IL VOLTO DELL’ICONA
È uscito in
questi giorni il libro “Il volto dell’icona. Visione d’Oriente e
sguardo d’Occidente” (ABEditore), una saggio sull’arte dell’icona e
sulla sua funzione simbolico-liturgica.
Il testo nasce dalle esperienze divulgative dell’autrice, esperienze che hanno maturato la consapevolezza della necessità di un manuale che approcciasse l’argomento in termini semplici e omnicomprensivi per un più vasto pubblico, riuscendo nella difficile impresa di spiegare argomenti complessi in modo piano e affatto banale. Interessante la scelta di iniziare inquadrando semanticamente il tema, scelta che suggerisce sin dall’inizio la tesi che sottintende all’intero saggio, ovvero che l’arte sacra orientale e l’arte religiosa occidentale debbano la loro diversità non al “tradimento” dei pittori rinascimentali (pur nell’ampia accezione temporale che alcuni recenti studi hanno dato al termine), ma alla differente sensibilità culturale all’interno della quale si sviluppano, fin dalle origini, le due tradizioni liturgiche. Di conseguenza gli esiti del movimento iconoclasta, che determinano la prima cesura dichiarata tra oriente e occidente, devono essere visti come il punto di arrivo di un processo di trasformazione teologico-artistica più che come il punto di partenza di tale evoluzione. La diversità semantica sottintende una diversità mistico-liturgica che il tempo e le vicende politiche vanno a sottolineare con sempre maggior forza, trasformando una piccola linea di demarcazione in un baratro profondo che solo oggi sembra trovare alcuni punti di riavvicinamento, anche a causa della crisi che da entrambe le parti sta vivendo l’immagine sacra. Particolarmente valido come aiuto alla comprensione di temi spesso complessi per i neofiti della materia è il confronto, più volte proposto, tra icone e opere d’arte sacra occidentale. Ampio spazio è inoltre offerto all’analisi di temi collaterali raramente trattati in saggi dedicati all’icona, quali gli esiti dell’utilizzo del modulo bizantino dall’antichità fino a Le Corbusier, la visione della luce di Dionigi l’Areopagita o l’influenza avuta da questa forma d’arte sulle avanguardie (tale tema, semplicemente accennato, meriterebbe una più esaustiva riflessione). Di assoluta novità nel panorama degli studi sull’icona e dell’arte religiosa in genere resta comunque l’ampia visione d’insieme che abbraccia comparativamente lo sviluppo artistico dell’arte dell’intera cristianità, offrendo una lettura non oppositiva, ma complementare, dei relativi esiti. Tesa a supportare la ricerca delle ragioni che stanno alla base di esiti tanto differenti per le due tradizioni liturgiche, tale lettura offre l’occasione per un confronto tra prospettiva, fondamenti teologici, motivazioni storiche, caratteristiche iconografiche, portato avanti evitando ogni traccia di quegli accenti polemici che spesso hanno caratterizzato gli scritti di illustri precedenti. All’interno di questa operazione anche le opere di eminenti teologi del secolo scorso quali Pavel Florenskij e Pavel Evdokìmov, imprescindibili nello studio di questa materia, vengono presentate contestualizzandole al relativo periodo storico, e fornendo una solida base di partenza per una analisi che vuole mettere in luce caratteristiche e specificità rifiutando, come irrilevante, la domanda su quale sia la migliore espressione del sacro nell’arte. I capitoli finali sono dedicati agli esiti moderni dell’arte dell’icona e alla “crisi delle immagini” che ha investito l’arte religiosa occidentale e che ha dato il via all’abitudine di collocare icone all’interno delle chiese, operazione valutata negativamente perché, oltre ad incentivare la produzione di icone in serie e a collocarle in un contesto liturgico straniante, è anche un espediente attraverso il quale le chiese occidentali tendono ad evitare di porsi il problema dell’arte religiosa moderna e del suo rapporto con la liturgia (problema meditato più volte nei recenti convegni della Comunità di Bose). Il manuale è di formato agile e maneggevole, composto da 250 pagine, con molte tavole a colori. Lo stile è gradevole e accattivante, capace di tenere viva l’attenzione e di stimolare la curiosità del lettore anche sui temi meno gratificanti della ricerca storica: una guida di sicura utilità anche per i neofiti della materia capace di offrire numerosi motivi di interesse anche per il lettore più esperto. |