituto dei Tumori di Milano in occasione
della Giornata della Ricerca e del premio ottenuto dalla giovane ricercatrice
che sta portando avanti il progetto Apollo 11
Milano, 28 giugno 2022 – Una missione unica, dal nome molto promettente:
Apollo 11. Si chiama così il progetto pilota presentato oggi c/o l’Istituto
Nazionale Tumori di Milano che per i prossimi 3 anni ricalcherà le orme (è il
caso di dirlo!) di quello internazionale che sta ottenendo risultati
sorprendenti sulle strategie diagnostiche e di sopravvivenza per i pazienti con
tumore al polmone.
Si celebra così la Giornata della Ricerca Scientifica che oggi, oltre al
lancio di questa 1° rete di ospedali, vede c/o l’Istituto dei Tumori anche
l’importante riconoscimento ad Arsela Prelaj, la vincitrice per l’area della
ricerca clinica e del bando che le sta permettendo di portare a termine questa
missione.
"Apollo 11 fu la missione spaziale che portò i primi uomini sulla
Luna. Mi auguro che questo progetto molto ambizioso – precisa Marco VOTTA,
Presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori – possa ottenere
grandi risultati e dare nuove speranze per aiutare a curare i pazienti con
tumore al polmone che, lo ricordo, rimane un vero e proprio ‘big killer’. Il
modo migliore per affrontarlo rimane quello di associare alla necessaria prevenzione
terapie sempre più mirate e specifiche".
“Questo sistema permetterà di avere dati confrontabili e facilmente
disponibili con i quali identificare e aggregare biomarcatori quali
informazioni cliniche, radiologiche, genetiche, immunologiche, da associare sia
alla storia naturale della malattia – precisa Arsela PRELAJ, Medico
Oncologo all’Istituto Tumori di Milano e dottoranda in bioingegneria e
intelligenza artificiale del Politecnico di Milano - sia alla risposta di
una determinata terapia innovativa. Grazie allo sviluppo di questo database
nazionale “real world” e all’utilizzo di questa biobanca miriamo a
personalizzare le strategie terapeutiche per prolungare la sopravvivenza
globale e preservare la qualità di vita dei pazienti con tumore al polmone”.
“ATTERRARE” SU UNA PIATTAFORMA CON UN MODELLO DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Attraverso la creazione di un’importante piattaforma, il progetto APOLLO 11
raccoglierà i dati (retrospettivi e prospettici clinici, biologici, radiologici
etc.) di pazienti in cura in 48 centri del territorio nazionale con tumore al
polmone avanzato già trattati o candidati a ricevere immunoterapia oppure
terapie innovative come la terapia a bersaglio molecolare.
“La fase successiva sarà quella di sviluppare un modello di intelligenza artificiale
(AI), capace di predisporre la risposta e quindi meglio personalizzare i
trattamenti al fine di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei
pazienti con cancro al polmone. Il valore aggiunto di questo progetto –
interviene Filippo DE BRAUD, Professore ordinario presso l’Università degli
Studi di Milano e Direttore del Dipartimento e della Divisione di Oncologia
Medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - è quello di integrare
informazioni e campioni biologici tra centri italiani evitando la dispersione
di dati provenienti da singole istituzioni. Con l'avvento delle terapie
innovative c'è una crescente attenzione all’ identificazione di combinazioni di
marcatori che predicono la risposta a diversi fattori quali la terapia, la ricaduta,
la progressione, la tossicità e i meccanismi di resistenza”
UN METODO PER STANDARDIZZARE I DATI CLINICI
La rete APOLLO 11 così costruita, fornirà gli strumenti per la
standardizzazione dei dati clinici e biologici dei pazienti.
“L’esclusività di questa unica rete nazionale per un tumore così invasivo
nasce dal fatto che verranno raccolti sia i dati dei pazienti sia i campioni
biologici che verranno stoccati in biobanche locali. La condivisione dei dati e
campioni di ciascun centro – continua Giovanni APOLONE,
Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - sarà
volontaria e contribuirà sicuramente alla ricerca scientifica di medio lungo
periodo. Siamo di fronte a un traguardo mai raggiunto finora: la
personalizzazione delle cure grazie alle nuove tecnologie dell’analisi dei big
data come l’Intelligenza Artificiale e le sue branche di Machine e Deep
Learning che possono leggere i dati insieme fornendo delle armi molto potenti”.
L’associazione nazionale dei pazienti IPOP (Insieme per i Pazienti di
Oncologia Polmonare), sarà uno degli attori principali del progetto vedendosi
coinvolti sin dal disegno del progetto.
“La raccolta di campioni biologici, standardizzata tra i centri coinvolti e
associata in modo preciso al momento clinico e terapeutico in cui è stato
effettuata, è fondamentale per studiare e monitorare la malattia e l’effetto
del farmaco. Solo in questo modo- aggiunge Monica GANZINELLI, biologa
dell’Unità di Oncologia Medica Toracica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
- si potranno applicare tecniche innovative, come il sequenziamento a
singola cellula, e ottenere risultati solidi.
TUMORI POLMONARI: ALCUNI NUMERI
Il tumore al polmone è la prima causa di mortalità legata al cancro in
tutto il mondo. L'incidenza globale nel 2018 (periodo pre-COVID) è stata
stimata in 2 milioni di casi, destinato a crescere nei prossimi 20 anni. Sono
due le famiglie di tumori polmonari: quello a piccole cellule (SCLC), che
rappresenta circa il 15-20% dei casi totali, e quello non a piccole cellule
(NSCLC), che ne rappresenta circa l'80-85% e che viene spesso diagnosticato già
in fase avanzata rendendolo non suscettibile di resezione chirurgica (a
differenza del primo che è sempre considerato una malattia sistemica).
L’associazione dei pazienti IPOP, sarà uno degli attori principali del progetto
PROLUNGARE LA SOPRAVVIVENZA
Per diversi decenni, la chemioterapia è stata l'unico trattamento in grado
di prolungare la sopravvivenza nei pazienti con tumore del polmone avanzato.
Negli ultimi anni, i progressi della biologia molecolare hanno portato
all'identificazione di specifiche alterazioni genetiche a carico di alcuni geni
(EGFR, KRAS, BRAF, MET, ALK, ROS1, RET). Per i pazienti portatori di queste
alterazioni si sono dimostrate molto efficaci le terapie a bersaglio
molecolare, mirate ad eliminare selettivamente le cellule con queste
caratteristiche.
Ancora più recentemente, l'avvento dell'immunoterapia ha stravolto il
trattamento dei tumori privi di alterazioni geniche. Questa terapia, che ha
ricevuto il premio Nobel nel 2018, agisce risvegliando e mobilitando il sistema
immunitario del paziente in modo che possa riconoscere e distruggere le cellule
tumorali. Ad oggi, i pazienti vengono selezionati a ricevere immunoterapia, da
sola o combinata con la chemioterapia, in relazione al livello di espressione
tumorale di PD-L1, al momento l’unico biomarcatore soddisfacente nel predire
l’efficacia del trattamento immunoterapico.
Tuttavia, anche se la probabilità che un paziente benefici
dell'immunoterapia è più alta in caso di maggiore espressione di PD-L1, il
ruolo di PD-L1 rimane poco chiaro come elemento predittivo di efficacia del
trattamento e solo un piccolo, seppur importante, sottogruppo di pazienti
ottiene un beneficio significativo e duraturo dal trattamento in monoterapia.
Si rende quindi necessaria l’identificazione di biomarcatori e metodologie più
efficaci, ed è proprio a questo bisogno urgente che la rete Apollo 11 intende
rispondere.
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