VITAMINA D: CONSUMI GIU DEL 30% IN SEI MESI NECESSARIE STRATEGIE DI PREVENZIONE E GESTIONE
DELL’IPOVITAMINOSI D DAL GRUPPO DI STUDIO SULL’OSTEOPOROSI DA GLUCOCORTICOIDI
E SULL’ENDOCRINOLOGIA SCHELETRICA UN DOCUMENTO DI CONSENSO CON ANALISI E PROPOSTE FOCUS SU ANZIANI, GRAVIDANZA, OSTEOPOROSI, OSTEOPENIA,
PROTEZIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO, STILI DI VITA ED ALIMENTAZIONE. Milano, 30 aprile 2020 – Sulla
Vitamina D in generale e sul suo possibile effetto di supporto al nostro
sistema immunitario, in questo scenario di quarantena forzata da Covid-19, si è
accesa nelle ultime settimane una sorta di botta e risposta, quasi da
tifoseria, tra favorevoli e contrari. La situazione non è stata resa più
semplice dal recente report di AIFA, che a sei mesi dall’istituzione della Nota
96, nata per migliorare l’appropriatezza con la revisione del regime di
rimborsabilità, ha certificato come il suo utilizzo da parte della popolazione
italiana sia diminuito in media del 30%. In questo contesto arriva dal GIOSEG (Gruppo di studio
sull’osteoporosi da glucocorticoidi e sull’endocrinologia scheletrica) un
documento bilanciato e di ampio respiro “La vitamina d: un ormone
essenziale per la salute scheletrica, 2020 update” che raccoglie e
rilancia il parere dei principali esperti nazionali ed internazionali. “Che la vitamina D sia un ormone fondamentale per la
salute delle ossa è noto già da molto tempo –spiega il Professor Andrea
Giustina, Presidente del GIOSEG e Primario dell’Unità di Endocrinologia
dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore Ordinario di
Endocrinologia e Malattie del Metabolismo all’Università Vita-Salute San
Raffaele di Milano - tuttavia, tutta questa attenzione mediatica non
fa altro che confermare la continua crescita dell’ampio interesse scientifico
per la vitamina D. I dati ci dicono che soprattutto negli anziani, ma non solo,
è presente un’ampia e diffusa carenza di vitamina D, che configura una
condizione di crescente rilievo clinico. Il nostro documento ha l’obiettivo
primario di fornire agli stakeholder della salute, una nuova riflessione,
basata sulle emergenti evidenze dell’ipovitaminosi D sia nel trattamento della
fragilità scheletrica che nella medicina clinica. Le domande a cui abbiamo
voluto rispondere sono essenziali e pratiche: perché dobbiamo prevedere un
piano a lungo termine per la prevenzione prima e la gestione poi
dell’ipovitaminosi D nella popolazione italiana? Quale Vitamina D deve essere
considerata? Quali sono i suoi effetti realmente documentati? Ed ancora quali
sono le possibili soluzioni da implementare in politica sanitaria, superando il
principio della razionalizzazione della spesa sanitaria, che in questo
particolare momento storico appare decisamente anacronistico. Perché c’è bisogno di una strategia di prevenzione
dell’ipovitaminosi D? La carenza di
Vitamina D nella popolazione è sostanzialmente dovuta a due motivi: lo stile di
vita sedentario, peggiorato durante la quarantena per il Covid-19 che ha
limitato la possibilità di stare all’aria aperta e l’alimentazione, che anche
con diete particolarmente attente, arriva ad impattare solo per il 20% del
fabbisogno di Vitamina D. “A questo proposito – spiega il Professor
Andrea Giustina – credo sia utile citare il cosiddetto “paradosso
scandinavo” cioè quel fenomeno epidemiologico che vede una inattesa maggiore
prevalenza di ipovitaminosi D nei Paesi del bacino del Mediterraneo rispetto ai
Paesi del Nord Europa, nei quali è stata per tempo intrapresa una politica di
fortificazione degli alimenti con vitamina D, basata sulla consapevolezza
dell’inefficienza dell’irraggiamento solare.” Perché è importante il trattamento della carenza di
vitamina D? Il mantenimento di
livelli adeguati di vitamina D è fondamentale in tutti i soggetti che ne sono
carenti, specialmente in quelli trattati con farmaci per l’osteoporosi. Un
recente studio italiano di real world evidence, condotto su circa 3.500
pazienti con diagnosi di osteoporosi e con frattura femorale o vertebrale ha
dimostrato che la vitamina D ha un notevole effetto di potenziamento
dell’efficacia anti-fratturativa dei farmaci per trattamento dell’osteoporosi e
che addirittura contribuisce a ridurre la mortalità. Vitamina D osteoporosi ed osteopenia. In presenza di uno stato di carenza di vitamina D,
nessuna terapia specifica per l’osteoporosi riesce ad esercitare appieno i suoi
effetti positivi e protettivi. La carenza di vitamina D è, infatti, la causa
principale del fallimento terapeutico dei farmaci specifici per l’osteoporosi e
pertanto un’adeguata supplementazione vitaminica D rappresenta il presupposto
fondamentale per qualsiasi terapia farmacologica tesa alla riduzione del
rischio di fratture da fragilità. Vitamina D patologie extra scheletriche e gravidanza. Numerosi studi stanno indagando tra livelli di vitamina D
e le condizioni di salute in varie situazioni patologiche tra cui le affezioni
autoimmunitarie come, per rimanere nel campo endocrino-metabolico, il diabete
mellito del tipo I e le infezioni respiratorie che l’attuale pandemia di
Covid-19 rende di particolare rilevanza e attualità. Questi studi di
associazione o strutturati su fondate ipotesi fisiopatologiche hanno portato a
valutare, l’efficacia della supplementazione con vitamina D nella riduzione del
rischio di diverse patologie extra- scheletriche. Vitamina D e gravidanza. La gravidanza rappresenta una condizione in cui il
metabolismo della vitamina D si modifica per far fronte all’aumentato
fabbisogno di calcio necessario per la mineralizzazione dello scheletro fetale. Quale
vitamina D? Nella pratica clinica
quotidiana il Colecalciferolo è la terapia di prima scelta nella prevenzione e
trattamento della carenza di vitamina D e nella prevenzione primaria e
secondaria delle fratture da fragilità nei soggetti osteoporotici in
associazione con un farmaco per il trattamento dell’osteoporosi. Recenti
Consensus Conference organizzate da GIOSEG hanno permesso di pubblicare
documenti di consenso su vari aspetti diagnostici, clinici e terapeutici della
vitamina D di cui uno recentissimo che sono recepiti e calati nella pratica
clinica. Dal punto di vista dei dosaggi, una revisione puntuale ha chiarito
come per ottenere adeguati livelli di vitamina D nei bambini e adolescenti sia
raccomandabile un supplemento giornaliero di-600 UI (400UI nel primo anno di
vita). Negli anziani, in cui vi è elevata prevalenza di ipovitaminosi D è
raccomandabile un intake giornaliero di almeno 800 UI associato, come nei
bambini, ad una adeguata assunzione di calcio. Per
consultare il documento integrale: https://www.gioseg.org/wp-content/uploads/VITAMINA_D_GIOSEG.pdf Per
informazioni: Ufficio
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